Il palazzinaro Crasso generale mancato
Oggi 9 Giugno del 53 a.C. l’esercito romano è stato sconfitto a Carre, in Mesopotamia, dalle truppe del re dei Parti. Drammatiche le prime notizie che giungono dal deserto siriano: circa diecimila legionari sarebbero stati uccisi in battaglia e altrettanti sarebbero prigionieri. Se le prime notizie fossero confermate, Carre si configurerebbe come il più imponente disastro militare romano dai tempi di Annibale. La spedizione nella terra dei Parti era stata intrapresa dal triumviro Marco Licinio Crasso, uno degli imprenditori edili più facoltosi di Roma, forse al solo fine di acquisire prestigio e popolarità rispetto agli altri due triumviri, Giulio Cesare e Pompeo, ma anche con la speranza di impossessarsi delle immense ricchezze di quei territori. Grazie alle sue grandi disponibilità finanziarie Crasso era riuscito a mettere insieme una potente forza d’attacco, composta da circa trentamila soldati più quattromila ausiliari, e rinforzata da numerosi reparti di cavalleria gallica guidati dallo stesso figlio di Crasso. Errori e incertezze di comando hanno dominato tutta la spedizione, complice l’inesperienza di Crasso in questioni militari, tanto che i soldati sono stati costretti a marciare per giorni, senza acqua e cibo, nell’arido deserto della Siria. Giunti stremati sul campo di battaglia i nostri legionari sono stati bersagliati dai velocissimi arcieri a cavallo nemici e successivamente travolti dai “catafratti”, i cavalieri corazzati Partici armati di una lunga lancia. La sorte peggiore pare sia toccata proprio a Crasso: per punirlo della sua avidità di denaro i Parti gli hanno versato oro fuso nella bocca, e la sua testa mozzata è stata fatta rotolare sulla scena di uno spettacolo teatrale al quale assistevano i re di Partia e di Armenia.
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