Gaza, Israele rafforza gli attacchi: “In pochi giorni distruggeremo i tunnel di Hamas”
A due settimane dall’inizio dell’offensiva di terra nella Striscia di Gaza, Israele ha deciso per la mobilitazione di altri 16mila riservisti, portando il loro totale a 86mila. Stando a quanto annunciato dalla Radio israeliana, i riservisti sostituiranno parte delle unità attualmente impegnate nell’operazione militare.
La decisione è stata presa all’unanimità dal gabinetto di Sicurezza israeliano che ha inoltre dato istruzioni all’esercito perché allarghi ulteriormente l’offensiva in atto contro gli “obiettivi terroristici” e i tunnel di Hamas. Oggi del futuro dell’operazione militare discuterà nel corso di una riunione l’intero governo israeliano.
Quasi 1.400 morti – Sale intanto a 1.363 palestinesi uccisi e 7.680 feriti l’ultimo bilancio complessivo degli attacchi. Lo ha reso noto il portavoce del ministero della Salute di Gaza, Ashraf al-Qedra, come riporta l’agenzia di stampa Dpa. Solo ieri, secondo le informazioni diffuse da al-Qedra, nella Striscia sono rimasti uccisi 119 palestinesi. “Venti persone sono morte nell’attacco dei tank contro la scuola Abu Hussein di Jabalia e 20 persone sono rimaste uccise nel mercato di Sheja’eya”, ha detto il portavoce.
Proprio sull’attacco contro la scuola Onu del campo profughi, dove avevano trovato rifugio 3mila civili, il portavoce del governo israeliano, Mark Regev, assicura che le autorità del paese intendono fare luce. Il segretario generale delle nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha detto che “tutti gli elementi disponibili” suggeriscono che l’attacco è stato opera dell’artiglieria israeliana. “Indagheremo su questo”, ha affermato Regev parlando con Newsnight della Bbc, assicurando che se dovesse emergere che si è trattato di “fuoco vagante” israeliano “sono certo che ci scuseremo”. “A noi non appare chiaro che si trattasse di fuoco nostro ma sappiamo con certezza che vi è stato fuoco ostile contro di noi proveniente dalle vicinanze della scuola”, ha aggiunto accusando Hamas di nascondere armi nei rifugi Onu.
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