Pelù attacca Renzi: “Il boy scout di Gelli” Ma da Twitter arriva il retroscena: quando Matteo cacciò il rocker dall’estate fiorentina
Sembra una vendetta consumata a freddo quella di Pelu’ contro il premier Renzi. E il suo ultimo affondo arriva dal palco del concerto del 1 maggio a Roma: «Il non eletto, ovvero il boy-scout di Licio Gelli, deve capire che in Italia c’è una grande guerra interna, e si chiama disoccupazione, corruzione, voto di scambio, mafia, camorra, ‘ndrangheta. Fa elemosine da 80 euro: noi però abbiamo bisogno di lavoro».
E su Twitter, come riporta un servizio del Corriere.it, si scatena la contro replica. Non quella del diretto interessato Matteo Renzi, ma le reazioni di alcuni esponenti democratici, primo fra tutti Francesco Nicodemo, responsabile Comunicazione del Nazareno: «Da Fata Morgana alle scie chimiche ‘all’elemosina degli #80euro’. Il cerchio di Pelù si chiude, non c’è che dire». «Quando un artista non vende più dischi ha bisogno di riconquistare la ribalta attaccando ed offendendo chi lavora per il Paese e prova a cambiare le cose. Che tristezza» posta Giampiero Giulietti. Pina Picierno scrive: «Quando la buona politica va veloce succede che pure il rock diventa lento. Piero Pelù esci dai panni del rocker…». Critico anche Gad Lerner: «Piero Pelù in concerto è libero di dire ciò che vuole ma definire Renzi “il boy scout di Licio Gelli” per me resta palesemente una fesseria». E ancora, Marco Di Maio: «Se a dare la linea agli oppositori del Governo #Renzi è Piero #Pelu, vuol dire che @matteorenzi sta lavorando bene e può star tranquillo…».
- Sono poi in molti a ricordare sui social network quando Piero Pelù faceva il direttore artistico dell’Estate fiorentina (2007, amministrazione Domenici), quella che venne chiamata Fi.esta. Incarico che non venne rinnovato quando sindaco diventò Matteo Renzi. Molti in Rete ipotizzano che Pelù da allora ce l’abbia con il premier. A gennaio del 2007 l’amministrazione Domenici conferì al rocker la nomina di direttore artistico dell’Estate Fiorentina 2007. «Pelu’ – si legge nella delibera di allora- e’ stato individuato proprio per la sua preziosa esperienze maturata in campo musicale, per l’attenzione che da anni rivolge al mondo dei giovani, per il suo radicamento sul territorio cittadino e per la sua formazione culturale». Il compenso stabilito per l’incarico era tra i 60 e i 70mila euro. L’opposizione in consiglio comunale denunciò che Pelù prendeva il doppio rispetto a quanto percepito dal precedente direttore artistico Mauro Pagani. Fi.Esta costò un milione di euro. Nel 2009, quando Renzi diventò sindaco, Riccardo Ventrella, che non percepiva stipendio, fu nominato direttore artistico.
- In un post su Facebook del 2013, Pelù ricostruì così la vicenda: «Firenze poteva diventare un laboratorio culturale, ma così non fu perchè i 250 mila euro che avevo ritagliato dal budget 2007 furono “puppati” da qualche squalo che non era abbastanza appagato dai sold-out delle sue serate. Per questo nell’ottobre 2007 me ne andai da FI.ESTA. Per 10 mesi di superlavoro certosino e un programma che fu per Firenze a livelli di capitale europea della cultura presi, alla fine del 2007, 60mila euro. Renzi si arrampica sugli specchi e tenta inutilmente di demolire la mia esperienza di FI.ESTA 2007 prendendo un palo clamoroso». L’anno successivo l’assessore di allora avrebbe voluto di nuovo Pelù, ma il cantante non venne. Poi il 2009 e la scelta di Renzi cadde su Riccardo Ventrella.
- Pelù non è nuovo ad attacchi contro Renzi. Nel 2013, su Facebook lo aveva definito «il sindaco più latitante della storia», consigliandogli di asfaltare le buche della città. La replica arrivò direttamente dall’ex primo cittadino su Twitter: Piero Pelù «ha fatto il consulente artistico al Comune di Firenze prima che arrivassi io, e abbiamo visto i risultati… L’Estate fiorentina ora funziona, prima non funzionava; lui prendeva i soldi, e chi c’è ora, Riccardo Ventrella, non prende soldi».
- Appena tornato in camerino, Pelù spiega le sue dichiarazioni sul palco: «Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro». E aggiunge con ironia: «Stasera non ho detto nulla, ero posseduto dal ribelle che è dentro di me e comunque la cartina di tornasole è mia madre: mi ha chiamato e mi ha confermato “hai detto tutto bene”».
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