Legge di Stabilità 2015, tagli ai Ministeri per due milidardi. Da gennaio il bonus bebe’ da 80 euro
La legge di Stabilità 2015 è arrivata ieri alla Camera, in commissione Bilancio, ed è stata pubblicata sul sito del governo. Dalle tabelle riassuntive emergono i costi delle misure e le coperture trovate. Intanto l’importo della manovra 2015 è di 30,9 miliardi, poiché i 36 annunciati da Renzi comprendono interventi decisi nel 2014. Si conferma che una parte di essa, circa 11 miliardi, è finanziata in deficit e che proprio da qui, dalle risorse appostate nel Fondo per la riduzione della pressione fiscale, sarà attinto quello che dovrebbe servire a chiudere la trattativa con Bruxelles.
Il bonus e le tasse </h4<
Secondo una ricostruzione dei numeri fatta dall’economista Tito Boeri sulla Voce.info, la manovra presenterebbe maggiori spese per circa 20 miliardi e tagli di tasse per circa 11,4, la spending review si attesterebbe a 15,4 miliardi, mentre le maggiori tasse varrebbero 9,4 miliardi. Numeri un po’ diversi da quelli presentati dal premier Matteo Renzi, non tanto per la revisione della spesa, che fu cifrata in 15 miliardi, quanto per il taglio delle tasse da 18 miliardi. C’è da dire però che Renzi comprendeva il bonus di 80 euro, che costa 9,5 miliardi nel 2015, ed è stato trasformato in credito d’imposta, tra i tagli delle tasse, mentre contabilmente va considerato, come fa Boeri, una maggiore spesa.
Due miliardi dal Tfr
Tra le altre misure, il taglio dell’Irap costa 2,7 miliardi nel 2015, mentre la decontribuzione delle assunzioni a tempo indeterminato, circa 1,9 e il regime agevolato per gli autonomi uno. Sul Tfr in busta-paga il conteggio è più complesso, secondo l’ipotesi del Tesoro, la misura, al netto dei 100 milioni messi dallo Stato nel Fondo di garanzia, si autofinanzierebbe. A fronte di più di due miliardi di minori entrate contributive al Fondo Tfr dell’Inps, sono attesi 2,2 miliardi di maggiore entrate fiscali per la tassazione ordinaria della quota del Tfr che finisce in busta-paga. Dall’aumento del prelievo sui Fondi pensione arrivano 340 milioni, altri 140 vengono dalla maggiore tassazione della rivalutazione del Tfr. Ben 920 milioni dall’aumento della ritenuta d’acconto sulle ristrutturazioni edilizie passata dal 4% all’8%, altri 900 dalla stretta sui giochi. Reverse charge e split payement , portano 1,9 miliardi di maggior gettito Iva, ma se non saranno autorizzati dall’Ue, scatterà un aumento del costo della benzina entro il 30 giugno prossimo.
I ministeri
Una piccola parte delle risorse necessarie verrà dai tagli ai ministeri. Considerando solo le spese «interne», l’anno prossimo la spending peserà sulle amministrazioni centrali un miliardo e 17 milioni di euro, che però arrivano a 2 considerando anche le sforbiciate ai contributi vari che vengono veicolate dagli stessi ministeri. Il sacrificio maggiore viene chiesto alla Difesa, che dovrà portare in dote mezzo miliardo di risparmi, quasi tutti presi dalla funzione «pianificazione e approvvigionamenti», in sostanza gli armamenti. Un effetto della scelta di ridurre la spesa per gli aerei F35, come da mozione approvata alla Camera. In fondo non è una sorpresa: secondo le proposte presentate dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli la Difesa poteva risparmiare ancora di più.
Gli altri tagli
Quelli dei ministeri non sono tagli lineari perché vengono definite le riduzioni di spesa per singolo programma. Ma a scorrere le tabelle le sorprese non mancano: non c’è solo il taglio da 100 milioni al fondo per i non autosufficienti ma anche il ministero dello Sviluppo perde 5 milioni per la lotta alla contraffazione, quello dell’Interno che si vede tagliati 42 milioni per il contrasto al crimine, quello dei Beni culturali che ne perde 13 per la tutela del patrimonio artistico, quello degli Esteri che cede 467 mila euro alla voce promozione della pace e sicurezza internazionale. Nel grande capitolo della spesa non ministeriale dieci milioni verranno risparmiati dagli organi a rilevanza costituzionale, come la Corte dei conti o il Csm. Altri 25 milioni arriveranno dal taglio dei contributi ad organismi internazionali: 20 milioni in meno all’Onu, 150 mila all’Unesco, ma ci risparmieremo pure i 60 mila euro che giravamo all’Istituto internazionale del freddo e i 7.500 per il comitato consultivo del cotone, dai quali abbiamo deciso di uscire. Tagliato (di poco) anche il cofinanziamento nazionale ai progetti realizzati con i fondi europei: 50 milioni su un fondo da 5 miliardi, l’1%. I patronati perderanno 150 milioni l’anno. Altri 22 milioni vengono dalla riduzione dei trasferimenti a vari enti pubblici: 3 milioni in meno per l’Agea, l’agenzia per i contributi in agricoltura, che però ha sempre in mano un portafoglio da 100 milioni, 200 mila euro di taglio per la Consob, l’organismo di controllo sulla Borsa. Taglietto, 100 mila euro su un contributo di quasi 3 milioni, anche per l’Anac, la nuova Autorità anticorruzione.
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