Sicurezza alla Casa Bianca, dopo appena un mese un’altra persona salta il cancello indisturbato
Un altro intruso alla Casa Bianca. Secondo quanto riferisce la Cnn, un uomo è riuscito a saltare l’inferriata della Casa Bianca ed avvicinarsi ad una trentina di metri da uno degli ingressi, prima di essere catturato dagli agenti dei servizi segreti. La Casa Bianca è stata messa in ‘lockdown’ (nessuno può entrare o uscire). L’allarme è rientrato solo dopo alcune ore. Pare che l’intruso, un giovane nero di 23 anni, che indossava un paio di pantaloncini bianchi, si sia sollevato la maglietta per far vedere agli agenti di non essere armato. L’intruso è stato affrontato da due cani e ne ha colpito uno a calci prima di essere ferito a sua volta. E’ ricoverato in ospedale. Si chiama Dominic Adesanya, 23 anni, ed è di Bel Air. Il giovane è stato prima bloccato da due cani dei Servizi segreti, colpiti dal giovane a calci e pugni e rimasti feriti, e quindi dagli agenti.
E’ la settima volta, in un anno, che una persona riesce a scavalcare i cancelli della Casa Bianca.
Un mese fa, un uomo armato di coltello riuscì a raggiungere gli ingressi interni dell’edificio che dovrebbe essere tra i più controllati al mondo e ad addentrarsi nei corridoi della residenza, giungendo fin davanti alla East Room dove fu bloccato da un agente. Il fatto suscitò molto scalpore, anche perché sempre recentemente, un uomo armato e con precedenti penali per violenza era riuscito a salire in ascensore insieme a Barack Obama, in un hotel dove alloggiava il presidente per un meeting, nonostante la presenza dei servizi di sicurezza.
Ancora una volta, il Secret Service Usa è finito sotto accusa. Dopo le prostitute in Colombia, gli intrusi alla Casa Bianca e l’uomo armato con precedenti penali in ascensore con Barack Obama, qualche tempo fa era arrivato anche l’ennesimo episodio di carenze nella sicurezza del presidente. A infliggere un altro duro colpo agli agenti del corpo d’elite era stato un finto deputato: un uomo che diceva di essere il parlamentare Donald Payne era salito senza incontrare ostacoli sul palco dove il presidente americano sarebbe intervenuto poco dopo. L’impostore è stato allontanato solo quando alcuni dello staff della Casa Bianca hanno riconosciuto che non era chi fingeva di essere. Il Secret Service si era difeso “Ha superato i controlli di sicurezza”. Affermazione però che non aveva rassicurato né gli americani, né tantomeno il presidente Usa.
E anzi aveva alimentato ulteriori le polemiche. L’incidente accadde alla cena della Congressional Black Caucus Foundation e aveva spinto molti, fra i deputati e i rappresentanti di colore, a puntare il dito contro gli agenti, accusati di non essere abbastanza aggressivi nella difesa di Obama perché è un presidente nero.
L’ennesimo caso aveva peggiorato la situazione degli agenti del presidente, che avevano di recente perso anche Julia Pierson, il capo del Secret Service, dimessasi dopo essere stata sommersa dalle critiche per i ripetuti scandali. Nelle ultime settimane le rivelazioni sulle mancanze nella sicurezza del presidente si sono susseguite, dai particolari sui proiettili contro la casa Bianca scoperti addirittura grazie a una domestica, alla presenza di un uomo armato con precedenti penali in ascensore con Obama senza che il Secret Service si accorgesse che aveva una pistola. Un quadro completato dal ripetersi di intrusi all’interno della Casa Bianca e dalla ‘notte brava’ in compagnia di prostitute degli agenti addetti alla protezione presidenziale durante un viaggio in Colombia.
Pierson era stata nominata da Obama nel 2013 come prima donna alla guida del Secret Service. E proprio Obama – secondo indiscrezioni – avrebbe poi perso fiducia in lei. A far perdere la pazienza è stato il caso dell’uomo armato in ascensore e il fatto che il Secret Service non abbia prontamente avvertito la Casa Bianca, con il presidente che ne è venuto a conoscenza poco prima della pubblicazione delle indiscrezioni.
L’allora capo del Secret Service dovette rassegnare le sue dimissioni in seguito proprio alle carenze dimostrate dagli uomini addetti alla protezione del presidente americano.
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