Delitto di Cogne, Annamria Franzoni torna a casa dopo 12 anni di carcere. Sconterà il resto della pena ai domiciliari
Annamaria Franzoni è stata ammessa alla detenzione domiciliare. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Bologna, accogliendo l’istanza della difesa. Il collegio (presidente Francesco Maisto) ha cosi sciolto la riserva dopo l’udienza di martedi, dove era stata discussa la perizia psichiatrica del prof. Augusto Balloni, che aveva escluso il rischio di recidiva di figlicidio per la donna. Franzoni sta scontando una condanna a 16 anni per l’omicidio del figlio Samuele, a Cogne, nel 2002. Da sei era in carcere. Secondo notizie non confermate avrebbe già lasciato il penitenziario.
La speranza di Annamaria Franzoni di uscire dal carcere e di tornare definitivamente a casa era legata ad una frase della perizia che ha valutato ancora una volta la sua personalità. Scrive, infatti, il professor Augusto Balloni, l’esperto di criminologia a cui il tribunale di Sorveglianza aveva chiesto di esprimersi sul rischio di recidiva per la donna: «Dopo poco più di 12 anni dal fatto si può sostenere che non vi sia il rischio che si ripeta il figlicidio, come descritto nella sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino». Il passaggio è chiaro, cruciale, alimenta le speranze della donna e dei suoi legali e sarà considerato con attenzione dal tribunale di Sorveglianza dove la perizia è stata discussa in mattinata. Nel giro di qualche giorno il collegio (presidente Francesco Maisto) dovrà sciogliere la riserva, con il parere contrario della procura generale, e accettare o rigettare l’istanza di detenzione domiciliare speciale presentata da Franzoni per poter assistere il figlio minore, nato nel 2003, un anno dopo l’omicidio di Samuele. L’omicidio per cui la madre sta scontando 16 anni e per cui da oltre sei è in carcere. Un crimine che, secondo Balloni, non si ripeterà: «Una tale costellazione di eventi non è più riscontrabile», assicura la perizia. Il professore ritiene infatti che Franzoni possa essere `risocializzata´ attraverso la psicoterapia e un percorso coi servizi sociali, due strumenti che possono contenere la pericolosità sociale che ancora sussiste. Lo stesso Balloni non si è sottratto al dialogo coi cronisti in tribunale e ha fatto un passo avanti ulteriore, dicendo di auspicare che Franzoni, che da alcuni mesi è stata ammessa al lavoro esterno, «sia tranquilla a Ripoli», cioè la frazione dell’Appennino bolognese dove vivono il marito e i due figli, e dove chiede di tornare. «Spero – ha detto poi – che venga dimenticata. Sarebbe per lei il più grosso regalo. Se fosse lasciata tranquilla e orientata verso una dimenticanza, ne gioverebbe». Quasi un appello. O una prognosi, da parte del professionista che ha incontrato la `paziente´ una dozzina di volte. Naturale che con una perizia del genere la difesa sia fiduciosa. L’avvocato Paola Savio ha definito la propria assistita «speranzosa» e «ottimista», ribadendo che la recidiva è stata «categoricamente esclusa» dal perito e dal proprio consulente di parte, Pietro Pietrini. «La speranza c’è, e meno male», ha detto l’avvocato.
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