Italiane rapite in Siria, Pistelli, “Siamo sulle tracce dei rapitori”
Nel massimo riserbo richiesto dalla Farnesina per tutti i casi di sequestri, gli inquirenti cercano di capire innanzitutto quale gruppo tenga prigioniere Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie scomparse da giorni nel nord della Siria. Ed è plausibile anche l’ipotesi che le due giovani siano state cedute ad altre organizzazioni per gestire una trattativa ed ottenere un riscatto.
Le due cooperanti sarebbero state rapite nel villaggio di El Ismo, a ovest di Aleppo, da uomini armati dalla casa di quello che viene indicato come il “capo del Consiglio rivoluzionario” locale, presso il quale erano ospitate. Una zona, quella del nord del Siria, dove ribelli, jihadisti islamici e bande di criminali comuni si contendono il territorio, e dove il business dei ricatti è la principale fonte di sostentamento di molti gruppi estremisti. In questo scenario caotico, il primo obiettivo è di individuare chi gestisce materialmente il sequestro delle due cooperanti nella fase attuale, che intenzioni abbia, e trovare un canale di collegamento affidabile per intavolare una trattativa, fanno sapere fonti vicine all’inchiesta, specificando tuttavia che “è ancora troppo presto e tutti gli scenari sono aperti”.
Sulla base delle esperienze passate, viene ritenuta “concreta” l’ipotesi che Vanessa e Greta possano passare da un gruppo ad un altro, anche se “non ci sono evidenze certe”. In genere, gli autori dell’azione tendono per prima cosa a portare gli ostaggi in una zona sicura: da lì, o provano a gestire in proprio il sequestro, o se non sono strutturati per farlo cedono gli ostaggi ad un altro gruppo. Nel caso specifico, gli investigatori stanno verificando diversi elementi proprio per capire se questo passaggio è avvenuto e, comunque, chi abbia attualmente in mano le due ragazze.
Sul caso, il governo ha rassicurato il parlamento che si stanno facendo tutti gli sforzi possibili. “Stiamo lavorando pancia a terra per avere un risultato positivo”, ha riferito il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova alla commissione Esteri del Senato, spiegando che “si sta lavorando soprattutto sul terreno ma anche nel rapporto con le famiglie”, che anche oggi hanno parlato con i responsabili dell’Unità di crisi, ma “il riserbo è d’obbligo per agevolare le operazioni”.
Nei paesi d’origine delle due ragazze, appena ventenni, cresce l’attesa e la preoccupazione. A Gavirate, piccolo comune della provincia di Varese, la famiglia di Greta Ramelli resta chiusa. A parenti e conoscenti e’ stata data la consegna del silenzio non solo per favorire l’opera della Farnesina, ma anche perche’ la famiglia Ramelli ha chiesto cosi’, in maniera ancor più diretta dopo l’arrivo dei giornalisti davanti alle finestre di casa. E la comunità partecipa all’apprensione della famiglia ma senza organizzare iniziative di solidarietà per il momento, ha spiegato il sindaco Silvana Alberio, sottolineando che c’è già “tanto clamore mediatico”.
A Brembate, nel Bergamasco, il padre di Vanessa Marzullo, Salvatore, ha raccontato in un’intervista che la figlia aveva deciso di partire – per la terza volta verso la Siria – contro la volontà dei familiari, perché “convinta che per aiutare i bambini siriani dovesse andare da loro”. Il signor Marzullo anche ieri era a Roma per incontrare i funzionari della Farnesina (che ha visto “molto attenti” al caso). In attesa, ha spiegato, che arrivi la tanto sospirata “buona notizia”.
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