Riforme, Renzi presenta ‘La buona scuola’: “Precari azzerati entro un anno. Assunte 150 mila persone”. Gelmini: “Speriamo non siano solo annunci”
Un piano da tre miliardi per stabilizzare centocinquantamila insegnanti nel 2015, di cui 80 mila maestri per le scuole dell’infanzia e della primaria: circa 20 mila serviranno per coprire le cattedre scoperte, mentre i restanti 60 mila saranno usati come organico funzionale di questi cicli, sostituendo i colleghi nei momenti delle assenze o sostenendo i passaggi più delicati. Ecco una delle novità fondamentali contenute nel piano scuola, la «riforma» annunciata dal premier Matteo Renzi come la chiave di volta per cambiare il Paese e presentata sul sito passo dopo passo con un video del premier Matteo Renzi.Gli altri 77.596 neo assunti saranno impiegati nelle scuole secondarie, di primo e II grado. Dopo l’abbattimento della massa forte dei precari, che potrebbe costare anche 300-350 milioni in meno per l’abolizione delle supplenze, il reclutamento dal 2015 in poi avverrà solo con concorso triennale, per cui entro il 2018 saranno assorbiti altri 40 mila nuovi insegnanti, in vista di un vero svecchiamento del nostro corpo docente, tra i più anziani dei Paesi dell’Ocse. «Oggi tiriamo una linea col passato. Percorso di rinnovamento coinvolgerà tutti», sottolinea il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Il 15 settembre, infatti, partirà una fase di consultazione, aperta fino al 15 novembre a tutti i protagonisti della scuola, per raccogliere idee, opinioni, suggerimenti. Scettica l’ex ministro dell’Istruzione del governo Berlusconi, autrice dell’ultima, contestata riforma: «Speriamo non siano solo annunci», twitta Maria Stella Gelmini.
Scuole trasparenti
La carta di identità della scuola si avvia a diventare realtà. A partire dal 2015 per ogni scuola saranno pubblicati i flussi di dati sull’organizzazione della scuola, i rapporti di autovalutazione di ogni scuola, i bilanci degli istituti, tutti i progetti finanziati attraverso il MOF o altri fondi, e una mappatura delle interazioni delle scuole con il territorio. I dati saranno pubblicati sulla piattaforma «Scuola in chiaro 2.0», in forma aggregata e per ogni singola scuola. Sempre nell’ottica di rendere noti i risultati ottenuti dalle scuole, viene individuato in ogni istituto un docente mentor, che segue per la scuola la valutazione, coordina le attività di formazione degli altri docenti, e in generale aiuta il preside e la scuola nei compiti più delicati legati alla valorizzazione delle risorse umane nell’ambito della didattica. Come viene scelta questa figura così delicata? A occuparsene sarà il nucleo di valutazione interna, tra i docenti che per tre trienni consecutivi hanno avuto uno scatto di competenza. Il mentor, che oltre al suo stipendio avrà un’indennità extra, rimarrà in carica per tre anni e potrà essere riconfermato.
Gli insegnanti fanno carriera
Un docente di scuola materna o elementare parte da una media di uno stipendio annuo lordo di quasi 32 mila euro per arrivare a 47 mila dopo 35 anni di servizio. Uno di scuola media parte da 34 mila per approdare a quasi 52 mila. Un docente di scuola superiore si vede assegnare una busta paga annua lorda media di 34 mila euro per giungere, alla fine della carriera, a quasi 54 mila euro. Questo è l’attuale sistema degli scatti di anzianità, che prevede che gli aumenti degli stipendi degli insegnanti siano automatici. Ed è questo il sistema che la riforma Renzi vuole scardinare, introducendo il concetto di merito per l’assegnazione degli scatti. Quindi: chi più fa, più avrà, anche in termini economici. Il docente potrà dimostrare quanto vale attraverso crediti didattici, formativi, e professionali. Lo stipendio base così potrà essere integrato nel corso degli anni in due modi: attraverso gli scatti di competenza, legati all’impegno e alla qualità del proprio lavoro, ogni tre anni; oppure attraverso le attività aggiuntive, che ogni anno potranno «fruttare» all’insegnante una remunerazione aggiuntiva. Ma anche gli scatti di competenza non saranno generalizzati: ne avranno diritto due terzi (il 66%) di tutti i docenti di ogni scuola o rete di scuole, quelli che avranno maturato più crediti nel triennio precedente. Per avere un’idea, un docente di scuola superiore potrebbe avere, con lo scatto di competenza, 60 euro netti al mese ogni tre anni. A fine carriera, i docenti migliori potranno arrivare a guadagnare fino a 9 mila euro netti in più rispetto al loro stipendio base, cioè circa 2 mila euro in più di quanto guadagnerebbero a fine carriera con il sistema attuale.
La mobilità dei docenti
Tutti i docenti saranno trasferibili, in modo da far sì che ogni scuola schieri la miglior squadra possibile: la mobilità di tutti i docenti è un altro dei punti chiave della riforma della scuola, che prevede che i curricula degli insegnanti siano resi fruibili in maniera trasparente, in modo che le informazioni servano alle scuole per selezionare al meglio gli organici funzionali. La mobilità sarà incoraggiata anche con gli scatti stipendiali, che non saranno più solo di anzianità, ma legati alla maturazione dei crediti, alle competenze, alla valutazione delle scuole. Questo sistema, nell’ottica di lungo periodo, permetterà di migliorare le scuole di tutta Italia: i docenti mediamente bravi, infatti, per avere più possibilità di maturare lo scatto, potrebbero volersi spostare in scuole dove la media dei crediti maturati dai docenti è relativamente bassa e quindi verso scuole dove la qualità dell’insegnamento è mediamente meno buona, aiutando così a invertire la tendenza. Le scuole potranno contare sui loro docenti per almeno tre anni consecutivi, ma è chiaro che, incoraggiando la mobilità, il meccanismo complessivamente ridurrà le disparità tra le scuole. Questa mobilità geografica andrà di pari passo con la mobilità professionale: i docenti potranno cioè avere la possibilità nella loro carriera di svolgere tanti lavori diversi, in modo da migliorarsi e realizzare la vera autonomia. E saranno sempre valutabili dall’esterno: un registro nazionale dei docenti traccerà la mappa di competenze, spostamenti, avanzamenti.
Una materia in inglese anche alle elementari
Un’ora a settimana di educazione fisica nella classi dalla II alla V elementare, due ore di musica al quarto e quinto anno (sempre nella scuola primaria), storia dell’arte e disegno rafforzati nel biennio dei licei e degli istituti turistici: «Con musica e storia dell’arte riportiamo la creatività in classe- spiega il rapporto – ma l’energia passa anche attraverso il corpo», ed è per questo che l’obiettivo è far partire un grande progetto per l’educazione motoria e lo sport a scuola, con accordi con le istituzioni sportive e sinergie con finanziamenti dell’Unione europea.Ma, come preannunciato, grande valore sarà dato anche alle lingue: la strada è quella già sperimentata alle scuole superiori con il CLIL, l’insegnamento di una materia completamente in inglese. Se il CLIL è obbligatorio dall’anno prossimo al quinto anno dei licei e degli istituti tecnici, «va esteso significativamente anche nella scuola primaria e in quella secondaria di primo grado». Infine, l’alfabetizzazione digitale, con l’introduzione del coding, la programmazione, a partire dall’autunno, dalla scuola primaria in su, anche attraverso giochi. L’obiettivo è che entro il 2017 il 40% degli studenti sia coinvolto con la piattaforma italia.code.org, uno studente su quattro completi un’ora intera di code, e il 9% completi il percorso di 20 lezioni. Fin dal prossimo anno, sarà attivato quindi un programma per «digital makers», in modo che ogni studente abbia la possibilità di vivere almeno un’esperienza di consapevolezza digitale. Ma oltre all’analfabetismo digitale c’è anche quello finanziario: e allora ecco che l’economia diventa disciplina per tutte le scuole superiori, licei compresi. Il tutto passa, ovviamente, per la formazione continua dei docenti, che dovranno obbligatoriamente raggiungere un certo numero di crediti formativi all’anno per migliorare la qualità dell’insegnamento/apprendimento.
Il lavoro? Si crea con stage in azienda e laboratori
La scuola è anche vista come strumento per combattere la disoccupazione: come già ampiamente annunciato, uno dei punti della riforma è quello di abbattere il tasso record di disoccupazione giovanile, che in parte non dipende dal ciclo economico, ma dal disallineamento tra la domanda di competenze che il mondo esterne chiede alla scuola di sviluppare e quello che effettivamente la scuola offre. La soluzione? Offrire percorsi di didattica in realtà lavorative aziendali, non più saltuariamente, ma stabilmente, passando dagli 11 milioni di euro stanziati nel 2014 per l’alternanza scuola lavoro a circa 100 milioni di euro all’anno. E potenziando la rete di accordi con associazioni professionali, organizzazioni datoriali, pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore, ma anche con istituzioni culturali, centri di ricerca e incubatori, anche offrendo loro incentivi, attraverso lo «school guarantee». Ma visto che in Italia il numero di laureati in materie scientifiche è al di sotto della media europea, il piano punta anche sui laboratori nelle scuole superiori, per stimolare la capacità di problem solving degli studenti : i 300 milioni necessari ad acquistare nuovi macchinari (stampanti 3D, frese laser, componenti robotici, etc.) proverranno per almeno un terzo da fondi ordinari MIUR e saranno integrati da risorse europee. Ma fondi potranno essere ricavati anche attraverso «school bonus», bonus fiscali sulla falsariga dell’art bonus per investimenti nella scuola da parte di cittadini, associazioni, fondazioni, imprese.
Scuola aperta: non solo digitale
Non più tecnologie «pesanti», come lavagne interattive multimediali, tablet, computer, ma connessione per tutti: come anticipato, il governo non insegue più la dotazione a tutti i costi di strumenti alle scuole, ma punta a superare il gap digitale, che vede quasi una scuola su due senza rete e solo il 10% delle scuole primarie e il 23% di quelle secondarie connesse ad internet con rete veloce. Sarà quindi rifinanziato il bando per il wi-fi nelle scuol anche per il 2015 e il 2016, per un totale di circa 15 milioni di euro, verranno promossi collegamenti tra le scuole dei centri più piccoli e remoti con scuole madre attraverso le tecnologie digitali e favoriti incentivi per ridurre i costi per le famiglie di dispositivi mobili per la didattica e libri digitali.La scuola sarà quindi sempre più aperta, non solo digitalmente, ma anche fisicamente: l’orario potrà essere allargato, sulla scia degli esempi virtuosi che saranno presentati al forum in programma per ottobre, ampliando la propria offerta con associazioni sportive, culturali, e così via. Le risorse? potranno arrivare anche attraverso i privati, con percorsi di crowfunding per finanziare progetti e iniziative.
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