Renzi sulla questione tangenti: “Se nel Pd c’è chi ruba va a casa a calci nel sedere”
«Se nel Pd c’è chi ruba va a casa a calci nel sedere». Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando a La Repubblica delle idee a Napoli dello scandolo Mose.
È «fuori dalla storia negare la responsabilità della politica, anche per la mia parte politica». Non si possono fare distinzioni tra chi è iscritto o «non iscritto» al Pd, ha poi aggiunto Renzi.
«Non esiste più, nel Pd, il noi ed il loro», ha quindi affermato il premier rispondendo a una domanda sulle prese di distanza di alcuni esponenti renziani sulle inchieste della magistratura. «Non può funzionare così quando sei maggioranza nel Paese, dopo un risultato elettorale sconvolgente».
«Cambiamo radicalmente il processo amministrativo, l’impostazione della procedura pubblica» degli appalti, ha sostenuto Renzi. «Oggi è arrivato il momento di una riforma radicale», ha continuato.
«È una scelta consapevole e convinta», ha continuato Renzi commentando il rallentamento dei provvedimenti anticorruzione. «Siamo abituati a intervenire con provvedimenti di emergenza spesso legati all’ansia di prestazione» ma servono non «interventi spot», una «risposta strutturale». «C’è un’emergenza educativa in Italia, che riguarda la scuola, la Rai ed altro», ha osservato ancora Renzi.
«Mi fai la cortesia, tu che hai corrotto o concusso qualcuno, di non mettere più piede negli appalti pubblici», ha sottolineato ancora il premier, rilanciando l’idea del Daspo per i politici, così come per i corruttori.
«Venerdì il governo farà un provvedimento ad hoc che recuperi le raccomandazioni della commissione europea» all’Italia. Il premier ha precisato che il provvedimento «non conterrà un potere speciale» per Raffaele Cantone, il commissario anti-corruzione. Renzi ha detto che ciò che serve «non è una supernocciolina per SuperPippo, per un super pm».
Il «problema» è «come dare spazio di intervento» all’autorità guidata da Cantone e «toglierli alle istituzioni che non hanno funzionato», ha detto ancora Renzi. «Bisogna dare a Cantone anche le funzioni di altre authority che non hanno funzionato», ha spiegato.
Il programma di Renzi prevede dunque la settimana prossima il provvedimento con i poteri a Cantone. Poi, «due settimane dopo», la riforma più complessiva della giustizia, con misure come quella per cui se un politico ha «violato la legge», ci deve essere «la certezza che in un ufficio pubblico non ci metti più piede se non per fare un certificato», ha assicurato il premier.
«Cantone non è un super pm o un uomo dotato di superpoteri che risolve tutto, ma deve avere la possibilità reale di incidere sia sulla vigilanza che sulle procedura», ha affermato ancora Renzi.
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