Papa Francesco a Campobasso: “Non poter comprare il pane a casa equivale a perdere la dignità”
Il Pontefice, arrivato con circa dieci minuti di anticipo sul programma, è stato accolto tra gli altri dall’arcivescovo di Campobasso-Bojano, Giancarlo Maria Bregantini, dal presidente della regione Paolo Di Laura Frattura e dal sindaco della città, Antonio Battista. La folla assiepata nell’aula circostante ha calorosamente applaudito l’arrivo di Francesco.
Migliaia di fedeli hanno “invaso” Campobasso per accogliere il Papa. Il capoluogo molisano praticamente non è andato a dormire la scorsa notte e alcuni negozi sono aperti fin dalle 5,00 del mattino.
L’incontro all’università. «Lavorare la domenica non è vera libertà. La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano», ha detto papa Francesco nel suo discorso all’Università del Molise incontrando il mondo del lavoro e dell’industria. «Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà», ha aggiunto.
La questione della domenica lavorativa, ha detto il Papa, «non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica». «La domanda è: a che cosa vogliamo dare priorità? La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità», ha aggiunto.
«Si tratta di conciliare i tempi del lavoro con i tempi della famiglia», ha detto il papa, che ha definito questo un punto “critico”, che «ci permette di discernere, di valutare la qualità umana del sistema economico in cui ci troviamo».
«Se non cerchiamo di rompere gli schemi non andremo avanti. Bisogna essere creativi sul futuro», ha sottolineato Francesco con riferimento a una sua stessa frase, ricordata dal rettore Gianmaria Palmieri, su «Dio che rompe gli schemi». Il Papa, nel suo discorso, ha parlato anche «dell’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale».
Poi il pontefice ha lanciato un appello: «Oggi vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio nel chiedere che possa attuarsi anche qui un “patto per il lavoro”.
Non avere lavoro non è solo non avere il necessario per vivere: no, noi possiamo mangiare tutti i giorni, andare alla Caritas o altre associazioni. Il problema è non portare il pane a casa, questo toglie la dignità. Il problema più grave non è la fame, è la dignità: dobbiamo difenderla».
Ma il Papa ha anche parlato del rispetto dell’ambiente: «Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato. Io vedo l’America, che è la mia patria: tante foreste spogliate, che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita».
Francesco si è poi rivolto ai genitori: «Perdete tempo con i vostri bambini. Quando andavo a confessare, nella diocesi, quando arrivavano una mamma o un papà giovani io chiedevo: quanti bambini hai? Poi un’altra domanda: tu giochi con i tuoi bambini? E la risposta era sempre: come padre? Stiamo perdendo questa scienza, di giocare con i bambini».
Il Papa ha anche voluto sottolineare l’importanza del lavoro contadino: «Per un contadino restare sulla terra non è rimanere fisso: è un dialogo fecondo, creativo. Il dialogo di un uomo con la sua terra la fa fiorire, la rende feconda. E questo è importante».
Al termine del suo discorso all’Università del Molise, indirizzato al mondo del lavoro e dell’industria, papa Francesco ha raccontato «a braccio» «un fatto storico che mi è successo». «Ero provinciale dei Gesuiti – ha detto – e avevo bisogno di inviare un cappellano in Antartide, che vivesse là dieci messi l’anno. È andato uno: era nato a Campobasso», ha quindi detto, suscitando i sorrisi e l’applauso dell’uditorio.
Il giro in “papamobile” tra la folla. Papa Francesco, lasciata l’Università del Molise, è arrivato sulla “papamobile” scoperta nell’ex stadio Romagnoli, dove celebrerà la messa, salutato da un vero bagno di folla. Le migliaia di persone sui due lati del percorso hanno salutato e acclamato a gran voce il Pontefice, che a sua volta ha ringraziato e benedetto, fermandosi di tanto in tanto a baciare e accarezzare i bambini. Nella struttura sono presenti circa trentamila persone.
«La disoccupazione è una piaga, ci vuole coraggio». Poi il Papa è arrivato nell’area dell’ex stadio Romagnoli per celebrare la messa, dove ha trovato ad accoglierlo circa 80 mila pellegrini i quali, come fa notare l’organizzazione, sommati a quelli presenti nell’area circostante arrivano al numero approssimativo di 100 mila.
La disoccupazione è «una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti», ha detto il Papa nella messa a Campobasso. «Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario», ha osservato invitando a «porre al centro» la dignità umana.
Invitando a diffondere dappertutto la «cultura della solidarietà», il Pontefice ha quindi sottolineato che «c’è tanto bisogno di questo impegno, di fronte alle situazioni di precarietà materiale e spirituale, specialmente di fronte alla disoccupazione, una piaga che richiede ogni sforzo e tanto coraggio da parte di tutti. Quella del lavoro è una sfida che interpella in modo particolare la responsabilità delle istituzioni, del mondo imprenditoriale e finanziario».
«È necessario – ha aggiunto – porre la dignità della persona umana al centro di ogni prospettiva e di ogni azione. Gli altri interessi, anche se legittimi, sono secondari. Al centro c’è la dignità della persona umana, perchè è stata creata a immagine di Dio, e tutti noi siamo immagine di Dio».
«Basta alle ambizioni, alle rivalità e alle lamentele nella Chiesa». «Il Signore ci libera da ambizioni e rivalità, che minano l’unità e la comunione. Ci libera dalla sfiducia, dalla tristezza, dalla paura, dal vuoto interiore, dall’isolamento, dai rimpianti, dalle lamentele», ha detto papa Francesco nell’omelia, «Anche nelle nostre comunità infatti non mancano atteggiamenti negativi, che rendono le persone autoreferenziali, preoccupate più di difendersi che di donarsi. Ma Cristo ci libera da questo grigiore esistenziale».
Fra i detenuti. Papa Bergoglio sarà nel carcere di Isernia per mantenere a una promessa fatta a un detenuto. La promessa era stata data in una lettera in risposta ad una missiva di un detenuto del carcere il quale raccontava a Papa Francesco il disagio, il sovraffollamento delle celle e la speranza di una vita diversa. Secondo quanto si è appreso da uno della Pastorale dei volontari Carceraria, il Papa avrebbe risposto tramite la Segretaria vaticana e avrebbe promesso che avrebbe fatto di tutto per venire a visitare il carcere.
«Emozione, entusiasmo e orgoglio. I detenuti hanno subito attivato un laboratorio creativo per donare al Papa qualcosa di speciale». È come rivela Paolo Orabona, volontario della Pastorale Carceraria, i detenuti regaleranno a Bergoglio un quadro dove Papa Francesco è ritratto nella figura di Noè dentro l’Arca con tutti gli animali. Il ritratto dell’Arca con Papa Francesco è ritratto dietro delle sbarre trasparenti che vogliono rappresentare il maggior contatto con l’esterno e il perdono necessario.
«Nel carcere di Isernia ci sono circa una settantina di detenuti ed è considerato di “minima sicurezza”. Come spiega il volontario Paolo Orabona, la notizia della visita del Papa ha scatenato un fermento fuori dal comune. L’ideatore del quadro che verrà donato a Bergoglio si chiama Nelson Delgado ed è un portoghese detenuto per reati internazionali. La presenza dei volontari copre la mancanza di un effettivo cappellano del carcere ma, come spiega Paolo il volontario, «la nostra esperienza è assolutamente straordinaria e in questi giorni d’attesa per l’arrivo di Papa Francesco l’atmosfera che si viveva dietro le sbarre è stata straordinaria e ce la ricorderemo tutti perchè certamente la vita dentro il carcere non sarà più la stessa».
L’attesa per il pranzo alla mensa dei poveri. È l’ultima tappa della visita del Papa a Campobasso, ma senza dubbio significativa. Il Santo Padre, umile tra gli umili, pranzerà con i poveri assistiti dalla Caritas nella mensa “Casa degli angeli”, allestita per l’occasione nell’asilo di via Monte San Gabriele, in un quartiere popolare della città. Qui, con il passare delle ore, sale l’ attesa.
La zona si presenta con balconi addobbati con le bandiere del Vaticano, striscioni di benvenuto e fedeli pronti ad abbracciare Bergoglio che arriverà intorno alle 13,00. Subito dopo il pranzo, alle 14.30 la partenza in elicottero per Castelpetroso (Isernia) dove incontrerà i giovani dell’ Abruzzo e Molise.
Dopo 19 anni un pontefice in Molise. Dopo 19 anni un Papa visita il Molise. L’ultimo Pontefice a recarsi in questa piccola regione di 300mila abitanti era stato Giovanni Paolo II, due volte, nel 1983 a Termoli e nel 1995 a Campobasso e Agnone.
A prendere la parola per primo all’arrivo di papa Francesco all’Università del Molise Don Pasquale D’Elia della Cappellania Universitaria: «Siamo in 600 nell’Aula Magna e 1.000 qui fuori, questo è il primo benvenuto che il Molise Le rivolge».
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