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Gaza, continuano i raid israeliani. Dopo cinque giorni di scontri le vittime salgono a 120

Gaza, continuano i raid israeliani. Dopo cinque giorni di scontri le vittime salgono a 120

Quinto giorno dell’offensiva israeliana per fermare il lancio di razzi palestinesi: almeno 12 le vittime dei raid condotti nella notte sulla striscia di Gaza, che portano il totale delle vittime degli attacchi a oltre 120.

Nuove scene di orrore sono state segnalate stamane a Beit Lahya (a nord di Gaza) dopo che l’aviazione israeliana ha centrato un orfanotrofio, provocando la morte di tre piccole disabili. Lo riferisce la agenzia di stampa Quds Press, secondo cui diverse infermiere sono rimaste ferite. In Israele l’episodio non è stato commentato. In generale il portavoce militare sostiene che Hamas ha sistematicamente provveduto a nascondere missili e armi in moschee ed in istituti pubblici.

L’esercito israeliano ha colpito la notte scorsa circa 84 obiettivi «affiliati al terrorismo di Hamas» nella Striscia, ha detto il portavoce militare spiegando che tra questi ci sono «68 lanciatori di razzi, 21 centri militari, 18 fabbriche di armi e depositi». Inoltre, l’esercito ha detto di aver colpito «10 operativi del terrore, 6 di questi direttamente coinvolti nel lancio di razzi in quel momento verso Israele».

Sono stati invece circa 690 i razzi e i colpi di mortaio lanciati da Gaza verso Israele dall’inizio dell’operazione “Margine protettivo, ha detto ancora il portavoce militare spiegando che alcuni dei razzi lanciati hanno una gittata dentro Israele di oltre 100 chilometri. Dalla notte scorsa i razzi lanciati verso il territorio israelino sono stati sei.

Hamas intanto minaccia anche i voli civili sull’aeroporto di Ben Gurion, a Tel Aviv, ma le compagnie internazionali, che usano un coridoio aereo protetto, non interrompono i voli. Khaled Meshal, il leader politico di Hamas che vive nel Qatar, starebbe però lavorando a un cessate il fuoco.

La situazione quindi non si sblocca e lo scontro in corso non sembra destinato ad allentarsi. Ad essere
minacciato ieri dai razzi di Hamas è stato l’aeroporto Ben Gurion, lo scalo internazionale di Tel Aviv. La fazione islamica ha avvertito le compagnie aeree che è meglio che fermino i voli. Israele è apparso determinato a proseguire nel suo intervento sulla Striscia: nonostante la preoccupazione espressa ieri del presidente Usa Barack Obama per l’escalation, il premier Benyamin Netanyahu ha ammonito che «nessuna pressione internazionale impedirà ad Israele di agire contro i terroristi». E ha ribadito che un’azione di terra è possibile e che l’esercito è pronto anche a questa opzione.

«Soppesiamo tutto, ci prepariamo a tutto», ha dichiarato Netanyahu che ha anche addossato alla fazione islamica la responsabilità delle vittime visto che «si nasconde dietro la gente». Ma gli analisti
non sembrano essere d’accordo sull’eventualità di un’azione di terra in grande stile con i carri armati. Altri sostengono che se avvenisse uno sconfinamento nel territorio di Gaza, questo sarebbe limitato a pochi chilometri e mirerebbe alla «pulizia» dei tunnel.

Da Gaza, Hamas ha annunciato di «essere pronta a combattere per mesi» assicurando che sta «scrivendo una nuova pagina» che «il nemico dovrà sottoscrivere». Sul possibile ingresso nella Striscia ha ammonito: se Israele lo facesse «noi siamo già pronti ad uccidere o a rapire i suoi soldati», ha detto all’agenzia Ansa il portavoce dell’organizzazione Fawzi Barhum. «Israele ha preso una decisione stupida e ridicola quando ha avviato questa guerra, senza prevederne le conseguenze. Hamas non si arrenderà, farà anzi pagare ad Israele appieno il prezzo della sua scelta».

La situazione nella Striscia, dove le case, le infrastrutture e gli edifici pubblici sono stati fortemente danneggiati, è pesantissima. Dopo l’apertura dell’altro ieri del valico di Rafah per far passare i feriti, venerdì è stato richiuso dalle autorità egiziane. E non si entra e non si esce.

Su Israele, in particolare al sud e nella zona centrale del paese oramai sotto costante minaccia, anche ieri sono arrivati i razzi: 77, ha riferito il portavoce militare sottolineando che Hamas li «nasconde nelle scuole». C’è stato anche un razzo sparato dal Libano su nord di Israele, ma Hezbollah ma negato ogni suo coinvolgimento.

A Tel Aviv ieri le sirene di allarme sono risuonate per due volte (la seconda in serata) e alcuni detriti dei razzi intercettati sono caduti in alcuni quartieri. Ad Ashdod sul litorale prossimo a Gaza sette persone sono rimaste ferite quando un razzo ha centrato una stazione di benzina. Due soldati sono stati feriti anche loro da un missile.

La diplomazia internazionale che l’altro ieri si è mossa in grande stile, oggi è sembrata meno attiva. «Da giorni – ha però detto il ministro degli esteri italiano Federica Mogherini – assistiamo ad attacchi
indiscriminati su aree civili. È inaccettabile la minaccia che Hamas pone alla sicurezza di Israele, con il costante lancio di razzi su obiettivi civili. Ed è ogni giorno più pesante e intollerabile il bilancio delle
vittime palestinesi». Bisogna «tornare subito – ha aggiunto – al cessate il fuoco». A questo proposito la tv di stato israeliana ha rivelato che il leader politico di Hamas Khaled Meshal, che vive nel Qatar, starebbe lavorando, in contrasto con i dirigenti dell’organizzazione nella Striscia – ad un cessate il fuoco.