Figc, Albertini si candida alla presidenza: “Mi metto a disposizione. Vorrei essere il regista del cambio di marcia”
Articolo pubblicato il: 21/07/2014
“Mi metto a disposizione. Ho sempre fatto il regista in campo e ora vorrei essere il regista del cambio di marcia”. Con queste parole il vicepresidente della Figc, Demetrio Albertini, si è di fatto candidato alla presidenza della Federcalcio, in una conferenza stampa a Milano.
“Sono cambiati tutti gli scenari, non avrei mai pensato che ci sarebbero state le dimissioni di Prandelli e Abete, e quindi in questo mese ho iniziato a ricevere tante telefonate e tanti apprezzamenti da parte della gente, che è quella che va allo stadio, per potere mettermi a disposizione, io lo faccio ben volentieri. Mi metto a disposizione per essere il rilancio, il regista del cambio di marcia, tutti insieme perché la federazione è condivisione”, ha aggiunto Albertini che non si vuole legare a logiche politiche. “Mi metto a disposizione per chi vuole cambiare, senza fare campagna elettorale altrimenti l’avrei fatto un mese fa”.
Nel chiarire i motivi che hanno determinato la sua decisione, l’ex calciatore del Milan e della nazionale, ha spiegato di aver ricevuto molte telefonate da parte di dirigenti, tra i quali mancherebbe però Barbara Berlusconi, e incoraggiamenti da parte di gente comune, che avrebbero risvegliato in lui un crescente senso di responsabilità, oltre a una lunga riflessione sullo stato del calcio italiano: “Da tempo -ha detto- avevo maturato considerazioni su quello che il nostro calcio sta subendo, confrontandomi anche con il calcio europeo. Ed ero giunto alla conclusione che occorre mettere al centro del rilancio il calcio giocato. Mi sono chiesto se ci potesse essere la possibilità di fare qualcosa. E la risposta è stata che prima di tutto dobbiamo sapere chi vogliamo essere”.
Il riferimento è alla presa d’atto delle resistenze, da parte di molti, dovute all’idea che un ex calciatore possa guidare la Federazione. “Il mio percorso -ha detto Albertini- negli ultimi otto anni, è stato da dirigente e oggi sono ancora catalogato come ‘ex calciatore’ con una connotazione negativa. Un terzo della mia carriera è stato fatto con la giacca e la cravatta e il mio impegno è stato molto più fuori dal campo che non in pantaloncini”.
Tra i punti indicati da Albertini per il suo programma, particolare attenzione alla governance, alla competitività e sostenibilità del sistema calcio, alla valorizzazione dello sport sul territorio e al reclutamento. “Dobbiamo puntare -ha detto il vicepresidente della Figc- a un modello snello ed efficiente, mentre oggi la Federazione non è nella condizione di prendere decisioni su obiettivi comuni se non all’unanimità. Basti pensare che la somma di due componenti può raggiungere un peso pari al 51% in Assemblea. Ma queste stesse componenti sono in minoranza nel Consiglio Federale, rendendo di fatto impossibile qualsiasi scelta strategica”.
Devono essere valorizzate, all’interno della Federazione, le specificità del sistema professionistico e dilettantistico. “Dobbiamo lavorare creando sinergie e fare in modo che queste componenti possano lavorare costruendo un corretto equilibrio tra il valore culturale, sociale ed economico che il calcio rappresenta”. Senza il lavoro di ogni singola componente, tra dirigenti, calciatori, allenatori, arbitri, non si potrebbero giocare le partite. “Eppure non si riesce ad agire tutti insieme: manca l’armonizzazione e la sinergia verso un obiettivo comune che il calcio italiano ancora non si é dato”.
Altro obiettivo è il progetto sportivo. “Mi spiace -ha sottolineato Albertini- sentir parlare solo di quante debbano essere le squadre nei vari campionati per garantire la ripresa del calcio. Sento spesso parlare anche di modelli stranieri da imitare ed anche il termine cantera é diventato da noi uno spot pubblicitario”. Tutto, per il vice presidente uscente della Figc, deve essere focalizzato su un obiettivo: ridare competitività e sostenibilità al sistema calcio. “Dalla riduzione delle squadre professionistiche e allargamento della base per il reclutamento, con la revisione dei criteri di inserimento nelle rose, a una nuova politica sull’immigrazione degli atleti che sia rispettosa delle leggi dello Stato, ma che non sia un blocco per il sistema”.
Circa la valorizzazione dello sport sul territorio, per Albertini è fondamentale il ruolo del mondo dei dilettanti, come forza sociale importante del Paese, che “può diventare ancora di più parte integrante di progetti sviluppati in sinergia con il governo e con il Coni, in particolare sui temi del rapporto con la scuola, sulla tutela della salute e sulla riqualificazione degli impianti sul territorio”. Anche il tema del reclutamento, è per l’ex giocatore tra gli argomenti ai quali occorre dare maggior risalto: “Non voglio -ha precisato- essere un dirigente che auspichi solo stadi nuovi senza dare qualità, servizi e sicurezza a quelli attuali, o che voglia modificare i provvedimenti e le sanzioni della giustizia sportiva senza prima intervenire sui comportamenti che li hanno generati. Uno che chieda solo buoni esempi ai tifosi senza darne alcuni”.
Il rispetto per il calcio, ha aggiunto “non può essere speso in una campagna elettorale incentrata sulla voglia di poltrone piuttosto che sul bisogno reale di mettersi a disposizione”. Chi ha a cuore il futuro del calcio deve ragionare su questi obiettivi “per costruire un futuro più solido: competenze, conoscenze e trasferimento delle conoscenze”.
E’ un sentimento di profondo rispetto quello che Albertini prova per Carlo Tavecchio, il 71enne vicepresidente vicario della Federcalcio, candidato in pectore alle elezioni che il prossimo 11 agosto definiranno il nuovo numero 1 della Federazione. Lo ha affermato lo stesso Albertini. I due ex dirigenti potrebbero quindi ritrovarsi faccia a faccia per la conquista della poltrona di numero uno della Figc: “oggi né io, né lui, tecnicamente, siamo candidati”, precisa riferendosi al fatto che per rendere effettiva la candidatura servirà l’indicazione di una delle componenti della Figc.
“Diciamo -sottolinea- che siamo due persone che si sono messe a disposizione. Dobbiamo arrivare al 27 luglio (giorno in cui scadranno i termini per la presentazione formale delle candidature, ndr.) per vedere quello che succede. Poi vediamo”. E ha concluso ribadendo: “Verso Carlo, come per tutte le persone che si sono impegnate in questi anni, ho un rispetto immenso, anche se i nostri percorsi professionali sono diversi. Io oggi sono qui per mettermi a disposizione. Con grande serenità ma anche con grande decisione, per un grande senso di responsabilità”.
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