Gaza, colpita una scuola gestita dalle Nazioni Unite, 20 morti. Il bilancio complessivo è di 1.258 vittime palestinesi e oltre 7.000 feriti
Decine di palestinesi sono rimasti uccisi nella Striscia di Gaza, dove è stata colpita un’altra scuola gestita dalle Nazioni Unite. Dopo la struttura gestita dall’Unrwa colpita a Beit Hanoun, nelle ultime ore – secondo testimoni citati dall’agenzia di stampa Dpa – i tank israeliani hanno colpito la scuola al-Hussein del campo rifugiati di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza.
Stando ai testimoni, anche questa struttura ospitava palestinesi in fuga dai combattimenti e secondo le ultime notizie i morti sarebbero 20. Ashraf al-Qedra, portavoce del ministero della Salute di Gaza, ha confermato che almeno 15 persone sono rimaste uccise e altre 90 ferite nell’attacco alla scuola. “E’ accaduto qualcosa di terribile”, ha detto Chris Gunness, portavoce dell’Unrwa, senza fornire dettagli.
Tra le vittime registrate nelle ultime ore nella Striscia, secondo al-Qedra, ci sono anche dieci persone di una stessa famiglia morte e altre 25 ferite in un raid aereo condotto contro un’abitazione a Khan Yunis, nel sud del territorio palestinese.
Colpiti 50 obiettivi a Gaza
Le forze armate israeliane hanno colpito oltre 50 obiettivi nella Striscia di Gaza nel corso della notte. Sono state centrate numerose moschee che, secondo i militari israeliani, erano usate come postazioni di osservazione e celavano gli ingressi di alcuni tunnel sotterranei.
Il bilancio delle vittime
Il bilancio delle vittime
Dall’inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza, stando a fonti palestinesi, il bilancio è di almeno 1.258 palestinesi morti e oltre 7.000 feriti. Da parte israeliana, riporta la Dpa, nelle ultime ore cinque soldati sarebbero rimasti feriti da colpi di mortaio.
Lanci di razzi contro Israele
Nella notte sono proseguiti i lanci di razzi contro Israele da Gaza, dove da martedì migliaia di persone sono senza elettricità dopo che è stata colpita l’unica centrale elettrica. Dall’avvio delle operazioni l’8 luglio scorso, almeno 53 soldati israeliani e tre civili sono morti, mentre i feriti sono centinaia.
Tregua lontana
Martedì sera il leader delle Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas, ha ribadito che un eventuale accordo di tregua con Israele deve prevedere la fine dell’offensiva contro la Striscia di Gaza e la revoca del blocco. In un messaggio audio diffuso dalla tv di Hamas, Mohamed Deif ha affermato che “la resistenza armata palestinese è più forte e potente dell’esercito del nemico”.
Le richieste dell’esercito israeliano
L’esercito israeliano chiede alla leadership politica del Paese di prendere una decisione sui prossimi passi da intraprendere nell’offensiva militare nella Striscia di Gaza. “La leadership politica deve decidere ora – ha detto un alto ufficiale citato dai media israeliani- o ci spingiamo più in profondità o ci ritiriamo”. Critiche anche per la decisione politica di non voler definire l’operazione militare in corso una guerra. “A prescindere da come la chiamano i politici, per i nostri soldati questa è una guerra”, ha detto ancora l’ufficiale.
Appello di Hamas ai Paesi arabi
Tramite la sua pagina Facebook il portavoce del movimento palestinese, Sami Abu Zuhri, lancia “l’appello di Hamas ai governanti arabi” affinché si assumano le loro responsabilità rispetto ai tentativi di eliminare Gaza, uccidere i suoi bambini e privarli del loro diritto religioso e umano a celebrare l’Eid”, la festa che segna la fine del mese sacro di Ramadan.
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