Naufragio Costa Concordia, Domnica: “Io e Schettino salimmo sul ponte 11 per aspettare un elicottero che ci avrebbe portati in salvo”
Prima ha lanciato via Facebook un ultimatum a Francesco Schettino, chiedendogli di raccontare cosa avesse fatto dopo l’ordine di abbandonare la nave. Poi, visto che lui non rispondeva, ha deciso di vuotare il sacco e ha raccontato tutto al settimanale Oggi. Nel numero della rivista in edicola da mercoledì (e sul sito www.oggi.it), Domnica Cemortan sostiene che la notte del naufragio, mentre migliaia di persone si accalcavano ai ponti più bassi della nave per saltare sulle scialuppe di salvataggio, lei, il comandante Schettino e il maitre Ciro Onorato, si mossero in direzione opposta. «Salimmo al ponte 11, e anche se Schettino sostiene di esserci andato per controllare la dritta della nave io dico – sostiene la moldava – che eravamo lì ad aspettare un elicottero che portasse via tutti e tre. O forse solo qualcuno di noi».
La moldava: «Soccorsi rapidi per pochi privilegiati»
La rivelazione non cambia la ricostruzione dell’incidente, ma secondo la moldava «riaccende i riflettori sulla notte del 13 gennaio 2013 e mostra nello sviluppo delle operazioni di soccorso alcune stranezze. Mentre a bordo si scatenava l’inferno e decine di persone perdevano la vita, veniva predisposta un’uscita rapida e indolore per pochi privilegiati». Su quella gita notturna in cima alla nave Domnica non ha dubbi. «Subito dopo l’impatto», ricorda, «Schettino si fece raggiungere in plancia da Ciro Onorato, maitre di bordo, che non dimentichiamolo, è fratello di Gianni, che all’epoca era direttore generale di Costa Crociere (attualmente è passato a Msc, ndr). Schettino era sempre al telefono. Parlava con qualcuno, ma non capivo cosa dicesse. Dopo aver dato l’ordine di abbandonare la nave, chiese a me e a Ciro di seguirlo sul ponte 11. Sinceramente non capivo. Perché andare lassù?».
«Schettino? Ad un tratto disse: “Ma qui non si vede nessuno”»
Quando arrivarono in cima ed uscirono all’aperto Domnica cominciò a farsi un’idea più precisa. «Nessuno parlò dell’arrivo di un elicottero», dice, «ma mentre eravamo lì, il comandante aveva un’aria impaziente, continuava a guardarsi in giro, come se aspettasse qualcosa. A un certo punto disse: “Ma qui non ci vede nessuno!”. Il riferimento mi è sembrato inequivocabile. Chi mai doveva vederci di notte in cima alla nave? Da sotto nessuno ci poteva vedere. Evidentemente era dall’alto che dovevamo renderci visibili». Domnica si avvicinò allora a Ciro e accese la spia luminosa sul suo giubbotto salvagente: «Volevo segnalare la nostra posizione ma non arrivò nessuno. Dopo una ventina di minuti, arrivò una telefonata a Schettino. Quando la interruppe gli chiesi se stava arrivando un elicottero, ma lui rispose che i piani erano cambiati e dovevamo tornare giù, ai ponti inferiori».
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