Mondiali 2014, Neymar sul suo infortunio: “Due centimetri più su e ora sarei paralizzato”
Non è solo perché non c’era, nella disfatta contro la Germania. E non è nemmeno perché probabilmente è l’unico giocatore che assomigli a un fuoriclasse rimasto al Brasile. No, se dopo il disastro la Seleção deve partire da Neymar è perché quando parla questo ragazzo comunque dimostra di essere diverso, di non nascondersi dietro le frasi fatte. E soprattutto di avere capito una cosa fondamentale: il peso del Brasile o se lo prende sulle spalle lui o non lo farà nessun altro. «Sono tornato qui nel ritiro perché questa cosa l’abbiamo iniziata insieme e la finiremo insieme». Certo, che sia un peso enorme e che la traversata sarà lunga lo dimostra che il n. 10 del Brasile, tornato a parlare in conferenza stampa dopo il 7-1 subìto dalla sua squadra nella semifinale del Mondiale, di nuovo non è riuscito a trattenere le lacrime, ricordando l’infortunio alla vertebra che gli ha impedito di giocare contro i tedeschi: «Due centimetri e ora sarei paralizzato».
«Con in campo? Niente “se”…»
«Contro la Germania è avvenuto qualcosa di incredibile e inatteso. Non riesco a spiegarmelo, non posso spiegarmelo», ha detto Neymar a Teresopolis, dove è andato a salutare i compagni che stanno preparando la finale per il terzo e quarto posto contro l’Olanda (sabato a Brasilia, ore 22 italiane). «È stato un blackout che ha colpito la nostra squadra, che ha finito per prendere gol e non è riuscita a riprendersi. Per me è stata una delle peggiori settimane della mia vita», ha aggiunto, sposando dunque la tesi del c.t. Scolari del passaggio a vuoto. E a chi gli chiedeva se le cose sarebbero andate diversamente con lui in campo, Neymar ha risposto che è troppo facile dirlo: «Non esiste un “se”. Anche a me è capitato di vivere un blackout in campo, non si riesce ad azzeccare un passaggio, a fare nulla».
Torniamo a sorridere
«Dopo la partita ho anche pianto – ha raccontato Neymar – perché i miei compagni non meritavano di uscire in quel modo. Ho sofferto per loro e per le loro famiglie. Vedere una partita in tv è brutto, non mi piace fare il tifo o lo spettatore, ma era la nazionale, erano i miei compagni e dovevo guardarla. Mi sono sentito male, perché davanti a uno schermo non potevo fare niente». Poi l’appello: «Ma non è che a causa di questa goleada storica – ha aggiunto Neymar – debba finire tutto. Oggi faccio parte di un Seleção che farà la storia in senso negativo, e rimarremo segnati da questo risultato, ma dobbiamo riprenderci e tornare in alto. Non si può sempre distruggere tutto e cacciare tecnico e giocatori. Nelle visione che ho io del calcio, questo è sbagliato. Dobbiamo tornare a sorridere, e io per primo. Non cambierò il mio modo di essere, e non perderò il mio sorriso perché non abbiamo vinto questa Coppa. Il mio sogno ora è tornare a giocare e rendere felice il popolo del Brasile». Infine, una consapevolezza importante: «Non è per colpa di una sconfitta storica che dobbiamo abbassare la testa. Fa parte del calcio, dello sport. In campo – ha concluso Neymar – si può vincere o perdere». Poi le lacrime, di cui si è subito scusato.
«Perdono Zuñiga, ma che brutta entrata»
Ripresosi dal momento di commozione che lo ha fatto piangere, c’è stato il tempo di parlare anche di Zuñiga, il difensore colombiano che con una ginocchiata gli ha procurato la frattura al processo trasverso della terza vertebra lombare. «Non ho rancore nei suoi confronti, mi ha anche telefonato per dirmi che gli dispiaceva e che non voleva farmi del male. Ora io non sento odio per lui, e gli auguro di avere fortuna nella sua carriera». Anche se il fallo, «il modo in cui Zuniga è arrivato su di me, e il modo in cui arrivava la palla, non è stata una fase di gioco, una cosa normale. Non mi ricordo se prima mi avesse detto qualcosa, ma so che se io sono di spalle non mi posso difendere, l’unica cosa che può farlo sono le regole. Ma non mi lamento, Dio mi ha protetto, perché se Zuñiga mi avesse preso due centimetri più dentro, ora sarei su una sedia a rotelle».
«Tiferò Argentina»
Infine, una sorprendente ammissione: Neymar, pur essendo brasiliano, nella finale tra Germania e Argentina farà il tifo per l’Albiceleste: «Lì ci sono due miei compagni del Barcellona, e poi Messi per la sua storia e per ciò che ha fatto finora merita anche il titolo di campione del mondo. È un amico, e farò il tifo per lui». Neanche in questo Neymar è banale.
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