Oggi 19 Agosto del 14 d.C. è morto a Nola l'imperatore Cesare Ottaviano
Augusto. Nato a Velletri, il giovane Ottaviano fu adottato come figlio (e come
erede) dal celebre prozio Caio Giulio Cesare. Alla morte di quest'ultimo, e
alla fine di un convulso periodo di guerre civili, Ottaviano emerse come
l'unico uomo politico in grado di prendere le redini dello Stato. Iniziò subito
con una serie di riforme istituzionali tali da garantirgli la continuità del
potere, autoconferendosi l'Imperium (potere esecutivo, legislativo e militare)
e la Tribunicia Potestas (diritto di veto sulle decisioni del Senato).
Ricevette poi il titolo di "Augustus" ("Venerato"), quello di "Princeps"
("Primo cittadino" con diritto di dichiarare guerra o stipulare trattati di
pace con popoli stranieri) e quello di "Pontefice Massimo", la più alta carica
religiosa dello Stato Romano. Riorganizzò la macchina burocratica,
amministrativa, giudiziaria, militare e, per migliorare la sicurezza della
città di Roma, la dotò di più corpi di polizia (coorti urbane, vigiles e
guardia pretoriana). Affidò all'amico "manager" Vispanio Agrippa la
riedificazione di Roma, trasformandola in una "Città di Marmo", costruendo e
restaurando numerosi edifici pubblici. Promosse le arti e la cultura, facendo
raccogliere nel "salotto" dell'amico Mecenate il fior fiore dei letterati del
suo tempo, Virgilio, Ovidio, Livio, Orazio e Properzio. Pare che le sue ultime
parole sul letto di morte siano state "La commedia è finita. Applaudite!", la
stessa frase recitata dagli attori alla fine di uno spettacolo teatrale.
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