Caso Expo, scontro in procura. Bruti Liberati contro Robledo: “Ha intralciato le indagini”
”Le iniziative del procuratore aggiunto Robledo hanno determinato un reiterato intralcio alle indagini”. Lo scrive, riferendosi all’inchiesta su Expo, il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati in una nota inviata al Consiglio superiore della magistratura.
”La trasmissione da parte di Robledo al Csm ”nel quadro di una procedura amministrativa, di copie di corrispondenza interna riservata e di copie di atti del procedimento in delicatissima fase di indagine, con assunzione arbitraria della decisione delle parti da secretare, ha posto a grave rischio il segreto delle indagini”, scrive ancora Bruti Liberati nella nota, arrivata ieri al Csm, con la quale integra quanto riferito nella sua audizione del 15 aprile scorso, nel corso della quale non aveva potuto fornire dettagli sull’inchiesta Expo a causa del segreto che copriva gli atti, segreto venuto meno con l’esecuzione delle misure cautelari.
”Lo stralcio del filone di indagine relativo a Expo” chiesto da Robledo, osserva ancora Bruti Liberati ”avrebbe fatto perdere l’unitarietà di visione in questa vicenda specifica” e ”avrebbe comportato un sicuro intralcio e ritardo alle indagini”.
Il capo della Procura di Milano cita poi quello che ritiene ”un episodio surreale”, il doppio pedinamento a uno degli indagati. Robledo ”pur essendo costantemente informato del fatto che era in corso un’attività di pedinamento e controllo” condotto ”dal personale della Sezione di Polizia giudiziaria”, definita da Bruti Liberati ”un fiore all’occhiello della Procura milanese”, aveva ”disposto un analogo servizio delegando ad altra struttura della stessa Gdf”. Allora ”solo la reciproca conoscenza del personale Gdf che si è incontrato sul terreno ha consentito di evitare gravi danni alle indagini”.
L’INTERROGATORIO DI ROGNONI – Al settimo piano del Palazzo di giustizia di Milano, blindato ai giornalisti, nel pomeriggio si è tenuto l’interrogatorio di garanzia di Antonio Rognoni, ex dg di Infrastrutture Lombarde, ai domiciliari nell’inchiesta sugli appalti Expo e già arrestato nell’ambito di un’altra inchiesta. Con lui si chiude il cerchio degli interrogatori davanti al gip di Milano, Fabio Antezza, dopo le prime ammissioni e i silenzi degli altri arrestati ascoltati ieri.
Rognoni avrebbe partecipato alle riunioni nel centro culturale ‘Tommaso Moro’ a Milano ma si sarebbe limitato ad ascoltare i discorsi sui propositi di pilotare alcuni appalti di Expo e della sanità lombarda. Rognoni, durante l’interrogatorio, avrebbe dunque negato di avere fornito un contributo a questi progetti e avrebbe negato di conoscere Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare della Dc considerato, dagli inquirenti, tra i referenti politici della “cupola degli appalti” in Lombardia.
GRILLO: “LA MAGISTRATURA BLOCCHI L’EXPO, E’ UNA RAPINA” – “La magistratura blocchi l’Expo”, è quanto chiede il leader del Movimento Cinquestelle, Beppe Grillo, che oggi a Milano ha incontrato i giornalisti. L’Expo ha detto Grillo “è una peste rossa con cento variazioni di grigio che vanno dalla destra di Mangano alla sinistra di Greganti. “Hanno costruito un’autostrada Monza-Milano di quindici corsie e solo una mente malata può fare una cosa del genere”, ha detto.
Sull’Expo, ha aggiunto Grillo, “c’è una rapina in corso e vanno presi i politici, non quei quattro poveretti che vengono corrotti per 15 mila euro di tangenti. E’ la legge che è fuorilegge e qui abbiamo un’associazione a delinquere alla luce del sole e noi abbiamo tutto il diritto di opporci. Con Expo noi daremo un giro di vite -ha concluso- perché cogliamo un paese trasparente”.
MARONI: “SERVE UNA NORMA DI LEGGE SPECIALE CONTRO LA CORRUZIONE” – Per combattere il fenomeno della corruzione ”serve una norma di legge speciale da inserire nelle novità che il governo si è riservato di valutare”. Questo, in estrema sintesi, quanto deciso oggi nel vertice tra i responsabili della società Expo, le istituzioni lombarde e il premier Matteo Renzi, spiegato dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.
Maroni ha detto che durante il vertice ”si è parlato di anticorruzione e abbiamo chiesto che in quest’ultimo anno ci sia un intervento diretto del governo”, ha aggiunto Maroni che si e’ anche augurato che nel pomeriggio il commissario unico, Giuseppe Sala, nomini il sostituto di Angelo Paris.
BOLDRINI: “L’EXPO NON DEVE FALLIRE, BENE SQUADRA CANTONE” – “L’Expo è una occasione importante che non può e non deve fallire”, ha detto la presidente della Camera Laura Boldrini aggiungendo “per fortuna sono uscite queste disfunzioni che chiaramente sarebbe stato meglio non ci fossero state, ma ci sono. La magistratura vada avanti fino in fondo perché in questa manifestazione non ci devono essere ombre”. Da questo punto di vista “va bene che ci sia adesso questa task force che fa capo a Cantone. Si potrà così aggiustare il tiro”.
ALFANO: “A INAUGURAZIONE SARÀ VETRINA TRASPARENTE” – “L’Expo 2015 è un’occasione troppo ghiotta” per l’Italia e “sono certo che all’inaugurazione, tra un anno, si presenterà come una vetrina trasparente e limpida”, ha assicurato il leader di Ncd Angelino Alfano ospite di Agorà su Raitre.
DI PIETRO: “TASK FORCE NON BASTA, SERVE REATO CONCUSSIONE PER INDUZIONE” – “La cosa che mi lascia perplesso è che in questi anni, nel fare la legge anticorruzione, l’unico reato che poteva rompere il patto di omertà obbligato era la concussione per induzione ha sottolineato Antonio Di Pietro, presidente onorario dell’Italia dei Valori ed ex pm di Mani Pulite, ad Agorà -. Hanno eliminato questo reato e il risultato è che l’imprenditore oggi è cornuto e mazziato. Io la chiamavo ‘dazione ambientale’. Avremmo dovuto fare una legge anticorruzione, ma non come quella che è stata fatta. La task force senza strumenti non serve a niente”.
FT: “NUOVI SCANDALI CORRUZIONE EVOCANO ‘DE’JA’ VU’ ALL’ITALIANA” – La nuova ondata di scandali e arresti per corruzione evoca un “déjà vu” all’italiana. Così il Financial Times, in una corrispondenza dall’Italia, ha commentato i recenti sviluppi delle inchieste che, come nel caso delle vicende legate all’Expo 2015, hanno portato all’arresto di “ex politici” già “arrestati negli anni ’90″. A oltre 20 anni di distanza da ‘Mani pulite’, ha sottolineato il Ft, il premier Matteo Renzi “fatica a contenere le ricadute di inchieste simili”.
Per Renzi, “il più giovane primo ministro della storia d’Italia”, scrive il quotidiano finanziario, i nuovi scandali “presentano la prima vera sfida alle sue promesse di spazzare via la vecchia guardia del Paese”. “Sfortunatamente Renzi non sarà aiutato dal notoriamente lento sistema giudiziario”.
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