E Matteo incontra Silvio a Palazzo Chigi, due ore per riaffermare il patto sulle riforme. Nel Pd la fronda della vecchia guardia
Renzi ha fretta di dare corso alle riforme mentre salgono le critiche all’interno del suo partito. Sa molto bene che lo stanno aspettando sulla riva del fiume da Bersani a Cuperlo, per passare da Fassina e D’Alema. Tutta la vecchia guardia del Pd aspetta di vedere il suo fallimento. E Renzi sa altrettanto bene che il suo miglior alleato per raggiungere i suoi obiettivi di cambiamento e’ Berlusconi. Dall’Italicum al Senato. Così ieri Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si sono incontrati a Palazzo Chigi, nell’appartamento personale del presidente del Consiglio, alle 21 esatte per riprendere il filo dell’accordo di tre mesi fa. Un vertice fissato, non a caso, subito dopo la chiusura della partita sulle nomine dei manager pubblici e durato due ore. Con fonti di Palazzo Chigi che alla fine fanno sapere che è stato dato il via libera alla riforma del Senato e del titolo V entro il 25 maggio, a seguire l’approvazione della legge elettorale ‘Italicum’. Sarebbe appunto questo il timing concordato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nell’incontro, presenti insieme a Renzi, Lorenzo Guerini e Luca Lotti, insieme a Berlusconi Gianni Letta e Denis Verdini.”Restano fermi i paletti fissati nel patto del Nazareno, mentre ci saranno aggiustamenti su alcuni punti marginali”, continuano le fonti di Palazzo Chigi. L’incontro, che giunge a ridosso della decisione del tribunale di Milano che potrebbe da domani decretare l’inizio dell’esecuzione della pena per la condanna definitiva di Berlusconi per evasione fiscale, è stato richiesto con insistenza dal leader di Fi, tornato appositamente a Roma per la prima volta dopo il ricovero all’inizio della settimana scorsa al San Raffaele per un problema alle ginocchia. La paura che il patto del Nazareno possa cadere è crescente nel Pd e crea fibrillazione anche nelle altre forze della maggioranza di governo. Se Forza Italia crolla alle europee, l’Italicum andrà sicuramente rivisto. Se, infatti, il partito dell’ex cavaliere dovesse fermarsi al 15%, non avrebbe più interesse a siglare una riforma elettorale che potrebbe finire in una sfida tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. Non è bastata a dissipare i dubbi di Renzi la telefonata ricevuta da Berlusconi, una settimana fa. L’ex cavaliere ha chiarito che non intende affatto mettere in discussione l’intesa del Nazareno. I toni erano molto concilianti, lontani dalle previsioni catastrofiche di Renato Brunetta: “Non ti preoccupare Matteo, il patto tiene”. Il capogruppo di Fi alla Camera, intanto, continua a dipingere scenari foschi: “Sulla riforma del Senato sono in alto mare – dice alla trasmissione Zapping, su Radio Uno – mentre la legge elettorale è insabbiata a Palazzo Madama, perché lì Renzi non ha i voti”. A bilanciare il pessimismo di Brunetta ci pensa il sottosegretario Graziano Delrio, che a Porta a Porta commenta così l’incontro fra Renzi e Berlusconi: “E’ giusto per il bene del Paese che i leader si parlino e che continuino a parlarsi costantemente” sul tema delle riforme”. E aggiunge: “Tutti abbiamo notato un certo nervosismo negli ultimi giorni da parte di Berlusconi” c’era “la necessità di sentirsi di continuare a parlarsi per un cammino che fa bene all’Italia”.
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