Contagio ebola, l’Onu lancia l’allarme: “C’è il pericolo che si diffonda per via aerea”
Un cameraman freelance americano impiegato dalla Nbc News in Liberia e’ risultato positivo al test dell’Ebola e sara’ rimpatriato negli Usa per cure mediche con un volo privato. Lo rende noto la stessa Nbc, aggiungendo che il cameraman, di cui non riferisce il nome su richiesta della sua famiglia, ha 33 anni: ha avvertito i sintomi della malattia ieri ed e’ risultato positivo al test poco piu’ di 24 ore dopo. E’ il quarto americano che contrae l’Ebola in Liberia.
Sono almeno 100 in Texas le persone considerate a rischio, quelle potenzialmente esposte al contagio per essere venute a contatto – direttamente o indirettamente – col paziente liberiano ricoverato a Dallas. Nessuno però mostrerebbe al momento i sintomi della malattia. E mentre dalle Hawaii arriva la notizia di un nuovo caso sospetto, dalla Liberia il capo della missione Onu, Anthony Banbury, lancia l’allarme su quello che è un vero e proprio scenario da incubo: “Il virus dell’Ebola potrebbe mutare e diffondersi per via aerea se l’epidemia non verrà messa sotto controllo velocemente”. Certo, ha spiegato l’esperto, si tratta di un’ipotesi “improbabile”, “ma che non può essere esclusa”.
United Airline contatta passeggeri a bordo con Duncan
United Airlines, la compagnia aerea su cui ha viaggiato Thomas Duncan su due dei tre voli che lo hanno portato negli Stati Uniti, sta cercando di contattare gli oltre 400 passeggeri dei due aerei su cui l’uomo al centro del primo caso Ebola negli Stati Uniti ha viaggiato la scorsa settimana. United dice che nessun viaggiatore e’ a rischio, ma che stanno prendendo la misura per un eccesso di prudenza. Duncan non aveva sintomi nei giorni del volo. La linea aerea non parla dei passeggeri che hanno volato sui jet usati da Duncan dopo il suo approdo negli Usa.
Una corsa contro il tempo, dunque, con l’inviato delle Nazioni Unite che dopo aver visitato in Africa Occidentale le zone in cui si annidano i focolai della malattia parla senza mezzi termini di “disastro”: “Mai visto niente di simile”. E per dare una dimensione dell’emergenza ci sono anche gli ultimi dati sulla situazione in Sierra Leone, forniti dalla organizzazione “Save the Children”: i casi di contagio sono cinque ogni ora, un ritmo che va al di la’ di ogni previsione. E il numero potrebbe raddoppiare entro fine mese.
Comincia, però, a tremare anche l’Occidente
In Texas i controlli su chi ha incontrato il paziente liberiano Eric Duncan sono a tappeto. Nonostante l’elevato numero di persone messe sotto controllo al momento però solo un gruppo di esse viene tenuto in isolamento per verificare se si sviluppano i sintomi della febbre emorragica: principalmente vomito e diarrea. Tra coloro che sono stati messi in quarantena i familiari di Duncan (verso cui e’ stato spiccato l’ordine di non uscire di casa, visto che un primo invito da parte delle autorità era stato disatteso) e i medici e paramedici che trasportarono il paziente in ospedale e per primi se ne presero cura.
Una delle preoccupazioni principali è legata a cinque bambini che sono stati in contatto col paziente liberiano, con ben quattro scuole di Dallas messe sottosopra per assicurarsi che non ci siano pericoli di infezione. Ma molti genitori non si fidano, e da giorni – riportano i media locali – non mandano i figli a scuola. Intanto monta la polemica per l’errore di sottovalutazione compiuto al Texas Presbyterian Hospital di Dallas quando Duncan si recò per la prima volta al Pronto soccorso con tutti i sintomi dell’Ebola, ma fu incredibilmente rispedito a casa. Eppure – raccontano i suoi familiari – aveva chiaramente spiegato di essere da poco arrivato a Dallas dalla Liberia via Bruxelles e Washington.
L’uomo – secondo il racconto fatto dal New York Times – avrebbe contratto il virus poco prima di partire per gli Usa per aver aiutato a recarsi in ospedale una ragazza di 19 anni incinta e affetta dal virus. Ragazza che sarebbe morta nei giorni scorsi. Dalla Liberia arriva però la notizia che Duncan sarebbe stato incriminato per aver mentito sul formulario sanitario alla partenza da Monrovia, rispondendo ‘no’ alla domanda in cui si chiedeva se avesse avuto contatti con malati di Ebola. Al di la’ degli aspetti sanitari, c’é anche un altro risvolto da non sottovalutare. A ricordarlo è stata la direttrice del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, sottolineando come Ebola può porre dei “rischi significativi sul fronte economico e finanziario per il mondo intero”. Mentre chi fa già i conti con l’epidemia sono le compagnie aeree, i cui titoli continuano a crollare in Borsa, e su cui aleggia lo spettro di un ripetersi delle perdite subite ai tempi della Sars.
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