Legge elettorale, incontro prolifico tra Pd e M5S. Renzi: “Va bene le preferenze, ma chi vince deve poter governare”
Non c’è Grillo. E si vede: 60 minuti di dialogo vero, nessun copione da rispettare, battute limitate al minimo, con il sospetto che tra gli otto protagonisti dell’incontro, trasmesso in diretta streaming, aleggiasse – «addirittura» – una sorta di reciproco rispetto.
Siamo ai convenevoli, «molto felici di poterci confrontare perché le regole si scrivono insieme, a dicembre diceste di no», come ha ricordato Renzi, senza calcare mano sul repentino cambiamento di rotta dei suoi interlocutori. «Se siamo qui è perché vogliamo fare sul serio», ha risposto compostamente Di Maio. Un incontro quasi «normale», impensabile solo un mese fa, quando prevaleva l’urlo alla Munch.
Due delegazioni in fase di ascolto, disponibili a discutere. I democrat sull’introduzione delle preferenze, ponendo come condizione la governabilità. Il M5S a un secondo confronto, coinvolgendo passo passo la Rete sulla questione del ballottaggio. Il presidente del Consiglio guidava il suo gruppo in veste di segretario pd. Con una mossa a sorpresa: la presenza nella sua squadra dell’europarlamentare Alessandra Moretti e della portavoce Debora Serracchiani, che insieme al capogruppo alla Camera Roberto Speranza formavano la delegazione.
Degrillizzato, il M5S è sceso di decibel riuscendo però per la prima a farsi ascoltare. Luigi Di Maio, il vice presidente della Camera incarna l’alter ego di Grillo: calmo, pacato, faccia del bravo ragazzo cresciuto a Pomigliano D’Arco, la Mirafiori campana dove un tempo si produceva la mitica AlfaSud. «La nostra legge è il primo esperimento al mondo che riesce di legge elettorale scritta con la Rete – ha esordito Di Maio – noi siamo una forza politica giovane ma non abbiamo paura delle preferenze. Io ho preso 182 voti alle parlamentarie ma non ho mai avuto problemi di compravendita con le tessere, come sul mio territorio alcuni vostri esponenti».
Renzi non s’è tirato indietro, ha un po’ ironizzato sulla proposta elettorale dei 5Stelle definendola prima «Complicatellum», poi «Grande fratellum» e poi ancora «Toninellum», dal nome del vice presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Toninelli. Che insieme a Di Maio e ai capigruppo di Camera e Senato, Brescia e Buccarella formava il quartetto 5Stelle. «Siete disponibili a introdurre un elemento di ballottaggio che consenta di stabilire chi ha vinto al primo o al secondo turno?» è andato al sodo Renzi. A seguire l’invito a un secondo incontro «arrivandoci però con le idee chiare». «Volendo con noi si può fare entro 100 giorni», è stata la risposta, per ora solo interlocutoria, dei grillini. Intanto la Riforma del Senato va avanti. Il ministro Boschi è perplessasulla proposta di affidare alla Consulta la competenza sull’immunità parlamentare dei senatori. Un nodo che per ora non si scioglie. E Maurizio Sacconi, presidente dei senatori Ncd ha presentato un emendamento in cui si prevede l’elezione diretta del Senato in base a un listino regionale. Lunedì, alle 16, in commissione Affari costituzionali il voto.
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