Italicum, il voto a lunedì. Appello bipartisan delle parlamentari per parità di genere nelle liste. Napolitano: “Serve il consenso di tutti”
L’esame della riforma della legge elettorale alla Camera proseguirà per tutta la giornata e in seduta notturna, mentre venerdì l’Aula non si riunirà per consentire lo svolgimento del congresso di Fratelli d’Italia. La decisione è stata presa dalla Conferenza dei Capigruppo, contrario il Pd. A questo punto il voto finale sull’Italicum dovrebbe arrivare lunedì prossimo, quando il provvedimento tornerà in Aula dalle ore 11. L’aula è convocata anche per il pomeriggio e, nel caso in cui si renda necessario, anche per la seduta notturna.
Intanto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, auspica “la conclusione positiva su basi di adeguato consenso parlamentare” dell’iter della legge, ma in questa fase “è fuorviante” chiedergli, “in nome di presunte incostituzionalità, di pronunciarsi o ‘intervenire’ sulla materia”. Infatti non ha “altro ruolo da svolgere che quello della promulgazione – previo attento esame – del testo definitivamente approvato dalle Camere”.
“Fin dalla prima sentenza (2008) in cui la Corte Costituzionale sollevò dubbi sulla legittimità costituzionale della legge elettorale del 2005 – si legge in una nota diffusa dal Quirinale – il Capo dello Stato sollecitò doverosamente le forze parlamentari a procedere a una revisione e ricevette risposte largamente affermative, che non si sono però tradotte in decisioni legislative fino alla decisiva pronuncia della Consulta che con la sentenza n. 1 del 2014 ha annullato alcune fondamentali disposizioni della legge elettorale rimasta vigente”.
“Essendosi finalmente messo in moto alla Camera dei deputati un iter di revisione di detta legge, il presidente della Repubblica – conclude la nota – non può che auspicarne la conclusione positiva su basi di adeguato consenso parlamentare, non avendo altro ruolo da svolgere che quello della promulgazione – previo attento esame – del testo definitivamente approvato dalle Camere”.
La legge è in discussione a Montecitorio ma, a pochi giorni dall’8 marzo, c’è il rischio che al festa delle donne “rimanga un appuntamento con la memoria vuoto e retorico” perché “il tema della pari rappresentanza di genere nelle liste è stato accantonato, pur essendo oggetto di numerosi emendamenti trasversali”. E’ quanto si legge in comunicato sottoscritto da circa 50 tra senatori e senatrici del Pd.
“Sarebbe paradossale che misure per un’equa rappresentanza di genere tra gli eletti fossero contenute nelle leggi elettorali delle assemblee elettive a tutti i livelli di governo, tranne che nella normativa più importante, quella per l’elezione della Camera dei deputati. Tanto più che dalla prossima legislatura essa sarà probabilmente l’unico ramo elettivo del Parlamento”, sottolineano.
“E’ per questo – proseguono i senatori Pd – che chiediamo a tutti di affrontare con urgenza il tema: su una questione così importante per il futuro del Paese non possiamo permetterci arretramenti rispetto al percorso di qualificazione della rappresentanza raggiunto negli ultimi anni con il concorso di tutte le forze politiche. Sarebbe inaccettabile se la nuova legge elettorale penalizzasse le donne, cioè la maggioranza del Paese; una mancanza così grave qualificherebbe la tanto attesa riforma come inadeguata e non europea”.
Sulla questione la presidente della Camera, Laura Boldrini, afferma di essere “per la completa parità di genere, anche nell’accesso alle cariche pubbliche“. Per questo “ho incontrato un gruppo di deputate, appartenenti a diversi gruppi politici, che mi hanno espresso la loro preoccupazione in merito alla rappresentanza femminile nella legge elettorale“.
“La nuova legge elettorale deve tenere conto di questo”, osserva Boldrini, e “faccio appello a tutte le forze politiche, a deputati e deputate, perché prevalga il senso di responsabilità”.
Già in mattinata Gianni Cuperlo, leader della minoranza dem, si è augurato che “sulla parità di genere si trovi una soluzione. Non voglio credere che una riforma storica per la democrazia come quella della legge elettorale sia a rischio per la richiesta sacrosanta di rispettare la parità tra uomini e donne nella rappresentanza. Sarebbe incomprensibile“.
Un altra parte della legge che sta facendo molto discutere è quella relativa alle quote rosa. Il testo dell’Italicum, infatti, prevede il 50 per cento di donne in lista ma senza stabilire il principio dell’alternanza di genere. Esempio: i primi due candidati in lista sono uomini, il terzo è donna. Ma lo scrutinio stabilisce che in quel collegio passano solo i primi due in lista. Il terzo, o meglio, la terza è fuori. Le parlamentari, in modo trasversale, chiedono che la norma venga modificata. Ad esprimere un auspicio in questo senso anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ieri ha ricevuto una delegazione di deputate. “Faccio appello a tutte le forze politiche, a deputati e deputate – ha dichiarato – perchè prevalga il senso di responsabilità e le richieste avanzate in questo senso vengano prese in considerazione”. “Il rispetto della parità di genere – ha aggiunto – è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete”. Ma il vero nodo è interno a Forza Italia, che non cede alle pressioni che vengono anche da alcune deputate azzurre per aprire a un rafforzamento delle norme dell’Italicum su questo tema. Al contrario, in una riunione al partito, le firmatarie degli emendamenti (tra cui Prestigiacomo, Carfagna, Polverini) sarebbero state invitate a ritirare gli emendamenti. E altre colleghe, tra cui Gelmini e Santanché, si sono espresse pubblicamente contro le proposte bipartisan. Sul punto il partito di Berlusconi non intende transigere: il testo della legge elettorale non si tocca più, è il mantra. Ma il Pd non dispera che il weekend di riflessione porti consiglio e alla fine il pressing vada a buon fine. “Si cambia solo se c’è il consenso di tutte le forze che hanno sottoscritto l’accordo sull’Italicum, quindi anche di FI”, dice Lorenzo Guerini. Una posizione condivisa da Matteo Renzi.
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