Renzi negli Usa, prima tappa a San Francisco per incontrare i ‘talenti italiani’. Il Premier scortato da oltre 80 poliziotti in moto e da suv blindati
È cominciata dall’università di Stanford, dov’è arrivato con una incredibile scorta di un’ottantina di motociclisti mobilitati dalla polizia di San Francisco attorno a un corteo di Suv neri blindati, la missione americana di Matteo Renzi. Un viaggio di quasi una settimana che, dopo la California, lo porterà già domani all’Onu, a New York (prima l’intervento alla Conferenza sul clima, poi, giovedì, quello all’Assemblea generale delle Nazioni Unite). Infine, venerdì a Detroit, al quartier generale di Fiat-Chrysler.
Oggi a San Francisco l’incontro con i giovani talenti italiani dell’accademia e, soprattutto, delle “start up” tecnologiche che questi imprenditori sono venuti a creare sulle rive del Pacifico. Una comunità molto dinamica di oltre cinquemila persone, secondo le stime del console italiano Mauro Battocchi. Giovani ansiosi di raccontare al premier la loro avventura e anche di dire la loro su come l’Italia può trattenere e mettere a frutto i cervelli che ora fuggono. Chiedono un Paese meno sclerotico, che dà più opportunità. Del resto Renzi di questo è venuto a parlare: il racconto di come sta cercando di cambiare l’Italia, modernizzandola, ha cominciato a farlo già ieri sera a Stanford dove è stato accolto da due calorosi discorsi: quello del presidente dell’ateneo, John Hennessy, e quello di Ronald Spogli, l’ex ambasciatore Usa in Italia, oggi titolare di un’importante società di “private equity”, la FreemanSpogli.
Ma, al di là dell’ufficialità dei discorsi, già nella cena di ieri nell’accademia di Palo Alto, Renzi e il team di esperti di hi-tech di Palazzo Chigi che lo ha seguito in California, hanno cominciato a tessere rapporti con gli imprenditori presenti. Perché alla cena ristretta di Stanford, oltre a due ex segretari di Stato, Condoleeza Rice e George Schultz, erano presenti alcuni italiani e italo-americani che ricoprono ruoli-chiave nel mondo hi-tech della “West Coast”. Su tutti il direttore finanziario di Apple, Luca Maestri, il “numero due” Amazon, Diego Piacentini e Doug Leone, importante partner di Sequoia Capital, la “corazzata” del “venture capital”. Origini genovesi, Leone si è dimostrato molto interessato a conoscere i termini della battaglia in corso sulla riforma del lavoro e l’articolo 18. E anche molto preparato sulla vittoria appena conseguita dal Genoa sulla Lazio.
Dopo i giovani delle “start up” e gli italiani di rango nella Silicon Valley, oggi – in questa che è la prima missione in California di un primo ministro dal 1982 (32 anni fa venne Spadolini), ma anche la prima in assoluto dedicata da un premier alla Silicon Valley – Matteo Renzi incontrerà anche i grandi imprenditori americani del digitale: Dick Costolo di Twitter, Marissa Mayer di Yahoo! e, in extremis, è stata aggiunta anche una visita a Google dove dovrebbe essere Larry Page ad accoglierlo. Interessante soprattutto quest’ultima tappa, anche perché il gruppo di Mountain View ha creato società d’investimento che sono molto attive – Google Ventures e Google Capital – che potrebbero essere interessate all’Italia .
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