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Italicum, si cambia alla Camera. Via libera di Fi. Renzi: “Bene, poi aboliremo il Senato”

Italicum, si cambia alla Camera. Via libera di Fi. Renzi: “Bene, poi aboliremo il Senato”


La quadra è stata trovata su un emendamento inizialmente presentato da due esponenti della minoranza interna del Pd, Giuseppe Lauricella e Alfredo D’Attorre, e riproposto da tutti i partiti minori. L’emendamento sopprime l’intero articolo 2 della riforma elettorale, quello che regolava l’elezione del Senato.
L’Italicum quindi si applicherà solo alla Camera mentre al Senato si voterebbe, salvo abolizione della attuale Camera Alta, con il cosiddetto «Consultellum», cioè il proporzionale puro figlio della sentenza della Consulta. Un sistema che, visto l’esistente tripolarismo, condannerebbe alle larghe intese (si commenta in Parlamento) mentre alla Camera ci sarebbe un vincitore. Il testo della modifica prevede dunque che sia soppresso l’intero articolo 2 della legge, che disciplina l’elezione del Senato e il riferimento a Palazzo Madama andrebbe eliminato anche dal titolo delle riforme. Prima firma Lauricella, poi D’Attorre (entrambi esponenti della minoranza Pd). Le altre firme sono di Bindi, Bruno Bossio, Lattuca, Malisani, Murer, Agostini Zoggia, Mognato, Giorgis.

“Il fatto che il Senato abbia o no la norma elettorale nel momento in cui abbiamo deciso di superare il Senato è secondario, è un tema per addetti ai lavori”, ha chiosato il premier.

Uno strappo che rischia però di alimentare nuove tensioni all’interno dei democratici. “Ma si è mai visto un sistema politico bicamerale con due leggi diverse per ognuna delle due Camere? Mi appello a Napolitano per sapere se va tutto bene”, si lamenta Pippo Civati, esponente della minoranza Pd.

Positivo invece il giudizio di Gianni Cuperlo che parla di “un bel passo avanti”. “Stralciare le norme sul Senato e agganciare con più chiarezza la legge elettorale alla riforma costituzionale – prosegue – va nella direzione di dare al Paese una legge elettorale efficace e seria”.

La soddisfazione di Renzi è condivisa solo in parte anche da Berlusconi. “Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale – afferma il Cavaliere – manifestiamo la nostra disponibilità a una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3″.

Il leader di Forza Italia compie dunque un passo indietro rispetto all’irritazione con cui stamane era tornato a Roma, suggellando la nuova intesa con Renzi, di cui però sottolinea “con grave disappunto” la “difficoltà” nel “garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati”. Accordi che Berlusconi conferma “senza alcun ‘patto segreto’ come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa”.

Frecciate, quelle rivolte dal Cavaliere a Renzi, alle quali il presidente del Consiglio ha voluto replicare: “Vorrei far notare a Berlusconi e a tutti – ha detto – che stiamo realizzando ciò che ci eravamo impegnati a fare. Le polemiche di oggi non le capisco. Vediamo se venerdì ci sarà legge elettorale e speriamo si chiuda dopo 20 anni la pagina delle riforme istituzionali”.

Si allinea alla nuova intesa anche il Nuovo Centrodestra. In un tweet il leader, e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, scrive: “Dobbiamo superare il Senato. Quindi legge elettorale solo per la Camera. Noi non siamo delusi da Renzi. Patti chiari, riforme certe #avantitutta”.

Minaccia invece problemi Scelta civica. “Chiediamo al presidente Renzi di
chiarire il senso politico e istituzionale del cosiddetto accordo Pd-Fi sulla limitazione alla sola Camera dei deputati della nuova legge elettorale, senza differimento della sua entrata in vigore sino alla riforma del Senato”, afferma in una nota Renato Balduzzi, responsabile riforme di Sc che reputa quindi importante “a questo punto un incontro di maggioranza che chiarisca la prospettiva istituzionale del nostro Paese”.

Dopo il via libera allo stralcio dal testo delle norme che riguardano il Senato, restano ancora alcuni punti da definire. Nel testo finale ci saranno un premio di maggioranza al 37% e una soglia di sbarramento al 4,5% per i partiti in coalizione. Confermato anche l’emendamento per delegare al governo l’individuazione dei collegi. Sì anche alle candidature multiple, che dovrebbero essere consentite in un massimo di otto collegi. Potrebbe invece essere archiviato, e non comparire dunque nel testo finale, l’emendamento cosiddetto “Salva Lega” presentato da Forza Italia, ma chi sta conducendo le ultime trattative spiega che la questione deve ancora essere decisa in maniera definitiva.

Malgrado questi che sembrano ormai punti fermi, in comissione Affari costituzionali alla Camera i lavori restano comunque in alto mare. Il faldone degli oltre 550 emendamenti all’Italicum richiede più tempo del previsto e così il Comitato dei Nove, che già aveva chiesto un primo rinvio dell’Aula alle 18.15, ha chiesto un ulteriore rinvio a domani mattina alle 10.30.

Frenata che Renzi spera sia solo temporanea. “Vediamo se venerdì ci sarà la legge elettorale come spero. E che il parlamento non faccia ulteriori dilazioni e dopo 20 anni si chiuda la pagine delle riforme istituzionali e costituzionali”, dice il segretario del Pd.

Per tentare di sbloccare la situazione, in serata il gruppo democratico a Montecitorio ha inoltre deciso di ritirare tutti gli emendamenti, tranne quello sulla parità di genere.