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Caso Stamina, la regione Lombardia cerca medici ‘volontari’ per le infusioni. Vannoni: “Due medici si sono offerti”

Caso Stamina, la regione Lombardia cerca medici ‘volontari’ per le infusioni. Vannoni: “Due medici si sono offerti”

“Non ho parole, questo è l’unico commento che posso fare”. Così il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha commentato l’inizativa dell’assessore regionale lombardo alla Sanita, Mario Mantovani, che ha lanciato un appello alla ricerva di medici disponibili a praticare le infusioni dopo il no dei sanitari degli Spedali Civili di Brescia.

Il ministro ha anche negato che i lavori della commissione di esperti che deve valutare se autorizzare la sperimentazione del metodo di Davide Vannoni siano fermi in attesa dell’esito delle indagini. “Io non mi sono mai tirata indietro su questo tema – ha ribadito Lorenzin – i lavori sono rallentati dalla sentenza del Tar sulla prima commissione, che ha messo una serie di paletti che hanno reso il lavoro molto difficile”. Il ministro ha anche annunciato che sarà il Cnr a svolgere il compito di segreteria della commissione ministeriale.

Mantovani oggi ha voluto precisare che il suo appello è stato fatto non a sostegno di Stamina, ma “solo a tutela dei medici” di Brescia: “Le contraddizioni della magistratura rasentano l’assurdo – dice l’assessore lombardo – : da un lato inquisiscono se somministri le infusioni, dall’altro intervengono se non le somministri. Ho posto la questione nei giorni scorsi e ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, mi ha risposto, trasferendo la nota in cui ho segnalato il problema al ministro della Giustizia e al Consiglio superiore della magistratura per la valutazione”.

“Io mi auguro che si esprimano presto e che il presidente della Repubblica, che è a capo del Csm, ponga un punto fermo sulla questione, perché non possiamo mettere a disagio i nostri medici e i nostri responsabili sanitari”, sottolinea.

Intanto, all’appello del Pirellone avrebbero risposto due medici. Lo ha detto Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation: “Hanno dato la propria disponibilità ad effettuare le infusioni del metodo Stamina – ha detto Vannoni – un anestesista rianimatore dell’ospedale di Mantova e un chirurgo ortopedico di Trapani. Ovviamente – ha proseguito Vannoni – hanno ribadito la propria disponibilità a garantire i trattamenti anche il pediatra Marino Andolina e la biologa Erica Molino”. Questi ultimi, ha precisato, “hanno verbalizzato la propria disponibilità davanti all’ufficiale giudiziario, e anche gli altri due medici credo lo faranno a breve”.

A questo punto, dice Vannoni, “gli Spedali Civili di Brescia dovranno dare una risposta”, perché se i medici di Brescia si rifiutano di effettuari le infusioni anche in presenza di sentenze della magistratura, “l’ospedale deve comunque garantire la presenza di soggetti terzi che effettuino i trattamenti in ottemperanza delle ordinanze dei giudici”. Dunque, ha concluso Vannoni, “suppongo che il passaggio successivo sarà quello di contrattualizzare in qualche maniera i medici che hanno dato la disponibilità per ospitarli nel nosocomio e permettere loro di operare”.

In realtà, la situazione agli Spedali Civili è tutt’altro che chiara. Non solo lo stesso assessore mantovano ha detto di non aver avuto alcun riscontro al suo appello, neppure da Mantova. Inoltre, il direttore generale dell’ospedale, Ezio Belleri, anche oggi ha confermato i suoi dubbi circa la “disponibilità” della biologa di Stamina, Erica Molino, il cui lavoro preliminare è indispensabile per qualsiasi intervento dei medici: “Stiamo cercando di capire la portata delle sue dichiarazioni – spiega Belleri – perché ne emerge un condizionamento forte alla sua disponibilità a riprendere l’attività che le compete. Non sappiamo neanche se possiamo considerarla una disponibilità”. Molino ha infatti dichiarato di essere pronta “ad agire per l’inizio della terapia e delle preparazioni di laboratorio con cellule staminali secondo la metodica Stamina”, nei limiti della sua “responsabilità e degli obblighi stabiliti dalle sentenze, perchè e purchè io non debba incorrere in nessuna responsabilità civile e/o penale”. E una risposta a questo dubbio, sottolinea Belleri, non può certo darla l’ospedale.