Obama incontra Papa Francesco: “Thank you, thank you”. E il pontefice: “benvenuto signor Presidente”
‘Thank you, thank you‘. Sono le prime parole di Barack Obama a papa Francesco. E il pontefice: ‘benvenuto signor Presidente’. Alle 10 il presidente americano Barack Obama ha lasciato villa Taverna, dove ha trascorso la prima notte a Romaospite dell’ambasciatore Usa John Phillips, diretto in Vaticano per il suo primo e atteso incontro con Papa Francesco. Sono 26 le auto della scorta che accompagnano il presidente Usa e la sua folta delegazione nel percorso lungo le vie della capitale fino oltre Tevere.
Via della Conciliazione chiusa al traffico dalle prime ore del mattino e sicurezza rafforzata nei dintorni del Vaticano per l’udienza del Papa al presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Il presidente, che vede per la prima volta papa Francesco ma è stato ricevuto nel 2009 da papa Ratzinger, è arrivato alle 10,20 nel palazzo apostolico.
Ieri sera l’arrivo a Fiumicino. Ha stretto tutte le mani che il cerimoniale prevedeva e si è infilato nella limousine blindata che lo accompagna ovunque, lunga cinque metri e pesanti sette tonnellate. Il corteo presidenziale -una lunga teoria di 26 auto e otto moto, oltre agli agenti in borghese e ai mezzi delle nostre forze dell’ordine- ha raggiunto Villa Taverna dodici minuti dopo le dieci, giusto in tempo per la cena che l’ambasciatore americano a Roma John Phillips aveva fatto preparare per lui.
Pioveva, faceva freddo, eppure s’è vista anche gente per strada. Sulla Cristoforo Colombo sono scesi dalle case per salutarlo, lo hanno aspettato al varco dalle parti del Circo Massimo e a Villa Borghese, e si sono radunati davanti a Villa Taverna stessa, tanto che i vigili urbani a un certo punto hanno dovuto piazzare altre transenne. Un bell’assaggio, insomma, di quell’accoglienza che oggi tutta Roma potrebbe riservargli.
E’ stato l’ambasciatore Phillips a tracciare il solco di questa visita, con un’intervsita al Tg 1 della sera, assicurando che Obama «sarà lieto di rivedere il suo vecchio amico, il Presidente Giorgio Napolitano, che considera una roccia di stabilità e di integrità per il paese». Quanto al premier Renzi, nelle parole di Phillips, Obama «è molto contento di conoscere meglio il nuovo primo ministro italiano».
Un senso ancora più chiaro alle trentasei ore che Obama trascorrerà a Roma lo hanno dato le anticipazioni di un intervista rilasciata dal Presidente degli Stati uniti al Corriere della sera a Bruxelles. Di Papa Francesco ha detto che «ci sfida». E ha spiegato perché: «Ci implora di ricordarci della gente, delle famiglie, dei poveri. Ci invita a fermarci a riflette sulla dignità dell’uomo. Arrivo a Roma per ascoltarlo». Ha parlato anche di Expo 2015 a Milano, promettendo un forte impegno degli Usa, del negoziato commerciale transatlantico e dell’imminente semestre europeo a guida italiana. Ha elogiato Renzi: «Vuole rafforzare la leadership che l’Italia già esercita nel Mediterraneo».
Sarà una giornata campale. Spazio aereo chiuso, il traffico di Roma ovviamente stravolto, con mille uomini e più a sorvegliare le strade, a bonificare il possibile, come ieri stato fatto perfino per gli argini del Tevere. La limousine di Obama e il suo seguito sceglieranno percorsi decisi all’ultimo momento, lungo in quali, grazie al sistema Jammer, sarà annullata ogni interferenza elettromagnetica e non si potranno attivare congegni a distanza. E ci sarà anche da tenere d’occhio, alle quattro e mezza, mentre Obama sta entrando al Colosseo, la manifestazione antagonista annunciata davanti all’ambascia di via Veneto. E resterà comunque da risolvere l’ultimo dilemma: dove andrà davvero a cena, «a mangiare italiano» come aveva promesso a Renzi?
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