La domenica dei 4 Papi, Roncalli e Wojtyla proclamati santi. “Uomini coraggiosi”. Mora Diaz la “miracolata”
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono santi. Una vera e propria ovazione dalla immensa folla, circa 500.000 persone raccolte in piazza San Pietro e nelle vie limitrofe – altri 300.000 sono sparse per la città – ha accolto la proclamazione di Santità di Karol Wojtyla e Angelo Giuseppe Roncalli. Grida gioiose e applausi anche quando i maxischermi hanno mostrato le foto dei due Papi santi. Da oggi i due pontefici potranno essere chiamati San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII.
LA MESSA DI FRANCESCO – Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, sacerdoti coraggiosi, hanno conosciuto tante tragedie senza mai farsi sopraffare. Papa Bergoglio celebra la messa in piazza San Pietro in occasione della canonizzazione dei due papi. “Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello, perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia. Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti”, evidenzia il Pontefice.
Una forza che a loro, dice papa Francesco, è derivata dal fatto che “più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria”.
E ancora: Giovanni XXIII, il Papa della docilità, un autentico pastore. Giovanni Paolo II, il Papa della famiglia. Sono le immagini che papa Francesco consegna alla folla oceanica di pellegrini arrivati da tutto il mondo in piazza San Pietro per la canonizzazione dei due papi. “Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – ha osservato Bergoglio nella sua omelia -hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata”.
In fondo, ha sottolineato Bergoglio, “questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; è stato il Papa della docilità allo Spirito. In questo servizio al Popolo di Dio, Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene”.
Il Papa ha ricordato che al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, “ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto. In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava ‘una speranza viva’, insieme con una «gioia indicibile e gloriosa». La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, – ha evidenziato il Papa – passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”.
“Questa speranza e questa gioia – ha ricordato ancora Bergoglio nell’omelia – si respiravano nella prima comunità dei credenti, a Gerusalemme, di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli. E’ una comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità. E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé”. Da qui l’auspicio di Francesco affinché “entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”.
La celebrazione per la canonizzazione dei due papi Wojtyla e Roncalli è arrivata al suo apice con l’arrivo delle reliquie portate sull’altare. Per quello che riguarda Giovanni XXIII sono state portate dai quattro nipoti della famiglia Roncalli, dal sindaco di Sotto il Monte, paese natale di Angelo Roncalli, e dal direttore della Fondazione Giovanni XXIII, don Ezio Bolis.
Le reliquie di Giovanni Paolo II sono portate dalla costaricana Floribeth che ha raccontato di essere stata miracolata. L’intenzione per la preghiera dei fedeli sarà recitata dalla suora francese, anche lei miracolata, suor Marie Simon Pierre Normandan.
Prima della recita del Regina Coeli, Francesco rende ancora tributo ai due santi: Karol Wojtyla e Angelo Roncalli hanno contribuito “in maniera indelebile alla causa dello sviluppo dei popoli e della pace”. Il Papa riserva uno “speciale ringraziamento alle Autorità italiane per la preziosa collaborazione”. Il suo affetto alle diocesi di Bergamo e di Cracovia: “Carissimi – dice Bergoglio – onorate la memoria dei due santi Papi seguendo fedelmente i loro insegnamenti”.
Il Papa è particolarmente grato “a tutti coloro che con grande generosità hanno preparato queste giornate memorabili: la diocesi di Roma con il cardinale Vallini, il comune di Roma con il sindaco Ignazio Marino, le forze dell’ordine, le varie organizzazioni, le associazioni e i numerosi volontari”.
Francesco si rivolge poi alle migliaia di pellegrini arrivati a Roma da ogni parte del mondo: “il mio saluto va a tutti i pellegrini qui in piazza, nelle strade adiacenti e in altri luoghi di Roma; come pure a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione; e grazie ai dirigenti e agli operatori dei media, che hanno dato a tante persone la possibilità di partecipare”. L’attenzione di Bergoglio, come sempre, va ad anziani e malati “verso i quali – dice – i nuovi Santi erano particolarmente vicini”.
Bergoglio regge il pastorale che utilizzava Paolo VI. Assieme a Francesco concelebra la canonizzazione il papa emerito Benedetto XVI.
MALORI E CADUTE – Salgono a 896 le persone soccorse nelle tende predisposte per la protezione sanitaria della canonizzazione. Di questi, 101 sono stati portati in ospedale. A quanto si apprende dal 118, non c’è stata nessuna situazione clinica di particolare gravità, qualche codice rosso ma nessuno in situazioni preoccupanti.
Tranquilla anche la situazione nei pronti soccorso ospedalieri, grazie alla sala situazione organizzata all’interno della centrale operativa Ares118, dove sono presenti rappresentanti di tutte le direzioni sanitarie degli ospedali romani.
LE DELEGAZIONI DA TUTTO IL MONDO – Arrivato in piazza san Pietro, con la moglie Clio, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che ha salutato il papa emerito Benedetto XVI stringendogli la mano e chiedendo: “Come sta?”.
Tra i primi ad arrivare, il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, accompagnato dalla moglie. Mentre sono stati salutati come da protocollo dal prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gaenswein, i reali di Spagna, Juan Carlos di Borbone e la regina Sofia, al loro arrivo sul sagrato di San Pietro per la cerimonia di canonizzazione dei due Papi. Presente anche il premier Matteo Renzi con la moglie Agnese. E’ arrivato in bicicletta, invece, il sindaco di Roma Ignazio Marino, raggiungendo la moglie che lo attendeva per seguire la celebrazione.
C’è anche il controverso presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe in piazza. Mugabe, nonostante le sanzioni imposte dalla Ue che gli impediscono di viaggiare e transitare in Europa, era venuto a Roma anche il 19 marzo 2013 per prendere parte alla messa di inaugurazione del pontificato di Francesco. Oggi Mugabe è di nuovo in Vaticano tra le 93 delegazioni presenti.
GRANDE PRESENZA DELLA POLONIA – Sono soprattutto i colori della Polonia a riempire piazza San Pietro. In tantissimi sono venuti dalla terra di Wojtyla ma anche da altri Paesi lontani.
“Abbiamo fatto un viaggio di 14 ore dall’Ecuador”, racconta Josef, in piazza con tutta la famiglia e sulla maglietta la foto di quando a sette anni incontrò Wojtyla. “Abbiamo fatto una fila di tre ore ma, abbiamo dormito poco ma – dice con un sorriso gioioso – per lui vale la pena. Ci ha trasmesso tanto, ci ha dato coraggio, sono felice di essere qui”.
‘Thank you’ dicono al papa polacco gli striscioni portati dagli Usa. “Eravamo qui per il funerale – dicono Jason e Donna con in braccio i loro biondissimi bambini – Sapevamo già che era santo e oggi siamo qui per lui”. Soprattutto per il ‘papa buono’ è invece a San Pietro la signora Laura, di Genova: “Roncalli è stato il papa del Concilio, della ‘Pacem in Terris’, dell’apertura della Chiesa – ricorda – grazie a lui tutto è cambiato”.
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