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Striscia di Gaza, le vittime salgono a cento. Hamas: “Pronti a combattere per mesi”

Striscia di Gaza, le vittime salgono a cento. Hamas: “Pronti a combattere per mesi”

Sei palestinesi sono morti nella notte a causa di due raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza. Altro sangue, dunque, in un contesto che si fa di giorno in giorno sempre più drammatico: è di 98 palestinesi uccisi e 670 feriti il bilancio complessivo della ‘Operazione confine protettivo’ lanciata da Israele contro la Striscia di Gaza, secondo fonti mediche di Gaza. Vanno avanti, intanto, i preparativi per un’operazione di terra: il portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner riferisce che sono state già spostate ai confini della Striscia tre brigate di fanteria e che nei prossimi giorni potrebbero essere spostate un’altra o due brigate.

Hamas si dice “pronto a combattere per mesi”, aggiungendo che un cessate il fuoco dovrà comportare la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso. Il leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniye, ha detto: “Non abbiamo paura delle minacce del nemico. Il sangue dei leader non ha più importanza del sangue dei bambini e delle famiglie. Ponete fine ai vostri crimini contro il nostro popolo perché la vostra aggressione non raggiungerà gli obiettivi che vi siete posti”. Haniye rivolgendosi a Israele, come riporta Ynet, il sito web del giornale israeliano Yedioth Ahronoth, ha aggiunto: “la nostra gente vincerà a prescindere dal numero di vittime e dalle minacce. Il nostro popolo è unito e sostiene la resistenza”.

Hamas, secondo Ynet, ha rivendicato il lancio di nove razzi contro Ashdod. Ma i media israeliani parlano di un solo razzo che ha colpito una stazione di rifornimento ad Ashdod ferendo diverse persone: un uomo è in gravi condizioni. Due razzi sono stati lanciati anche dal sud del Libano colpendo, senza fare vittime, il nord di Israele: l’attacco è avvenuto nei pressi della città di Metullah e l’artiglieria israeliana (ora in allerta anche al nord) ha risposto.

Gli Stati Uniti si offrono di mediare per arrivare alla tregua. L’offerta è arrivata nel corso di una telefonata tra il presidente americano Barack Obama ed il premier israeliano Benyamin Netanyahu, nella quale il primo ha messo in guardia contro “un’ulteriore escalation e ha sottolineato la necessità per tutte le parti di fare il possibile per proteggere le vite dei civili e ripristinare la calma”.

Il premier turco Recep Tayyip Erdogan, da parte sua, esclude la possibilità di normalizzazione dei rapporti con Israele fin quando non terminerà la ‘Operazione confine protettivo’ lanciata dal governo di Benjamin Netanyahu contro la Striscia di Gaza. “Prima dovete porre fine a tutta questa prepotenza. Se non lo farete, non è possibile arrivare alla normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Israele”, ha detto ieri sera Erdogan dalla città di Yozgat, come si legge oggi sul giornale turco Hurriyet.