Job Act, un’altra curva pericolosa per Renzi. Al via la discussione sul decreto. Tutte le misure che dividono
Dopo le Province il nuovo percorso accidentato che Renzi e il suo governo devono affrontare si chiama Job Act, ovvero l’ambizioso progetto del ministro per il Lavoro Poletti per rilanciare l’occupazione, prima emergenza nazionale per il Paese.Oggi appunto il governo si appresta ad esaminare il decreto lavoro tra un mare di opposizioni. Tra cui molte dall’interno del suo partito senza parlare quelle esterne dei sindacati. Su cosa si basa il Job Act e quali novità’ introduce? Vediamo. In particolare, con il decreto del Jobs Act, cambiano le regole su apprendistato e necessità di causale inerente la formulazione del contratto di lavoro, che non è più richiesta in maniera obbligatoria.
In dettaglio, la causale che fino a ieri era richiesta per ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, da oggi non sarà più necessaria per stipulare un nuovo rapporto di lavoro a termine, anche se questi ultimi, d’ora in avanti, non potranno superare il limite del 20% dei contratti realizzati in azienda.
Le nuove indicazioni del Jobs Act, poi, specificano che è possibile prorogare fino a otto volte, pur rimanendo entro il limite massimo dei tre anni, quella stessa attività alla base della formulazione contrattuale, mentre fino a ieri era in vigore la possibilità di una sola proroga, sempre entro i tre anni, dopodiché il datore di lavoro era obbligato a scegliere se assumere il lavoratore o interrompere il rapporto.
Insomma, viene ribaltata la concezione della riforma Fornero, secondo cui il limite alle proroghe dei contratti a tempo determinato era circoscritto a un solo rinvio della decisione di assunzione o meno, e per rapporti a termine. Oggi, invece, la facoltà diventa previsione universale, reintroducendo la modalità di assunzione a tempo determinato senza obbligo di causale.
Passando all’apprendistato, poi, il Jobs Act introduce alcune importanti novità sull’ottica della formazione obbligatoria di quella che era la modalità contrattuale preferita dalla legge Fornero: ora, la formazione diventa facoltativa, con retribuzione pari al 35%. Inoltre, decade il limite minimo per le aziende di contratti di apprendistato da convertire in assunzioni entro il limite dei te anni, per poter usufruire nuovamente della tipologia contrattuale.Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede il decreto proposto dallo stesso Renzi e dal ministro del lavoro Giuliano Poletti:
Viene alzata da 12 a 36 mesi la durata dei contratti a tempo determinato senza causale, cioè quelli per cui non è obbligatorio specificare il motivo dell’assunzione. La forza lavoro assunta con questo tipo di contratto non potrà essere più del 20 per cento del totale degli assunti.
I contratti a tempo determinato si potranno rinnovare fino a un massimo di otto volte in tre anni, sempre che ci siano ragioni oggettive e si faccia riferimento alla stessa attività lavorativa.
Salta l’obbligo di pausa tra un contratto e l’altro.
I contratti di apprendistato avranno meno vincoli. Per esempio per assumere nuovi apprendisti non sarà obbligatorio confermare i precedenti apprendisti alla fine del percorso formativo. La busta paga base degli apprendisti sarà pari al 35 per cento della retribuzione del livello contrattuale di inquadramento.
È prevista inoltre l’abolizione del Durc (Documento unico di regolarità contributiva), il documento sugli obblighi legislativi e contrattuali delle aziende nei confronti di Inps, Inail e Cassa edile. Sarà sostituito da un modulo da compilare su internet.
Il decreto è stato duramente criticato da alcuni sindacati. Soprattutto dalla Cgil e in parte anche dalla Fiom.
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