Riforme, il Senato ha deciso per la ‘tagliola’. Boschi: “L’ultima parola sarà dei cittadini: referendum comunque!”
La conferenza dei capigruppo del Senato ha deciso a maggioranza il contingentamento dei tempi sul ddl riforme e il voto ci sarà entro l’8 agosto. Lo ha riferito il vice presidente del Senato Maurizio Gasparri (Fi), uscendo dalla riunione. “L’ultima parola sulle riforme sarà dei cittadini: referendum comunque! #noalibi” ha scritto su Twitter il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Un tweet rilanciato da Matteo Renzi.
A chiedere la convocazione di una riunione dei capigruppo era stato il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, dopo che in mattinata sono stati votati solo due emendamenti in un’ora. Mercoledì, prima giornata di votazioni, erano stati solo tre gli scrutini.
Boschi: numero emendamenti è ricatto – Prima della decisione della capigruppo il ministro Boschi, parlando con i giornalisti al Senato, aveva sottolineato la disponibilità del governo “a migliorare il testo, non a stravolgerlo. Non abbiamo mai detto che il ddl era intoccabile, ma il testo della commissione è equilibrato”. Boschi aveva anche precisato che il Senato non ad elezione diretta resta perché “è la base di tutta la riforma”. Successivamente, aveva aggiunto: “Mi aspetto un ritiro sostanzioso degli emendamenti, concentrando la discussione su alcuni punti, oppure andiamo avanti. Ma è chiaro che questo numero di emendamenti è un ricatto”.
La capigruppo è stata quindi aggiornata per permettere a Lega, Sel e M5S di valutare l’offerta del ministro. Le opposizioni si sono riunite per individuare una strategia. “Andremo in conferenza dei capigruppo con delle proposte comuni – ha comunicato Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto-Sel, al termine della riunione- Il governo ci dicesse per iscritto cosa ne pensa. I punti sono: elezione diretta, equilibrio con la Camera e referendum. Su questi punti siamo tutti d’accordo”.
Poi la decisione della conferenza dei capigruppo di scegliere la ‘tagliola’. Corradino Mineo del Pd parla di “grave ferita”. “Contingentamento. Chi non è d’accordo, per protesta, non parteciperà al voto. Opposizioni potrebbero andare al Quirinale” scrive su Twitter.
E Carroccio e M5S hanno annunciato l’intenzione di farlo. “Al termine di tutto questo la Lega andrà dal Presidente della Repubblica” ha fatto sapere il presidente dei senatori leghisti Gianmarco Centinaio nel suo intervento in aula.
“Anche il Movimento Cinque Stelle si appresta ad andare al Quirinale dal Presidente della Repubblica” ha dichiarato il presidente dei senatori M5S Vito Petrocelli.
“Abbiamo presentato le nostre proposte con un elenco di questioni su cui aspettavamo la risposta del governo. Hanno risposto con il contingentamento dei tempi: è molto grave – ha detto Loredana De Petris – perché si parla della modifica della Costituzione e anche perché viene messa a rischio l’approvazione di diversi decreti. Continueremo la nostra battaglia in aula”.
Ha replicato in aula Luigi Zanda: “Ho fatto sei appelli per cercare una soluzione condivisa. Non volevamo arrivare al contingentamento ma non potevamo permettere che la discussione sulle riforme costituzionali finisse come sta finendo”. Anche con la diffusione di “espressioni luride, che mi vergogno di ripetere. Quelle sono un’offesa a chi ora sta soffrendo”, ha affermato Zanda riferendosi a quanto scritto su Twitter dal senatore Morra, secondo il quale “Renzi pensa che il Senato sia come Gaza”. “Vogliamo discutere sulla Costituzione. Mi ribello a questa assenza di democrazia delle opposizioni” ha tuonato Zanda.
“Loro mettono la tagliola e ad offendere la democrazia è un mio tweet? Bel tentativo. Non vi fate depistare” ha risposto su Twitter il senatore Morra.
Alla fine i senatori del Movimento Cinque Stelle, come preannunciato, hanno lasciato palazzo Madama per recarsi al Quirinale, unendosi ai deputati nell’iniziativa volta a protestare per il contingentamento dei tempi sul ddl riforme. A quanto si è appreso, diversi senatori di Sel e Lega hanno aderito all’iniziativa. “I nostri ragazzi si stanno recando al Quirinale. La democrazia è stata uccisa. Noi non molliamo”, scrive su twitter Beppe Grillo. Che poi ha detto che l’incontro con il capo dello Stato non c’è stato, a causa di “una indisposizione di Napolitano”.
La nota cinquestelle – “Oggi, abbiamo assistito ad un altro colpo gravissimo che il governo, con arroganza e disprezzo di ogni regola democratica, ha inferto al Senato e alle opposizioni: una tagliola inaccettabile, che fa carta straccia dell’articolo 72 della Costituzione e impone la votazione della riforma costituzionale entro l’8 agosto senza possibilità di avere una discussione nel merito in Aula”. Lo afferma, in una nota, il Movimento 5 Stelle di Camera e Senato. “Le parole pronunciate ieri da Napolitano -prosegue la nota- ci hanno tolto ogni speranza sulla possibilità di trovare nelle istituzioni degli interlocutori degni di rappresentare questo Paese. Ma davanti alla gravità di quello che sta accadendo facciamo un ultimissimo tentativo: fermi questo scempio, restituisca ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti con un Senato elettivo e non di nominati. E’ l’ultima opportunità per Napolitano di dimostrare che è il capo di tutti gli italiani e non solo di una parte. Se rimarrà sordo a questo ultimo grido di allarme nulla sarà più come prima”.
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