Champions League, la Roma umiliata in casa dal Bayern Monaco: 1-7 il risultato finale
La Curva Sud, nella notte dei 62.292 spettatori e del record d’incasso per l’Olimpico, fa bene a ricordare alla Roma la priorità della stagione. I tifosi giallorossi urlano: «Vinceremo, vinceremo, vinceremo il tricolor». Il gap con le big di Champions, come ha dimostrato il Bayern Monaco nella sua passeggiata sotto la collina di Monte Mario, è ancora enorme. Il passaggio del turno, però, è sempre possibile: le reti di Doumbia e di Natcho, per il pari del Cska in rimonta sul City, pesano sulla classifica. Garcia, anche dopo la lezione di Guardiola, resta secondo nel gruppo E e si deve tenere ben stretti i due punti di vantaggio sul Manchester di Pellegrini che il 10 dicembre verrà nella capitale.
CROLLO INIZIALE
La Roma aveva già perso 7 a 1 il 10 aprile del 2007 all’Old Trafford contro lo United di Ferguson. Mai però era stata capace di incassare 5 reti nel primo tempo, addirittura in 35 minuti. Con Spalletti, in quella umiliante serata a Manchester, il quarto gol arrivò solo al minuto 44. Gervinho, dopo il vantaggio di Robben, fallisce la palla dell’1 a 1, anche perché Neuer fa il portierone proprio nella partita in cui De Sanctis non è proprio presentabile. Segnano Goetze, Lewandowski, di nuovo Robben e Mueller su rigore. Ma non è solo l’esibizione del Bayern a colpire. Sono i giallorossi, irriconoscibile e presto intimoriti, a scansarsi.
FRAGILITA’ TATTICA
E’ vero che Cole a sinistra contro Robben va subito in tilt. Manicno contro mancino (tra l’altro, nella circostanza, pure campione), non va bene. Garcia, però, non può ripetersi. Contro il Cska mise da quel lato Torosidis contro Tosic. Che non sarà del livello dell’olandese, ma usa comunque il piede sinistro. Contro il Bayern, invece, non è stato possibile utilizzare il greco, titolare a destra dopo il forfait di Maicon che si è risparmiato il nuovo 7 a 1 dopo quello del Mineirazo, il crollo del Brasile contro la Germania, nella semifinale mondiale dell’8 luglio scorso a Belo Horizonte. Pesa di più il sistema di gioco: il 4-2-3-1 toglie equilibrio contro i palleggiatori di Guardiola. Che giocano a un tocco, in profondità e sui lati. E in difesa, con il 3-4-1-2 che prevede davanti Goetze dietro a Mueller e Lewandowski, il catalano sceglie per la marcatura personalizzata: Benatia e Alala si dedicano a Iturbe e Gervinho chesi scambiano spesso la fascia trovando però sempre la sentinella ad aspettarli. In mezzo Boateng tiene a distanza Totti. Il tridente non funziona, proprio come l’assetto. Pjanic si perde da trequartista, Nainggolan e De Rossi non fanno muro. Lahm, Xabi Alonso e Goetze, quando si abbassa, imperversano.
CORREZIONI IN RITARDO
Dentro, dopo l’intervallo, Holebas per Cole e Florenzi per Totti. Gervinho prende il palo, sfiora il gol e fa centro di testa. Gli interventi di Garcia, pure se in ritardo, aiutano il collettivo a riprendere fiato e a riacquistare morale. Guardiola, però, ottiene di più. Dentro Rafinha e soprattutto Ribery e Shaqiri che cambiano il risultato nel finale. Il 7 a 1 è la prima sconfitta stagionale in Champions della Roma che, da fine agosto (inizio del campionato), aveva sempre vinto in casa (5 gare su 5). Mai con il francese in panchina aveva incassato 7 gol. Umiliazione che il tecnico giallorosso proprio non ha sopportato. Crollò con il Lille a Monaco, il 7 novembre 2012: il Bayern si fermò sul 6 a 1 (anche se i primi 5 gol arrivarono più velocemente: in 33 minuti). Stavolta il passivo è stato addirittura peggiore. Rudi ha lasciato in fretta il campo. A testa bassa e senza salutare il pubblico. Ma negli spogliatoi si è preso tutta la colpa del flop storico. Per aver sbagliato strategia. E, chissà, forse anche gli uomini.
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