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Fiducia Italia, la Cina compra il 2% di Enel ed Eni e diviene il secondo azionista

Fiducia Italia, la Cina compra il 2% di Enel ed Eni e diviene il secondo azionista

La banca centrale cinese, la People’s Bank of China, detiene il 2,102% di Eni e il 2,071% di Enel. Lo si apprende dagli aggiornamenti Consob sulle partecipazioni rilevanti.

LA BANCA CENTRALE CINESE, ENI ED ENEL

Nel frattempo c’è chi si dice preoccupato per le mosse dell’esecutivo sulle partecipate. “Il governo italiano vuole fare pulizia nelle societa’ italiane. Gli investitori nelle societa’ controllate dallo Stato dovrebbero fare attenzione al fatto che anche le regole piu’ ben-intenzionate non finiscano per legare le mani dei consigli delle societa’”. E’ quanto si legge in un articolo del Wall Street Journal. “Il Ministero italiano dell’Economia ha scritto alle piu’ grandi aziende partecipate, tra cui Eni ed Enel, chiedendo loro di votare per modificare i propri statuti in occasione delle loro prossime assemblee”. “La proposta – rileva il Wsj – obbligherebbe i consigli a rimuovere consiglieri coinvolti in varie tipologie di accuse finanziarie, fiscali e di corruzione in una fase relativamente precoce, quando cioe’ un giudizio preliminare determina che su un’inchiesta si puo’ costruire un processo”.

IL WSJ E LE PARTECIPATE

“Sembra tutto ragionevole. L’Italia delle imprese non e’ certo estranea agli scandali; Finmeccanica, gruppo industriale controllato dallo Stato, e’ alle prese con vari casi di corruzione che coinvolgono i suoi ex dirigenti. E il primo ministro italiano Matteo Renzi si e’ impegnato a ridurre la presenza di un ingombrante governo, a combattere la corruzione e rendere l’Italia un paese facile in cui fare business”, prosegue il quotidiano finanziario. “Il governo vuole chiaramente stabilire il diritto di un consiglio a rimuovere consiglieri sospettati di illeciti, senza risarcimento danni. Ma tali norme non si adattano facilmente alla lungaggine del sistema giudiziario stratificato italiano. Solo questo mese, la massima Corte italiana – prosegue il Wall Street Journal – ha confermato le condanne relative al crollo del gruppo alimentare Parmalat avvenuto nel 2003. Chiedere ai consigli di estromettere i consiglieri prima che un primo verdetto di colpevolezza sia pronunciato potrebbe creare problemi se le accuse cadessero o se gli accusati fossero assolti”.