Il Patto del Nazareno tiene: intesa tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. Premio di maggioranza a chi supera il 40%
Ottavo incontro in undici mesi
Quasi due ore di confronto. E Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, a Palazzo Chigi, trovano un’intesa parziale sulle modifiche da apportare all’Italicum. Prima di tutto sui tempi: la nuova legge elettorale sarà da approvare al Senato entro dicembre. E il tagliando al patto del Nazareno viene rinnovato. Partendo da una premessa: “L’Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte”. E la mancanza d’intesa su alcuni punti è specchio di una situazione politica del tutto in divenire. Critiche dalla minoranza Pd.
IL COMUNICATO INTEGRALE
Il premio di maggioranza. Ma vediamo i contenuti del nuovo accordo. Il punto principale è l’innalzamento della soglia per ricevere il premio di maggioranza, che corrisponde al 55% dei seggi. L’asticella viene portata al 40% dei voti. Nella prima versione dell’Italicum ci si fermava al 37. Ma l’intesa finisce qui. Perchè ciò che non è stato chiarito dall’incontro di oggi è il destinatario del premio. Lista o coalizione? Ed è noto: Renzi, premier e segretario di un partito dato da tutti i sondaggi sempre oltre il 40% dei consensi, spinge per il premio di lista. Berlusconi, invece, opterebbe per un premio di coalizione per ricompattare intorno alla luna calante di Forza Italia le altre formazioni satellite che compongono il centrodestra. Dalla Lega di Salvini a Fratelli d’Italia. E nel caso in cui nessuna delle liste (o coalizioni) raggiunga il 40%, si va al ballottaggio.
Le preferenze
Invocate più o meno da tutti, le preferenze ritornano nel sistema elettorale italiano. Ma devono convivere con uno dei vizi del Porcellum: le liste bloccate. Infatti, il capolista che rappresenterà coalizione o partito alle prossime elezioni politiche, in base alla formulazione della versione 2.0 dell’Italicum, sarà scelto comunque dalle segreterie dei partiti. Si potrà esercitare la scelta sugli altri componenti della lista. Un ibrido su cui gli esperti di ingegneria elettorale si esprimeranno sin dalle prossime ore. Ciò che è certo è il rispetto della parità di genere. L’accordo con Berlusconi prevede il 40% di “quote rose”. Ma Renzi ha confermato che per quanto riguarda il Pd “si arriverà al 50%”, sia all’interno delle liste che tra capilista.
Chi entra in Parlamento?
La questione è quella che separa di più il Pd e Forza Italia. Negli ultimi giorni i desideri dei democratici attestavano la soglia minima d’ingresso al 3%, in linea con le richieste dei “piccoli” della maggioranza (come Ncd). Berlusconi la vorrebbe molto più alta. Forse non come quella prevista dal primo Italicum, l’8%, ma che comunque superi il 4%. Perchè? Ancora: per il leader di Forza Italia è essenziale bloccare la corsa solitaria degli altri partiti del centrodestra e generare un effetto calamita in grado di attrarre tutti verso Forza Italia.
I collegi
Cento, molto ampi. In grado ciascuno di rappresentare, in media, un bacino d’elezione per 6-7 deputati. Le ipotesi sono tante: da una composizione ex novo dei “confini territoriali” fino a un modello che dovrebbe ricalcare quello delle province. E cento collegi significa anche elezioni “garantite” per i capilista. Anche qui: uno dei vizi del Porcellum, l’abnorme attribuzione di potere alle segreterie dei partiti. Ma significa anche “riconoscibilità” del candidato. Un tema che sin da subito solleva critiche: numerosi esponenti della minoranza democratica sono contro. Per il premier non più di un terzo dei parlamentari sarà “designato”.
Il timing
Arrivare alla conclusione naturale della legislatura, nel 2018, sembra essere l’obiettivo comune sia del Pd che di Forza Italia. E per quanto riguarda l’approvazione della nuova legge elettorale, il premier spinge sull’acceleratore: approvazione al Senato entro la fine del 2014. Forse un “omaggio” a Napolitano. E proprio la “solidità del Patto del Nazareno” potrebbe essere un fattore d’influenza per l’elezione del prossimo presidente della Repubblica.
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