Gaza, la tregua regge. Al Cairo delegazioni di Israele, Hamas e Al Fatah. Si tenta un accordo duraturo, gia’ morti 430 bambini
Secondo giorno di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dove da ieri mattina alle 8 (ora locale) è entrata in vigore una tregua umanitaria di 72 ore con l’obiettivo di permettere che al Cairo si tengano colloqui indiretti tra le delegazioni israeliana e palestinese per fermare in modo duraturo i combattimenti.
Nella capitale dell’Egitto, grazie alla cui mediazione si è giunti alla tregua, sono giunte ieri sera delegazioni di Israele, Hamas, Jihad islamica e al Fatah. Lunedì le autorità egiziane avevano consegnato a Israele le richieste palestinesi per trattare un cessate il fuoco duraturo, tra le quali anche la fine dell’assedio sulla Striscia di Gaza.
Il conflitto, iniziato l’8 luglio scorso nella Striscia di Gaza è costato la vita, secondo il ministero della Sanità palestinese, a 1.875 persone, tra cui 430 bambini e 243 donne. Secondo l’Onu, il 68% delle vittime palestinesi è composto da civili. Da parte israeliana, invece, sul campo sono morti 64 soldati, oltre a tre civili uccisi.
Israeliani e palestinesi approfittino della tregua a Gaza per riprendere il negoziato e per concentrarsi sulla soluzione dei due Stati. A dirlo il segretario di Stato americano John Kerry in un’intervista alla Bbc. “Credo che, adesso che la situazione si è evoluta, bisognerebbe concentrarsi sulla necessità di tornare ai negoziati e di cercare di risolvere la questione dei due Stati”. Il capo della diplomazia americana ha quindi ribadito il sostegno degli Stati Uniti al diritto di Israele a difendersi contro gli attacchi dei militanti di Hamas: “Nessun Paese può vivere in quella condizione”. Il movimento di resistenza islamico palestinese “si è comportato in un modo incredibilmente sconvolgente e, di conseguenza, ci sono stati terribili danni collaterali”. Infine, sulla questione della richiesta palestinese della fine dell’assedio a Gaza, Kerry ha detto: “Quello che vogliamo fare è sostenere i palestinesi nel loro desiderio di migliorare le loro vite, di far arrivare il cibo, di aprire i varchi e di avere maggiore libertà”.
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