Turchia: 14 morti nelle rivolte per i curdi. Kobane quasi nelle mani di Isis
Per la Turchia è stata una notte tesa, di guerra per le strade. La minoranza curda della Mezzaluna, che conta circa 15 milioni di persone, vuole dare pagare alle autorità di Ankara il mancato supporto ai curdi siriani, che nel villaggio di Kobane, poco dopo la frontiera con la Turchia, stanno combattendo strada per strada contro l’avanzata di Isis.
Le proteste si sono concentrate soprattutto nel sud-est del Paese dove in sei città è scattato il coprifuoco dopo le 18. Una folla di migliaia di persone è scesa in strada devastando tutto quello che trovava sulla propria strada, a cominciare da strade e negozi. Il bilancio è di almeno 14 morti.
L’attacco al potere centrale è partito da Diyarbakir, la città turca con la maggiore concentrazione di curdi, ma si è poi esteso rapidamente ad altre località come Sirnak, Mardin, Van e Hakkari, tutte zone controllate direttamente dal Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. I feriti sono a decine. Grande tensione anche a Istanbul, dove alcuni quartieri sono stati completamente isolati dalla guerriglia, soprattutto Bagcilar e Gazi alla periferia della megalopoli sul Bosforo.
L’Hdp, il Partito curdo del Popolo democratico, lo ha detto chiaramente: se Kobane cade, per la Turchia sarà l’inferno, oltre a saltare i negoziati con la minoranza, che vanno avanti dal 2009. Anche il leader spirituale dei curdi turchi, Abdullah Ocalan, ha mandato messaggi diretti alle autorità di Ankara perché Kobane non cada in mano Isis. La situazione sembra sul punto di esplodere. Ieri a Suruc, la cittadina turca che ospita quasi 200mila rifugiati curdi siriani vicina al confine, ci sono stati grossi problemi di ordine pubblico e secondo i media turchi negli scontri con le forze della Mezzaluna sarebbero morte tre persone. Oggi sarà un’altra lunga giornata, con il timore che Isis conquisti Kobane e la situazione degeneri definitivamente.
La città è «sul punto di cadere» nelle mani dello Stato islamico (Isis), che combatte strada per strada i miliziani curdi trincerati in sua difesa. Secondo Erdogan, non c’è più speranza di fermare l’avanzata dei jihadisti nella città curda siriana al confine con la stessa Turchia, che è pronta ad intervenire oltre frontiera solo a patto che venga istituita una fly-zone in Siria e gli Usa si impegnino per la futura rimozione del presidente Bashar al Assad. Anche l’Onu chiede un intervento immediato: «la città è sul punto di cadere», ha detto l’inviato per la Siria Staffan De Mistura, serve «un’azione concreta» della comunità internazionale in difesa dei cittadini di Kobane, «bisogna agire subito».
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