Sciopero dei Call center, a Roma migliaia di operatori gridano “Contro delocalizzazioni e dumping”
È partito da piazza della Repubblica il corteo dei lavoratori dei call center. Lo sciopero e la manifestazione sono state organizzate dalle sigle sindacali Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil per chiedere il miglioramento delle condizioni di lavoro per gli operatori del settore, che da tempo sta affrontando vertenze. “Contro delocalizzazioni e dumping” si legge in uno striscione in testa al corteo.
Nel settore, in cui lavorano circa 80mila addetti, molto spesso società straniere vengono infatti scelte al posto di quelle italiane per via dei costi più bassi. Lavoratori e sindacati chiedono un rilancio del settore e una nuova regolamentazione, che preveda l’abolizione delle gare al massimo ribasso che spesso non coprono il costo dei salari, favorendo irregolarità e pratiche lavorative in nero.
Il corteo dei manifestanti ha percorso via delle Terme di Diocleziano, via Giovanni Amendola, via Cavour, Largo Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, via Cesare Battisti. Dovrebbe infine giungere a piazza Santi Apostoli alle 12.30 circa. All’arrivo del corteo è previsto un intervento del segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
“Questi ex ragazzi, questi lavoratori meritano una risposta perché in Europa quello che succede in Italia non capita. Crediamo che il governo debba intervenire prontamente sulla normativa dei cambi d’appalto per dare sicurezza e garanzia ai lavoratori”. A dirlo è Michele Azzola, segretario generale Slc-Cgil. “Le leggi italiane favoriscono e incentivano il dumping. In un paese normale – aggiunge Azzola – tutto questo non succederebbe e anzi si punterebbe a qualificare questi lavoratori che sono senza volto ma in realtà risolvono quotidianamente i problemi dei cittadini ed è giusto dargli dignità”. Il segretario spiega che “negli altri Paesi europei dal 2001 quando un’azienda decide di fare un cambio d’appalto, cioè cambiare il fornitore di servizi, le leggi impongono a chi vince di riassumere i lavoratori con le stesse garanzie di prima”.
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