Europee, exit pool: Renzi vola oltre il 35%, dieci punti di distacco da Grillo al 25,5. Crolla Berlusconi: 17%
Partito Democratico al 35,5, Movimento 5 Stelle al 25,5%, Forza Italia ferma al 17%. Sono questi i risultati delle elezioni europee in Italia secondo i nuovi exit poll elaborati da Emg per La7 (cresce leggermente il divario tra Pd e avversari rispetto alla prima versione). Stando agli stessi dati, la Lega Nord sarebbe al 6,5%, la lista Tsipras e il Nuovo Centrodestra al 4,5%. Tutte le altre forze politiche sono decisamente sotto la soglia del 4% che consente l’accesso alla ripartizione dei seggi (i Verdi all’1,2%; Scelta Europea all’1,1%; Fratelli d’Italia al 3,5%; Idv all’1,2%; Svp allo 0,5% e Io cambio allo 0,2%).
Il dato italiano è arrivato a un paio d’ore dalla diffusione degli exit poll francesi che hanno delineato un vero e proprio voto-terremoto, segnato dal balzo avanti del Front National di Marine Le Pen che conquisterebbe il 25%. La vittoria della destra transalpina, a spese dell’Ump, si accompagna la vittoria dell’Ukip di Nigel Farage in Gran Bretagna, a fronte della debacle del partito conservatore del premier David Cameron.
Il dato europeo
A livello continentale alcune proiezioni ufficiali stimano che il Ppe avrebbe conquistato 211 seggi dei 751 di cui è composto il Parlamento Europeo: resta il primo gruppo, ma ne esce fortemente ridimensionato considerando che nell’assemblea uscente di seggi ne aveva 274. Ciò nonostante il suo candidato presidente, Jean Claude Juncker, Secondo gruppo sarebbe il Pse&D con 193 deputati (stabile, ne aveva 196), seguito dai liberali con 74, verdi con 58 e l’estrema sinistra con 47. Gli euroscettici avrebbero invece complessivamente 129 seggi. «È l’inizio della fine di questa Europa: ne costruiremo un’altra – ha commentato a caldo il leader leghista Matteo Salvini -. Sono molto contento e orgoglioso di aver cominciato a collaborare con Marine già da mesi. A brevissimo ci incontreremo per definire l’alleanza».
L’affluenza nelle regioni
Sul fronte italiano un risultato che desta preoccupazione è quello sull’affluenza, che alle 19 risultava essere stata del 42,1%, oltre dieci punti al di sotto rispetto al dato di cinque anni fa, quando però si votò in due giorni. Numeri non particolarmente positivi per un Paese come il nostro abituato a dati di partecipazione ben più incoraggianti. Una stima degli uffici statistici di Bruxelles parla di un’affluenza media del 43,1% (che a livello comunitario – spiega Jaume Duch, uno dei portavoce dell’Europarlamento – «è la prima inversione di tendenza dal 1979», quando per la prima volta si votò per l’assemblea comunitaria) e ipotizza che il dato finale italiano raggiunga il 60%, poco per i nostri standard ma comunque uno dei risultati migliori tra i 28 membri. Stando ai dati reali delle 19, le regioni italiane più assidue ai seggi sono state il Piemonte (dove si votava anche per il rinnovo del consiglio regionale), dove alle 19 i votanti risultavano essere il 50,58%, e la Lombardia con il 50,29%. Meno della metà degli elettori (46,96%) si è invece recata alle urne in Abruzzo, l’altra regione che votava anche per il consiglio regionale. I dati più negativi quelli delle isole: in Sicilia ha votato il 28,48% degli aventi diritto e in Sardegna il 29,42.
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