Giallo di Elena Ceste: indagato il marito per omicidio
Indagato per omicidio il marito di Elena Ceste, il cui corpo è stato ritrovato otto mesi dopo la scomparsa in un canale di scolo a 800 metri dalla casa di famiglia. I carabinieri di Asti, stamane alle 7,50, hanno bussato alla porta della villetta di Costigliole d’Asti. Ad aprire Michele Buoniconti, 44 anni. I militari gli hanno notificato l’avviso di garanzia, oltre alla notifica che domani mattina, alle 8, comincerà l’autopsia sul corpo della donna, effettuata dal medico legale Franco Romanazzi di Alba. “Me lo aspettavo, speriamo che serva per cercare la verità”, ha detto. Nell’atto giudiziario non sarebbe invece stato contestato l’occultamento di cadavere. Nella casa di Costigliole, assieme a Michele, ci sono anche i familiari di Elena, i genitori, la sorella Daniela e i quattro figli. Fuori, continua l’assedio di tv e cronisti.
Sono le 8,10 del 24 gennaio quando alcuni testimoni la vedono in cortile vestita troppo leggera per le temperature invernali. Sarà l’ultima volta. Aveva detto al marito che non si sentiva bene chiedendogli di accompagnare i figli. Il suo corpo è stato ritrovato nudo (vicino una scatolina con unghie di plastica) alle 9,50 di sabato scorso, nove mesi dopo, a meno di due chilometri dall’abitazione di famiglia, nel territorio di Isola. Nove mesi di angoscia per i familiari e gli amici. Ieri, a pochi centimetri dal canale di scolo (Rio Mersa) dove è stato ritrovato il corpo, Laura, Patrizia, Rosalia, Grazia, Caterina e «tutte le persone che assieme hanno saputo volerti bene» hanno lasciato un mazzo di rose bianche e poche righe su un biglietto, con un gattino disegnato e una citazione: «Gli amici sono come le stelle, non li vedi sempre ma sai che ci sono». Ancora: «La pace, la dignità, la purezza, in quella maternità sciupata dalla volgare cattiveria. Da tutti noi che in questo cammino abbiamo pianto e riso insieme e soprattutto difeso il tuo nome».
È proprio qui il senso profondo di una vicenda che ha costretto gli inquirenti a scavare nella vita privata di una donna votata al ruolo di madre. Impietoso ma vero, emergono dal profilo Facebook le tracce di una seconda vita. Contatti e relazioni con altri tre uomini, identificati e interrogati. Ma anche i segni della depressione di una persona che forse non era riuscita – in 5 anni – ad adattarsi, lei torinese e analista chimica, a un’esistenza isolata. La sera precedente alla scomparsa, lei e il marito avevano litigato. Lui era geloso, aveva letto i messaggi – inequivocabili – lasciati su Facebook, aveva individuato un uomo che «minava la loro serenità».
Il marito è stato interrogato più volte dai carabinieri e dal pm Laura Deodato. Qualche piccola contraddizione e inesattezza, ma in sostanza il suo racconto aveva sempre tenuto. Scrive un diario di quei giorni. Minuzioso e preciso. Elena lascia il pigiama, le calze, davanti al cancello; le pantofole, l’assorbente usato, un maglione rovesciato nel cortile. Lui raccoglie e consegna tutto ai carabinieri. Come usciti dalla lavatrice, neanche un filo d’erba o una traccia di fango. E gli occhiali. Trovati – dice Michele – in un secondo tempo. Può una persona fortemente miope allontanarsi da casa senza occhiali? Infatti no. Ieri il marito s’è blindato nella casa assediata da giornalisti e tv. Ipotesi: Elena è stata uccisa tra le 8,10 e le 9. E il corpo portato nel canale più tardi. Magari di notte.
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