Napoli, in 200 ‘invadono’ il Cardarelli per rubare la salma del boss
“Hanno rubato il morto”. È una segnalazione surreale e drammatica quella che arriva in questura. Tutto si consuma in pochi minuti, nella notte tra lunedì e martedì scorso, nel cuore del Cardarelli: sebbene operi un servizio di vigilanza e un drappello di polizia. Tutti colti alle spalle dalla spedizione di una folla inferocita.
Sono quasi duecento persone, stando alle prime notizie che svegliano il pm di turno, alle 2 del mattino, quando ormai l’onda è sparita e bisogna ragionare sulle misure da mettere in campo. Sono lunghi e drammatici minuti. Hanno un solo scopo, gli uomini e le donne arrivati in massa, tra pronto soccorso e reparti: scaricare le colpe della morte di Gennaro Cotroneo, 50 anni, sui medici; sottrarre il cadavere di quell’uomo, imparentato con il boss dello spaccio CarmineIaccarino, detto zì Car-miniello, e consegnarlo alla “devozione” del rione.
Circondano il pronto soccorso, alzano la voce, seminano il panico, minacciano medici, infermieri, vigilantes. Poi portano via il cadavere, in una processione di auto e motorini.
Tutti verso Caivano, tutti nel cuore dell’Antistato, il Parco Verde, altra periferia metropolitana sempre uguali, a prescindere dalle latitudini – dove i cantieri si chiamano droga o rapine, dove gli onesti sono ostaggio di un grumo di camorristi, dove spesso l’infanzia è preclusa, abusata, uccisa.
“Sì, se ne sono andati via, dice che la salma era la loro”. È un sos che riaccende echi di memoria delle sanguinarie guerre di camorra degli anni Ottanta, quando a scopo dimostrativo non era raro che un capoclan si spingesse fin tra i camici bianchi per “reclamare” il feretro di un “fedelissimo”. Solo che stavolta la salma contesa non è vittima di un regolamento di conti: Cotroneo era arrivato in ospedale – così, almeno, raccontano i familiari – “in condizioni buone “, affetto solo da una forma di infezione legata a una fistola.
Poi, evidentemente, le condizioni precipitano. E quello non è un paziente qualunque: Cotroneo è cognato (hanno sposato due sorelle) di Iaccarino, detto Zì Carminiello, 50enne pregiudicato già segnalato in passato per traffico di droga e associazione mafiosa, ritenuto una colonna storica, un vero e proprio ras dell’industria dello spaccio, il mega market di Caivano che, per numero di piazze e affari, avrebbe superato Scampia.
La vicenda viene tenuta sotto riserbo, fino a quando la prevaricazione non viene risolta, e contestata ai responsabili.
Il procuratore aggiunto Luigi Frunzio, che coordina l’indagine del pm Valentina Rametta, avverte subito il procuratore capo Giovanni Colangelo: insieme decidono, con i funzionari di polizia Sergio Di Mauro e Eugenio Marinelli, dei rispettivi commissariati di zona, di operare una “mediazione” per evitare scontri. Pronti comunque a intervenire in maniera drastica se le famiglie non avessero subito riconsegnato la salma. E ora i fascicoli sono due: per le accuse di violenza e sottrazione di cadavere, contestati a diverse persone; e per eventuali responsabilità colpose nella morte di Cotroneo, dopo una denuncia degli stessi “sospettati” consegnata ai magistrati. Chiedono giustizia per “malasanità”. Per questo si procede con un’autopsia. Qualche volta, pare, lo Stato conviene anche a loro.
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