Regione Lombardia, le spese folli dei 64 consiglieri: dal barolo agli ipad, dai televisori all’aspirina, bruciati oltre 2 mln di euro
La lista della spesa, non quella al supermercato naturalmente, e’ di quelle che fa indignare chi vive i disagi della quotidianità’ in tempi di crisi. Parliamo della liste delle spese dei consiglieri e assessori regionali della Lombardia. In tre anni, come riporta in un ricco servizio il Corriere.it, si sono mangiati qualcosa come 2 milioni e 140 mila euro. Nel vero senso della parola. Dei quasi tre milioni ottenuti come rimborsi tra il 2008 e il 2011, i 64 consiglieri regionali della Lombardia ne hanno speso il 70 per cento con pochi intimi in ristoranti stellati, annaffiando i pasti con ottimi vini, in banchetti con centinaia di persone, in fugaci puntate solitarie al bar, ma anche tra gli scaffali del supermercato.
Per il folto gruppo di consiglieri delle due legislature precedenti a quella attuale, all’inizio di marzo i pm della procura di Milano Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D’Alessio hanno chiuso le indagini, accusandoli di peculato. Rischiano il rinvio a giudizio 31 consiglieri del Pdl, 23 della Lega, 5 del Pd, due dell’Udc e uno ciascuno di Sel, Idv e Partito dei pensionati. L’elenco dei rimborsi fatti passare come legati al mandato politico è sterminato, ma andando a spulciare tra le voci non mancano le curiosità, alcune ormai diventate un must. C’è chi, come Guido Galperti (Pd) ha messo l’aspirina da 12,10 euro oppure chi ha speso 35 euro nell’ «Angolo della serratura», come Alessandro Marelli (Lega).
Parecchi, ha accertato la Guardia di Finanza di Milano, hanno ritenuto fosse corretto addebitare alla Regione, quindi a chi paga le tasse, costosi iPad, iPhone, televisori a cristalli liquidi e stampanti. Ma tutti, nessuno escluso, hanno concordato nel chiedere il rimborso di ciò che hanno mangiato, da soli o in compagnia. L’elenco delle ricevute fiscali è sterminato. Lo scontrino dell’acquisto a 2 euro e 70 di un vasetto di Nutella ad agosto 2011 è finito nella nota spesa di Carlo Spreafico (Pd), così come la ricevuta di pagamento di 2.190,29 euro che il 19 dicembre 2008 in pieno clima natalizio ha saldato Gianmarco Quadrini, capogruppo dell’Udc, per «caviale e pesce vario» comprato alla «Agroittica». Giuseppe Angelo Giammario (Pdl) si è fatto rimborsare 120 bottiglie di vino «Refosco» da 1.094 euro mentre il collega di partito Gianluca Rinaldin ha speso 265,5 euro per pasteggiare con due commensali sorseggiando Brunello di Montalcino. Ci sono poi la misera «coppetta piccola» da 2 e 50 che a metà novembre 2010 Giangiacomo Longoni (Lega) ha messo in lista e i due banchetti per circa 250 persone pagati 5.000 euro in totale dal Pd il 18 e 19 settembre 2008 di cui è chiamato a giustificare l’allora capogruppo Carlo Porcari.
Ciò di cui rispondono i consiglieri regionali non vale, però, per la Giunta perché i due organismi obbediscono a norme diverse, più elastiche per i secondi che possono chiedere il rimborso di pranzi e cene di rappresentanza. Spese corrette «dal punto di vista formale», scrivono i pm chiedendo l’archiviazione per 20 assessori, senza, però, mancare di sottolineare come alcune sono «connotate da circostanze singolari, anomale o inopportune», come quelle fatte fuori dalla Lombardia.
Per esempio, talvolta le ricevute dei ristoranti riportano sospette correzioni «a penna» sul numero delle persone che hanno mangiato, «alcune spese presentano costi eccessivi o sproporzionati», come quelle per i doni fatti in occasione delle festività natalizie. Nonostante non possano essere considerate reato, alcune di queste uscite «anomale» (oltre 64 mila euro) compaiono lo stesso nella richiesta di archiviazione. L’assessore alla sanità Luciano Bresciani, ad esempio, ha messo tre ricevute dello stesso ristorante «Grand Resort Bad Ragaz», che da una consultazione su Internet risulta in Svizzera. Nel giugno 2012, ha pagato 275,84 e 91,89 euro per una cena con «due rappresentanti istituzionali» del Tirolo e Sud Tirolo e della provincia di Bolzano a margine della conferenza «Arge alp» e poi altri 179,75 per un aperitivo con 14 «rappresentanti istituzionali» in cui si è discusso di «macroarea europea». Nessun reato neanche per l’ex assessore ai servizi Massimo Buscemi (indagato però come consigliere) in relazione a 18 menù fissi costati 1.080 euro offerti ai sindaci lombardi ad aprile 2009. Prima, il 5 settembre 2008 l’allora assessore alla protezione civile Stefano Maullu non si è risparmiato: pranzo con due ospiti istituzionali a 114 euro e cena da 136 euro con altri due nel medesimo ristorante di pesce «a’Riccione». Un lungo elenco di pasti (quasi 17mila euro) riguarda l’ufficio di presidenza allora guidato da Roberto Formigoni, ad esempio per 22 pranzi o cene nell’ hotel a 5 stelle «Le Meridien Gallia» a due passi dal Pirellone. Ma anche in ristoranti famosi, come quello dell’11 marzo 2009 allo stellato Cracco in occasione di un incontro tra il Presidente e la «Consulta architetti del Bie». Accompagnato da «degustazione di vini», è costato all’erario 2.520 euro .
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