Riforma del lavoro, il Senato approva il provvedimento del Governo, ma il Pd si spacca. Bersani: “Chiarire le intenzioni sull’art. 18″
Via libera alla delega sul lavoro con il nuovo articolo 4 riscritto con un emendamento del Governo. La Commissione Lavoro del Senato ha approvato il provvedimento dando il mandato al relatore. Prima dell’approvazione della delega il Movimento 5 stelle e Sel hanno abbandonato i lavori della commissione, denunciando l’assenza di ”una discussione vera”. A uscire sono stati i grillini Nunzia Catalfo, Sergio Puglia e Sara Paglini, insieme all’esponente di Sel, Giovanni Barozzino. Subito dopo il provvedimento è stato approvato, con i voti favorevoli del Pd e di Ncd. Il provvedimento sarà dalla prossima settimana all’esame dell’aula di palazzo Madama (martedì o mercoledì).
Soddisfazione per l’approvazione è stata espressa dal ministro del Welfare Giuliano Poletti. “Sono davvero soddisfatto per l’approvazione della delega, giunta a conclusione di un lavoro efficace e positivo svolto dalla Commissione Lavoro del Senato che ha consentito di apportare miglioramenti su punti significativi del provvedimento” sostiene in un nota. “È sicuramente apprezzabile che anche l’articolo 4, nella nuova formulazione proposta dal Governo – sottolinea – abbia raccolto il consenso pieno della maggioranza. Il positivo lavoro della Commissione consente ora il passaggio alla discussione in Aula secondo i tempi previsti”.
Gli otto componenti del Pd hanno votato ”compatti” per il via libera, riferisce il capogruppo del partito in commissione Lavoro Annamaria Parente. La precisazione arriva viste le affermazioni di diversi esponenti del partito sulla riforma del mercato del lavoro che non convince proprio tutti.
“E’ assolutamente indispensabile che il governo dica al Parlamento cosa intende fare nel decreto delegato sul lavoro, perché si parla di cose serie”, ha affermato l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, commentando le modifiche introdotte ieri nel jobs act al Senato. “Mi ritengo una persona di sinistra liberale. Penso ci sia assoluta necessità di modernizzare le regole del lavoro dal lato dei contratti e dei servizi ma leggo oggi sui giornali, come attribuite al governo, delle intenzioni ai miei occhi surreali. In alcuni casi si descrive un’Italia come vista da Marte”. “E’ ora di poter discutere con precisione -ha continuato Bersani- cosa intendiamo quando si dice che bisogna superare il dualismo e l’apartheid nel mercato del lavoro, che bisogna estendere le tutele universalistiche, che bisogna tenere, nella crisi, in equilibrio i rapporti di forza tra capitale e lavoro. Sono cose basiche per un Paese. Vorrei ricordare che in tutta Europa, in Inghilterra, in Francia, in Germania, esiste, ancorché non obbligatoria, la reintegra. Quindi non raccontiamoci cose che non esistono”. Chiarezza che, a parere di Bersani, il governo dovrebbe fare sulla questione dell’articolo 18, se va mantenuto o meno. “Deve chiarire quali sono i contenuti precisi, perché l’emendamento che è stato presentato, sulla carta, lascia aperta qualsiasi interpretazione. Leggo oggi sui giornali come attribuite al governo delle interpretazioni che secondo me -ha concluso il deputato Pd- vanno chiarite. L’abolizione della reintegra è uno degli aspetti, non è il solo”.
“I titoli del jobs act sono condivisibili. Lo svolgimento meno: ne discuteremo in direzione, ma servono correzioni importanti al testo”, ha affermato dal canto suo il presidente dell’assemblea nazionale del Pd, Matteo Orfini. “Siamo in una fase in cui la delega è in corso di perfezionamento ed è giusto che il Pd discuta e definisca la propria posizione”, ma alla fine il partito sarà “assolutamente” unito: “Lavoriamo per questo”, aveva detto dal canto suo il vice segretario del Pd Lorenzo Guerini.
Critico il M5S. “Ieri il governo ha presentato un emendamento sostitutivo all’articolo 4 del Jobs Act in cui si parla di contratto a tutele crescenti, demansionamento e controlli a distanza. Oggi, su questo articolo, il governo ha bloccato il dibattito parlamentare invitandoci al ritiro di tutte le modifiche al testo e imponendo, di fatto, la sua linea politica. Il governo ha preferito parlare ampiamente di questa riforma con stampa e tv, ma si è guardato bene dal farlo con la commissione Lavoro”. E’ quanto affermano i senatori del Movimento 5 Stelle in commissione Lavoro. “Quando abbiamo chiesto che cosa intendessero esattamente per ‘tutele crescenti’ -aggiungono i senatori M5S- il presidente Sacconi ha finalmente tirato fuori la parola ‘articolo 18′ mai pronunciata prima nelle numerose sedute di commissione. Il vero progetto del governo è chiaro: lo stravolgimento dello Statuto dei lavoratori ed in particolare dell’articolo 18, affondando definitivamente il diritto al lavoro non supportato da un adeguato sistema di welfare”. “Per noi si tratta di una legge che non crea lavoro e non modifica nulla nell’immediato e che ci viene imposta togliendo la facoltà al Parlamento e alle opposizioni di dialogare su una materia tanto delicata e cruciale come quella del lavoro. Per protesta abbiamo dichiarato la nostra volontà di non far parte di questo teatrino ignobile e abbiamo abbandonato l’Aula dopo le nostre dichiarazioni di sdegno”, concludono i senatori del M5S.
“L’emendamento proposto dal Governo è il concentrato di una strategia inaccettabile che vuole abbattere la distanza tra quelli che il premier chiama lavoratori di serie A e quelli di serie B, cioè tutelati e precari, attraverso il livellamento verso il basso dei diritti”, dichiara il coordinatore Sel Lazio Giancarlo Torricelli. “Si parla di contratti a tutele crescenti, ma nel frattempo restano invariate le innumerevoli tipologie di contratto precario esistenti oggi, non si parla in nessun caso di reddito minimo di cittadinanza – aggiunge Torricelli -, si prevede l’abolizione dell’articolo 18, insomma è un provvedimento di destra che non affronta le questioni più serie del mondo del lavoro e che non genera alcun circuito virtuoso in grado di creare occupazione”.
Social