Finmeccanica, 4 arresti per tangenti e fondi neri
Quattro arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sul Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti
Agli arresti domiciliari, per fondi neri e tangenti, Lorenzo Borgogni, ex direttore delle Relazioni esterne Finmeccanica, Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex service management e due imprenditori romani, Vincenzo Angeloni e Luigi Malavisi. Perquisita anche l’abitazione dell’ex presidente Pier Francesco Guarguaglini, a capo di Finmeccanica fino al dicembre 2011
Sequestrati conti correnti e cassette
Le ordinanze sono state emesse al termine di indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Napoli-Dda in merito alle procedure di affidamento, progettazione e realizzazione del sistema di Tracciabilità dei Rifiuti denominato Sistri. Sono stati, inoltre, sottoposti a sequestro preventivo 28 conti correnti e due cassette di sicurezza, riconducibili alle persone a vario titolo coinvolte nell’indagine. L’attività nasce dagli sviluppi investigativi conseguenti all’esecuzione di analoghe misure cautelari, eseguite nell’aprile del 2013, a seguito dei quali è stato possibile delineare ulteriori aspetti riguardanti interessi personali, che condizionavano le scelte nella fase della individuazione e realizzazione del progetto Sistri (progetto che, nelle previsioni contrattuali, avrebbe dovuto essere operativo già nel 2010, ma che ad oggi non ha trovato il suo integrale avvio).
Borsoni e denaro
In particolare, gli investigatori hanno accertato che, attraverso un articolato sistema di false fatturazioni e sovrafatturazioni nei rapporti tra la Selex Service Management S.p.a. e le molteplici società affidatarie compiacenti, erano stati creati cospicui fondi neri, destinati, secondo la ricostruzione accusatoria avvalorata dal gip, al pagamento di tangenti, anche mediante la costituzione di società estere in paradisi fiscali del Delaware (Usa) e l’apertura di conti correnti cifrati in Svizzera. Secondo gli investigatori, in tale ambito, Angeloni avrebbe costituito una sorta di braccio operativo dei vertici di Finmeccanica, occupandosi della richiesta e dell’esazione delle somme di denaro illecitamente accumulate, per recapitarle ai vertici del gruppo industriale. Dalle ricostruzioni degli investigatori, inoltre, l’imprenditore risultava anche destinatario di ulteriori somme originate da false fatturazioni, emesse a fronte di fittizi contratti di consulenza, predisposti a nome di una società cartiera appositamente costituita attraverso prestanomi. Le investigazioni riguardano anche un episodio di corruzione per 4 milioni di euro, parte dei quali consegnati per contanti direttamente negli uffici di Finmeccanica, all’interno di due borsoni.
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