Istat, gli italiani tornano a spendere. Dopo due anni diminuisce la propensione al risparmio e la pressione fiscale
Nei primi tre mesi dell’anno la spesa delle famiglie per consumi finali, in valori correnti, è aumentata dello 0,2% nei confronti sia del trimestre precedente, sia del corrispondente periodo del 2013. Lo rileva l’Istat. È la prima crescita tendenziale dopo due anni. La spesa non saliva più, infatti, dall’ultimo trimestre del 2011. Tuttavia è in calo il potere di acquisto: nello stesso periodo dell’anno è diminuito dello 0,1%.
La propensione al risparmio
Mentre la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici (definita dal rapporto tra risparmio lordo delle famiglie consumatrici e reddito disponibile lordo) è stata pari al 10%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito dello 0,6% rispetto al primo trimestre del 2013, mentre la spesa delle famiglie per consumi finali è aumentata dello 0,2%. Tenuto conto dell’andamento dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici (cioè il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in termini reali) è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,2% nei confronti del primo trimestre del 2013. L’Istat rende anche noto il tasso di investimento delle famiglie consumatrici (definito dal rapporto tra investimenti fissi lordi delle famiglie consumatrici, che comprendono esclusivamente gli acquisti di abitazioni, e reddito disponibile lordo) che nel primo trimestre è stato pari al 6,2%, invariato rispetto al trimestre precedente ma in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2013. Gli investimenti fissi lordi delle famiglie consumatrici sono diminuiti dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% nei confronti del primo trimestre del 2013.
La pressione fiscale
Giù anche la pressione fiscale nello stesso periodo dell’anno. E’ stata pari al 38,5%, risultando inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’Istituto di statistica ricorda come per pressione fiscale si intenda il rapporto tra la somma di imposte dirette, indirette, in conto capitale, contributi sociali e prodotto interno lordo (Pil). Di solito nei primi tre mesi dell’anno la pressione fiscale risulta meno accentuata rispetto ai trimestri successivi. L’andamento, infatti, nella maggior parte dei casi è crescente durante i 12 mesi dell’anno, per toccare i massimi nel quarto trimestre, quando si concentrano le scadenze dei diversi pagamenti.
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