Perugia, svolta storica: con il giovane avvocato Andrea Romizi (centrodestra) la citta’ rossa ha deciso di cambiare
Una svolta clamorosa per Perugia tradizionale bastione della sinistra: un giovane avvocato perugino chiamato dal Centrodestra a correre in extremis, affossa una personalita’forte dell’apparato politico di sinistra. Solo tre mesi fa era il candidato di ripiego del centrodestra, come racconta in un ricco servizio Corriere.it, scelto dopo il mancato accordo fra i partiti della coalizione sul nome dello sfidante del primo cittadino del Pd Wladimiro Boccali. Oggi Andrea Romizi – avvocato trentacinquenne di Forza Italia da dieci anni in Consiglio comunale, di cui è stato vicepresidente – è il nuovo sindaco di Perugia, il primo di centrodestra in settant’anni, dopo una campagna elettorale organizzata in poco tempo che ha beneficiato dell’insoddisfazione dei cittadini nei confronti di un’amministrazione comunale di centrosinistra arroccata nella certezza dell’inviolabilità del proprio regno. Scout, cattolico, discendente da una famiglia molto rispettata – il nonno Renato, compagno di università alla Normale di Pisa di Carlo Azeglio Ciampi e autore di un vocabolario di greco antico, ha insegnato per quarant’anni latino e greco al Liceo Classico di Perugia e nel 2006 è stato iscritto all’albo d’oro della città per meriti culturali – il nuovo sindaco vive nel rione di Porta Sole, il punto più alto della città «onde Perugia sente freddo e caldo», come scriveva Dante nel Paradiso. Il padre Sergio è uno stimato pediatra, la madre Maria Rita aveva un’erboristeria, il gemello Francesco, a cui è molto legato e con cui è cresciuto condividendo la passione politica, è un antropologo e si è appena trasferito in Brasile dopo aver vinto un post doc all’Universidade Estadual de Londrina. Avvocato civilista, fidanzato con Angela da anni, esercita nello studio di Fiammetta Modena, sua madrina politica. Nel 2004, quando a 25 anni divenne il più giovane consigliere comunale della tornata elettorale, fu lei, elemento di spicco del partito alla ricerca di giovani di valore per rilanciare Forza Italia, a volerlo in lista. Girò fra i seggi, mettendo crocette sul taccuino per ogni voto preso ed entrò in consiglio regionale con 377 preferenze. Il suo sogno, però, è sempre stato la poltrona di sindaco. Serio e schivo, quasi ombroso, timido ma animato da grande determinazione, sognava di fare qualcosa per Perugia. Anche per questo la scorsa estate ha riaperto al pubblico “l’usignolo”, il bellissimo giardino del palazzo di famiglia dove si rifugia quando ha bisogno di tranquillità, trasformandolo in un bar.
Il 31 marzo, quando l’avvocato Corrado Zaganelli ritirò la propria candidatura appena tre giorni dopo averla annunciata con grande enfasi nello studio di via Bontempi, in pieno centro storico, il destino del centrodestra perugino appariva segnato, come in ogni ciclo elettorale. In una città che a partire dal dopoguerra ha alternato solo sindaci di sinistra e malumori nei confronti della classe dirigente locale, l’opposizione sembrava aver perso l’ennesima opportunità per mostrarsi compatta, tanto che Zaganelli aveva abbandonato la corsa dopo aver sentito mancare l’appoggio di Fratelli d’Italia e del Nuovo Centro Destra. Oltre alle perplessità dei partiti, sulla figura del noto avvocato – 72 anni e figlio di Stelio, ex sindaco socialista dal 1977 al 1980 – pesava l’essersi definito durante la conferenza stampa di presentazione «agnostico in cerca di verità», descrizione che avrebbe spaventato l’elettorato cattolico e centrista che poteva finire in mano ai moderati del Pd. È in questo contesto di agitazione interna che è emersa la candidatura di Andrea Romizi, il ragazzo che ha cambiato la storia politica della città senza che il suo partito se ne accorgesse.
Conosciuto e ben voluto da tutti in città, il neo sindaco è stato scelto all’ultimo momento e mandato allo sbaraglio dal centrodestra a un mese e mezzo dalle elezioni del 25 maggio, tanto che lo stesso Romizi ammetteva con dispiacere ad aprile, passeggiando con la fidanzata per le vie del centro, di aver ricevuto più attestati di stima da persone dello schieramento avverso che dal suo partito. Era coordinatore provinciale di Forza Italia, girava fra le circoscrizioni per mettere insieme lo schieramento e si è ritrovato candidato sindaco senza poter contare sul suo partito. Poi il vento è cambiato. I giovani perugini hanno appoggiato la sua candidatura: non solo all’interno della coalizione ma anche al di fuori, scommettendo sulla figura del giovane avvocato che, come ricordano gli amici, ha sempre avuto la politica come unica passione. Ha cominciato come rappresentante degli studenti fra i banchi del Liceo Classico Annibale Mariotti, quando all’amore per J.R.R. Tolkien ha unito la curiosità per quell’imprenditore lombardo appena entrato in politica tanto lontano dai suoi riferimenti e valori familiari. Subito dopo ha cominciato il suo percorso nel partito di Silvio Berlusconi: nel 1999 ha fondato Forza Italia Giovani, diventandone il primo coordinatore provinciale e partecipando al primo Congresso nazionale del movimento giovanile azzurro.
Il nuovo sindaco di Perugia è riservato, mai sopra le righe. Quando il 27 aprile, alla presentazione del programma al Cinema Eden di Ponte Felcino, salì sul palco Alessandro Cattaneo – suo coetaneo, primo cittadino di Pavia e considerato il sindaco più amato d’Italia nel 2013 – i sostenitori in sala, notarono la differenza oratoria fra i due ragazzi: spavaldo e sicuro Cattaneo, più timido e introverso Romizi. Non è un comunicatore, fu detto. Invece la campagna elettorale gli ha dato ragione. Ha trionfato non solo nel centro storico, dove era prevedibile una sua affermazione, ma anche nelle aree periferiche considerate roccaforti della sinistra.
Alla fine Romizi ha ottenuto 35.469 voti, il 58% dei consensi, contro i 25.666 di Boccali, sindaco uscente, fermatosi al 41,9% e perdendo voti in tutti i seggi, rispetto al primo turno. Proprio le due settimane prima del ballottaggio sono state decisive: il nuovo sindaco ha più che raddoppiato il 26% del primo turno, superando la somma dei suoi voti e di quelli delle liste civiche che lo hanno appoggiato. Poco dopo la mezzanotte il sindaco uscente Boccali ha concesso con una telefonata la vittoria e ha messo la città in mano al suo successore, che si dovrà ora difendere da uno schieramento politico tanto vasto quanto controverso che non ha esitato a salire sul carro del vincitore. La notte della vittoria, in Corso Vannucci, ad acclamarlo non c’era solo la destra moderata, ma si levavano anche saluti romani e riecheggiava il ritornello di “Faccetta nera”.
Finiti i festeggiamenti, stamattina, come ogni giorno da dieci anni, Romizi è sceso da Porta Sole verso il Palazzo dei Priori. Stavolta, però, si è seduto sulla poltrona del sindaco e si è messo al lavoro per dare seguito al suo messaggio di cambiamento. Oggi sono in tanti a chiedersi se questo ragazzo schivo, timido e ben educato avrà la “cattiveria” necessaria e le spalle abbastanza forti per rinnovare lo schieramento di centrodestra e l’intera politica cittadina.
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