Papa Francesco ai mafiosi: “Convertitevi altrimenti vi aspetta l’inferno”
“Mafiosi convertitevi, cambiate vita, vi aspetta l’inferno altrimenti”
Il pontefice prega insieme alle vittime della criminalità organizzata. «Non posso finire senza dire una parola ai protagonisti assenti, gli uomini e le donne mafiose: per favore – è l’appello di Bergoglio – covertitevi, fermatevi di fare il male. Ve lo chiedo in ginocchio. Convertitevi, c’è ancora tempo per non finire all’inferno. È quello che vi aspetta se non finite di fare il male». Una citazione del famoso anatema di Giovanni Paolo II in Sicilia.
La stola di Don Diana
Prima della benedizione finale nella veglia con i familiari delle vittime di mafia, don Luigi Ciotti ha consegnato a papa Francesco la stola che era di don Giuseppe Diana, il prete assassinato dalla camorra a Casal di Principe, di cui due giorni fa è ricorso il ventesimo anniversario della morte. Il Papa l’ha quindi indossata, impartendo poi la benedizione ai presenti nella chiesa di San Gregorio VII.
Papa Francesco, accolto dagli applausi della folla, è arrivato alla chiesa di San Gregorio VII a bordo della Ford Focus, e appena sceso ha abbracciato calorosamente don Luigi Ciotti, presidente della Fondazione Libera che promuove l’incontro con i familiari delle vittime di mafia. Il Papa ha salutato alcuni dei fedeli presenti dinanzi alla chiesa, poi è entrato all’interno tenendosi mano nella mano con don Ciotti.
Tra i presenti anche il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi, il sindaco di Roma Ignazio Marino, Maria Falcone, sorella del giudice ucciso da Cosa Nostra.
Papa Francesco ha ascoltato in atteggiamento di raccoglimento e preghiera l’elenco delle 842 vittime innocenti di mafia durante la veglia con i familiari nella chiesa romana di San Gregorio VII. Gli ultimi nomi, tra cui quelli dei bambini uccisi nelle ultime settimane, sono stati letti dall’ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli, che ha concluso promettendo a nome di tutti l’impegno in favore della verità e della giustizia. Al termine un lungo applauso, con tutto l’uditorio in piedi, compreso papa Francesco.
Don Ciotti
“Pensavamo di incontrare un padre, abbiamo trovato un fratello, fratello Francesco”. Così don Luigi Ciotti, presidente della Fondazione Libera, ha iniziato il suo discorso dinanzi a papa Francesco durante la veglia con i familiari delle vittime di mafia. «Grazie. Grazie di averci accolto – ha proseguito -. È un momento che abbiamo atteso e desiderato tanto. Le persone che sono qui hanno storie e riferimenti diversi, ma sono accomunate dal bisogno di verità e di giustizia: un bisogno che per molti è ancora vivo. Sono solo una rappresentanza dei familiari delle vittime delle mafie che sono tanti, tanti, tanti di più». «È un lungo elenco – ha aggiunto – e in questo elenco ci sono anche 80 bambini, come Domenico Gabriele, il piccolo Cocò e l’altro giorno, Domenico. Ci sono persone che si sono trovate casualmente in mezzo a un conflitto a fuoco, ci sono tanti giusti, persone dalla parte di chi aiuta a cercare la verità, persone libere e leali che non si sono lasciate piegare dalle difficoltà».
Il silenzi della Chiesa «Le mafie, la corruzione, l’illegalità, la violenza assassinano la speranza e sono queste speranze spezzate o soffocate che oggi vogliamo condividere». Lo ha detto don Luigi Ciotti, presidente di Libera, durante la veglia con papa Francesco e i familiari delle vittime di mafia. «In passato e purtroppo accade ancora oggi – ha quindi aggiunto – non sempre la Chiesa ha prestato attenzione a un problema dai grandi costi umani e sociali: silenzi, resistenze, parole di circostanza, ma per fortuna anche tanta, tanta luce, tanta positività, tante testimonianze
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