Parma: risveglio nel fango. Dubbi sulle scelte a difesa del territorio
Mezza Parma si è svegliata martedì mattina nel fango e si domanda perché. Certo è stata la più grande piena di sempre (3 metri e 97 centimetri rilevati al ponte Verdi, 30 in più di quella del 2000 quando non esistevano le casse di espansione di Marano)ma alla gente questo giustamente non basta.
La città si ritrova ferita, tradita dai propri fiumi fors’anche dalla vigilanza e dagli abusi degli uomini. Fortunatamente non ci sono vittime, anche il giovane disperso è stato ritrovato in riva al Baganza.
In sette ore è caduta tant’acqua come in tre mesi piovosi e anche la tecnica è andata in tilt. Dalle 17 di lunedì alle 7 di martedì mattina internet, e-mail e gran parte della telefonia sono fuori uso. Tra la gente che nella zona di via Po (laddove è crollato il Ponte della Navetta) una sola domanda: ma le casse di espansione non ci dovevano salvare?
Una domanda che non viene certo sminuita dalle risposte dei tecnici i quali affermano che le casse di espansione di Marano hannno funzionato e hanno contenuto e fermato 11 milioni di metri cubi d’acqua (su una capienza totale di 12). “La cassa di espansione sul Baganza dovrà diventare una priorità per evitare il ripetersi di questi eventi” commenta il sindaco Pizzarotti.
La rabbia monta dopo la notte insonne. E’ come se la città fosse stata imprigionata da una morsa di fango in tutti i suoi aspetti, dalle strade alle cantine un fango che fa guardare il cielo fortunatamente stellato e che al momento fa crescere rabbia ma anche solidarietà tra i parmigiani.
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