Crisi, Draghi prova a bloccare la deflazione
La visita di Matteo Renzi in elicottero alla sua casa delle vacanze in Umbria in pieno agosto. Le telefonate con Angela Merkel, sicuramente frequenti e solo in questo caso rese pubbliche. Poi ieri la visita all’Eliseo dal capo dello Stato francese François Hollande. Piuttosto che quella di un normale banchiere centrale, l’agenda di Mario Draghi ricorda sempre di più quella di un operatore delle istituzioni che ha davanti a sé un grande vuoto politico da colmare. Anche i discorsi pubblici iniziano a rivelare sfumature del genere.
Come quando il 22 agosto a Jackson Hole il presidente della Bce ha proposto un compromesso ai principali governi europei. Ma se ieri Hollande all’Eliseo ha detto in privato ciò che spesso ripete in pubblico, Draghi sarà tornato subito nei panni, da lui preferiti, di banchiere centrale. Il capo dello Stato francese pensa che l’euro – a 1,3133 sul dollaro ieri sera – resti di gran lunga troppo forte. Dalla tarda primavera, è vero la moneta unica ha iniziato a dirigersi verso sud nei grafici. Ma alla Francia e agli esportatori italiani non può bastare il calo del 5,3% dai picchi di 1,39 di inizio maggio.
Come Hollande, Draghi sa benissimo che un altro, robusto tratto sulla strada del deprezzamento risolverebbe vari problemi senza troppi costi politici. Gli esportatori in Francia, Italia, ma anche in Germania, avrebbero un’arma di più per contrastare la frenata degli ordini dall’estero legata anche alla guerra in Ucraina. E beni e servizi all’import costerebbero un po’ di più,
aiutando la Bce a alzare il tasso d’inflazione
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