Nuova tragedia in mare, barcone con centinaia di migranti naufragato a sud di Lampedusa: 14 morti per ora e 250 in salvo
Un barcone è naufragato a circa 100 miglia da Lampedusa, in acque libiche. Le vittime accertate sono 14, mentre 240 migranti sarebbero stati tratti in salvo nell’ennesimo naufragio al largo della Libia.
Non si conosce ancora il numero definitivo degli immigrati che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione. Sul posto diverse motovedette della Capitaneria di porto, mercantili e aerei.
Fonti della Marina militare sottolineano all’Adnkronos che ”le operazioni di soccorso sono ancora in pieno svolgimento” e che ”è presumibile che il numero dei morti accertati possa salire ulteriormente”. Nel soccorso sono intervenute anche alcune navi mercantili, oltre alla fregata Grecale e il pattugliatore Sirio della Marina militare, due motovedette della Capitaneria di Porto e una della Guardia di finanza. ”Sono in corso le azioni di assistenza agli otre 200 naufraghi e sono al momento stati recuperati 14 cadaveri, numero non ancora definitivo”, sottolinea una nota della Marina militare. Il personale medico delle navi Sirio e Grecale sta fornendo assistenza medica ai naufraghi.
“Presumo che le vittime del naufragio verranno portate nell’agrigentino, tra le coste di Lampedusa e di Porto Empedocle. Se dovesse essere confermato, la Procura aprirà un’inchiesta “atti relativi” al naufragio”, ha anticipato all’Adnkronos il Procuratore capo di Agrigento, Renato Di Natale, sull’ennesima strage di profughi in alto mare. Naufragio avvenuto in acque territoriali internazionali.
Non si sa ancora dove verranno trasferiti i corpi dalle motovedette che hanno recuperato le vittime del mare. Di Natale coordina anche l’inchiesta sul naufragio del 3 ottobre scorso quando morirono 366 profughi alle porte di Lampedusa.
La priorità dell’Italia ”è salvare vite umane”, ma il problema dell’immigrazione nel Mediterraneo ”deve essere affrontato dall’Unione europea e i miei colleghi lo sanno ”, ha detto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, a margine de consiglio Ue Affari esteri.
Il commissario europeo agli Affari interni, Cecilia Malmstroem, si dice “profondamente sconvolta per la nuova tragedia” avvenuta in mare. E, dopo aver ringraziato le autorità italiane “per gli enormi sforzi” fatti con l’operazione Mare Nostrum, ha sottolineato come sia “il momento perché i Paesi membri traducano la parole in fatti”. Per questo, ha detto la Malmstroem in una nota diffusa a Bruxelles, “chiederò una discussione formale al prossimo Consiglio affari interni su come i Paesi membri intendono contribuire concretamente ad affrontare le sfide migratorie e dell’asilo nel Mediterraneo”.
“Anche oggi dobbiamo fare i conti con un tragico bilancio. Questo è un tema decisivo per l’Italia, ci attendiamo un segnale forte, serve subito un salto di qualità complessivo rispetto a un’emergenza che non può riguardare solo l’Italia”, ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando nel corso incontro bilaterale con il direttore esecutivo dell’Unodc (United Nations office on drugs and crime), Yury Fedotov. “Voglio ricordare – ha sottolineato Orlando – la gravità dei tragici eventi che si verificano nel Mediterraneo e lungo le coste meridionali dell’Italia e dell’Europa, ove giungono quotidianamente centinaia di uomini, donne e bambini che rischiano la propria vita affidandosi a criminali senza scrupoli.
“Il governo Renzi deve pretendere dall’Europa soluzioni condivise, urgenti, e soprattutto diverse dalla sola sorveglianza a mare. Altrimenti le stragi in mare non si fermeranno mai”, ha detto all’Adnkronos il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. “Ho sempre pensato che la soluzione ‘Mare nostrum’ non fosse la soluzione a regime – dice ancora Nicolini, che segue da Lampedusa il salvataggio in mare dei profughi – Il monitoraggio, il controllo non può essere la soluzione in mare. Il mare non è come la terra. Purtroppo questo dimostra che la soluzione deve essere radicale”. E lancia, ancora una volta, la proposta dei “canali umanitari controllati”. “Se non è possibile dalla Libia – spiega Nicolini – allora lo si faccia dall’Egitto. La Siria è un problema che va affrontato con la gravità che merita”.
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