Allarme Ebola, primo caso diagnosticato negli Usa. Le autorità sanitarie: “Stiamo bloccandolo il suo percorso in questo Paese”
Primo caso di Ebola diagnosticato negli Usa. A confermarlo i Cdc americani (Centers for Disease Control and Prevention).
Le generalità del paziente non sono state ancora diffuse, si tratta di un uomo giunto dalla Liberia a Dallas. Il paziente non aveva sintomi al momento della partenza dall’Africa, il 19 settembre, ma li ha sviluppati circa 5 giorni dopo essere sbarcato negli Stati Uniti e si è rivolto al Texas Health Presbyterian Hospital. I sanitari hanno isolato il paziente in attesa dei risultati degli esami di laboratorio, resi noti ieri.
Le autorità sanitarie hanno già iniziato a identificare i contatti stretti che verranno monitorati quotidianamente per 21 giorni, ma soprattutto sottolineano di essere fiduciosi sulle loro capacità di controllare il virus ed evitare che si diffonda negli Stati Uniti. “Stiamo bloccandolo il suo percorso in questo Paese”, ha assicurato Thomas Frieden, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention. Secondo Frieden l’uomo avrebbe avuto contatti, nel frattempo, con appena “un pugno” di persone. “Non ho dubbi che controlleremo questo caso di importazione, che non si diffonderà in questo Paese. Certo – ammette il direttore dei Cdc – è possibile che qualcuno che ha avuto contatti con questo soggetto possa sviluppare l’Ebola nelle prossime settimane, ma non ho dubbi che noi” fermeremo il virus “qui”.
Finora il virus aveva colpito solo medici e operatori americani che si erano infettati in Africa nel corso del loro lavoro, ed erano rientrati negli Usa per essere curati, come ricorda il ‘Washington Post’. Uno di loro, Richard Sacra, è stato dimesso la scorsa settimana da un ospedale del Nebraska. Qualche giorno dopo i National Institutes of Health (Nih) di Bethesda hanno ricoverato un altro medico americano, esposto al virus Ebola in Sierra Leone.
L’ultimo paziente invece, il primo diagnosticato quando era già negli States per una visita ai suoi familiari, è in terapia intensiva al Texas Health Presbyterian Hospital Dallas. Le persone che hanno viaggiato in aereo con lui non sarebbero in pericolo, spiega Frieden, perché l’uomo era stato sottoposto al controllo della febbre prima del volo e all’epoca non presentava sintomi. Ebola è contagiosa solo nel momento in cui si manifestano i sintomi. “Il rischio di trasmissione sul volo è pari a zero”, ha aggiunto Frieden.
Ma naturalmente il fatto che il virus sia giunto sul territorio Usa ha scatenato polemiche e preoccupazioni, specie dopo che gli stessi Cdc hanno previsto mezzo milione di infezioni entro gennaio dell’anno prossimo, in Africa. Intanto ci si preoccupa degli operatori sanitari che hanno seguito il paziente all’arrivo in ospedale, a Dallas. Due paramedici del servizio di Fire-Rescue e uno interno alla struttura vengono monitorati, e resteranno a casa per 21 giorni. La loro ambulanza è stata decontaminata dopo il trasporto dell’uomo. Un approccio che dovrebbe aiutare a contenere il virus, anche se non si può escludere che qualcun altro manifesti i sintomi, nei prossimi giorni.
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