Usa, elezioni di Midterm: Repubblicani vicini al traguardo del controllo di Senato e Camera. Test amaro per Obama
Il pronostico amaro per Obama e il partito democratico si sta concretizzando. Non che sia una novita’che nelle elezioni di Midterm l’opposizione finisca per prendersi il controllo di Senato e Camera, accade dai tempi di Eisenhower, ma non cambia il senso di sconfitta che si porta la votazione del 4 novembre per il partito dell’Asinello. Insomma l’onda rossa che i sondaggi prospettavano è arrivata. Ma qui negli Stati Uniti il rosso non è il colore della sinistra, bensì quello del Great Old Party, il partito repubblicano, la destra Usa che è a un passo dal conquistare la maggioranza in entrambi i rami del Congresso. Ampia maggioranza alla Camera, piccola ma sufficiente al Senato.
I seggi senatoriali della West Virginia, dell’Arkansas e del South Dakota passano dai democratici ai repubblicani, mentre il partito del presidente Obama ha conservato quello del New Hampshire e l’opposizione quello del Kentucky. Per sapere a chi apparterrà la Louisiana invece bisognerà aspettare il ballottaggio del 6 dicembre. Sono i primi risultati emersi dalle elezioni di medio termine, che si sono svolte ieri negli Stati Uniti.
In palio c’erano 36 seggi da senatore, tutti i 435 membri della Camera, e 36 poltrone da governatore. Secondo le previsioni della vigilia, i repubblicani erano sicuri di conservare la maggioranza alla Camera, e questo pronostico è stato infatti subito confermato. La gara quindi era tutta concentrata sul Senato, dove l’opposizione aveva bisogno di togliere sei seggi al partito di Obama per prenderne il controllo. Nel pomeriggio il capo della Casa Bianca aveva anticipato le difficoltà del suo partito, dicendo che i democratici si trovavano in una situazione di sfavore come non capitava dai tempi della presidenza di Eisenhower. Gli exit poll avevano confermato le difficoltà del partito di Obama, perché oltre il 50% degli elettori uscendo dai seggi aveva detto di essere scontento per la direzione del paese e la gestione dell’amministrazione.
Il fatto che la West Virginia passasse ai repubblicani, con la vittoria di Shelly Moore Capito contro Natalie Tennant, era scontato, e anche il South Dakota era considerato molto probabile. L’Arkansas invece era più in bilico, e la vittoria del giovane reduce dell’Iraq Tom Cotton contro l’incumbent Mark Pryor, nonostante l’impegno a suo favore di Bill e Hillary Clinton, ha avvicinato l’opposizione all’obiettivo di ribaltare gli equilibri, anche se nel New Hampshire è fallito il tentativo di sconfiggere Jeanne Shaheen.
Oltre a togliere sei seggi ai democratici, i repubblicani dovevano conservare tutti i propri posti. Uno che era considerato in pericolo era quello in Kentucky di Mitch McConnell, capo del partito al Senato. McConnell però è riuscito a resistere all’offensiva di Alison Lundergan Grimes e conservare il suo posto, aprendosi la strada a diventare il nuovo leader della maggioranza al Senato.
Gli ultimi verdetti erano attesi nel corso della notte, ma a questo punto ai repubblicani manca solo la conquista di tre seggi per prendere il controllo della Camera alta, e quindi di tutto il Congresso. Montana, Alaska, Colorado e Iowa sono considerati gli stati più a rischio per i democratici, mentre i repubblicani devono conservare quelli del Kansas e della Georgia. La Louisiana andrà al ballottaggio il 6 dicembre, ma i pronostici su questa sfida sembrano favorire i repubblicani. La conferma della sconfitta democratica rappresenterebbe anche una bocciatura per Obama, che dovrebbe affrontare gli ultimi due anni di presidenza in una posizione di grande debolezza.
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