Allarme Ebola: secondo caso di contagio a Madrid. La Fadsp: “Gestione disastrosa e irresponsabile”
La comunità di Madrid è in allerta per un possibile secondo caso di contagio per ebola, secondo quanto ha confermato un portavoce dell’assessorato alla Sanità, citato dall’edizione online di El Mundo. Si tratterebbe, come il primo caso, di un’infermiera dell’ospedale Carlo III.
Intanto il ministero della sanità sta cercando di individuare le «fonti del contagio» del’infermiera di 44 anni di Madrid, il primo in Europa, che nella notte è stata trasferita dall’ospedale di Alcorcon al Carlo III-La Paz, nel reparto dove erano stati ricoverati i due missionari spagnoli rimpatriati dall’Africa e deceduti il 12 agosto e il 26 settembre scorsi. Lo si apprende da fonti sanitarie. L’ausiliare di infermeria, che è in condizioni stabili e con la febbre alta, faceva parte dell’equipe di sanitari che ha assistito Miguel Pajares, di 75 anni, e Manuel Garcia Viejo, di 69 anni, entrambi religiosi dell’ordine di San Juan de Dios, rimpatriati dopo aver contratto il virus in Sierra Leone.
La donna, sposata e senza figli, dal 26 settembre – data della morte di Garcia Viejo – era andata in vacanza, conducendo una vita normale. Ma dal 30 settembre scorso aveva registrato sintomi come febbre e distonia, che ne avrebbero consigliato l’immediata applicazione del protocollo di isolamento. «Esiste la possibilità che qualcuna delle persone entrate in contatto con lei si siano infettate», ha riconosciuto in dichiarazioni a radio Cadena Ser il coordinatore del Centro di Allerta ed emergenze del ministero della Sanità, Fernando Simon. «Questo non comporta rischi per la popolazione, ma dobbiamo garantire che questa situazione non torni a prodursi», ha aggiunto. Secondo il responsabile sanitario, «esiste la possibilità di contagio», che «è bassa, ma esiste».
Il coordinatore del Centro emergenze del ministero della Sanità ha confermato che si sta redigendo una lista delle persone entrate in contatto con l’infermiera per porle in isolamento, così come già fatto con il marito della donna, durante i 21 giorni in cui possono svilupparsi i sintomi dell’infezione. «I protocolli» di prevenzione «sono corretti perché sono identici ovunque», ha sottolineato Simon, tuttavia «questo non significa che non ci siano stati errori», ha aggiunto. «Rivedremo tutto» per riscontrare «eventuali errori umani o tecnici», dato che «la priorità è garantire che i rischi associati a questo caso siano sotto controllo».Intanto il ministro di sanità, Ana Mato, che ieri ha convocato un gabinetto di crisi, oggi tenuto un vertice con i responsabili di sanità delle 17 comunità autonome, per coordinare un’azione congiunta. La Federazione di Associazioni in Difesa della Sanità Pubblica (Fadsp) ha bollato come «disastrosa e irresponsabile» la gestione del ministro della Sanità e delle autorità sanitarie rispetto al trasferimento e all’assistenza dei due missionari rimpatriati e deceduti per ebola. E in un comunicato ha chiesto le dimissioni immediate della titolare del dicastero.
Social